Il segretario di Stato Anthony Blinken è stato ricevuto a Città del Messico dal presidente Andrès Manuel Lòpez Obrador per colloqui sull’ondata di migranti che stanno raggiungendo il confine sud-occidentale degli Stati Uniti. All’incontro presenti anche il segretario per la sicurezza nazionale, Alejandro Mayorkas e il consigliere per la sicurezza nazionale Liz Sherwood-Randall.
Il leader messicano nei giorni scorsi aveva affermato che era disposto ad aiutare affermando però che il suo coinvolgimento era legato ai cambiamenti nelle relazioni degli Stati Uniti sia con Cuba che con il Venezuela, due delle principali fonti di migranti. E inoltre il presidente messicano proponeva investimenti nei due Paesi per la formazione di scuole professionali in modo da dare un lavoro a quanti fuggono dalla povertà dei loro paesi originari.
Entrambe le parti nei colloqui si trovano ad affrontare forti pressioni per trovare una soluzione dopo che le misure finora adottate non sono riuscite a fermare l’afflusso. Questo mese sono stati arrestate circa dieci mila persone ogni giorno al confine sudoccidentale degli Stati Uniti. Le strutture per l’accoglimento temporaneo non hanno più posto e gli agenti di frontiera hanno chiuso i valichi ferroviari in Texas. Le industrie messicane sono state colpite da questa misura. Un altro valico di frontiera non ferroviario è rimasto chiuso a Lukeville, in Arizona, e le operazioni sono state parzialmente sospese a San Diego e Nogales, in Arizona. Un portavoce del Custom and Border Protection ha affermato che tali chiusure sono state effettuate per riassegnare gli agenti per aiutare nella sistemazione temporanea dei migranti. Il segretario di Stato Antony Blinken ha lasciato aperta la possibilità che tali valichi possano essere riaperti se il Messico fornirà maggiore aiuto.

Il Messico ha già assegnato oltre 32.000 soldati e agenti della Guardia Nazionale – circa l’11% delle sue forze totali – per far rispettare le leggi sull’immigrazione, e la Guardia Nazionale ora detiene molti più migranti che criminali. Ma i limiti di questo approccio sono emersi immediatamente, quando gli agenti della Guardia Nazionale non hanno fatto alcun tentativo di fermare la carovana di circa 8.000 migranti, molti dei quali provenienti dall’America Centrale e dal Venezuela, che hanno attraversato il principale punto di ispezione dell’immigrazione nell’entroterra messicano, nello stato meridionale del Chiapas, vicino al Confine con il Guatemala.
In passato, il Messico ha lasciato passare queste carovane, confidando che si stancassero lungo il percorso. Ma questo sistema sperando che la stanchezza e la natura ostica del terreno – che li obbliga a camminare attraverso il Darien Gap, che segna il confine tra Colombia e Panama, una delle rotte più pericolose al mondo, costituita da 5.000 chilometri quadrati di natura selvaggia tropicale, infestata da gruppi criminali – non funziona più. Molti hanno trovato altre strade. Così tanti salgono sui treni merci attraverso il Messico che una delle due principali compagnie ferroviarie del paese ha sospeso i treni a settembre per motivi di sicurezza. Le incursioni della polizia per far scendere i migranti dai vagoni merci della ferrovia – il tipo di azione intrapresa dal Messico dieci anni fa – potrebbero essere una delle mosse che la delegazione americana vorrebbe vedere. E’ stato dimostrato che se gli Stati Uniti non riapriranno i valichi ferroviari con il Messico il problema di un paese al confine diventa rapidamente un problema di entrambi i paesi. I treni bloccati ai valichi ferroviari in Texas trasportavano il foraggio necessario per nutrire il bestiame messicano che si sposta verso sud.
A maggio, il Messico aveva accettato di accogliere migranti provenienti da paesi come Venezuela, Nicaragua e Cuba che erano stati respinti dagli Stati Uniti per non aver seguito le regole per la richiesta di asilo che fornivano nuovi percorsi legali per emigrare legalmente sia negli Stati Uniti, che in Canada o in Spagna.

Mentre a Città del Messico avvengono i colloqui tra le due delegazioni la carovana con migliaia di migranti ha lasciato lo Stato meridionale di Chiapas, puntando a Nord verso il confine nord con gli Stati Uniti.
Secondo il coordinatore dell’ONG “Centro per la dignità umana”, Luis García Villagrán, sia l’Istituto nazionale per la migrazione che la Commissione messicana per l’aiuto ai rifugiati hanno smesso di fornire assistenza ai richiedenti, il che ha causato la detenzione di oltre 60mila persone alla frontiera meridionale. In base ai calcoli degli attivisti, circa cinquemila persone hanno lasciato la città di Tapachula, tra cui donne incinte e bambini con bisogni speciali.
Durante i colloqui il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha detto che verranno rafforzate le misure di contenimento dei migranti al confine sud.
La Customs and Border Protection ha dichiarato che “i migranti che tentano di entrare senza autorizzazione verranno espulsi ai sensi del Titolo 8”. “Siamo a conoscenza della carovana di migranti nel sud del Messico” ha affermato un portavoce degli agenti di frontiera “Le carovane segnalate generalmente viaggiano molto lentamente e spesso si dividono prima di avanzare verso nord. Comunque monitoriamo la situazione”.