Decisione storica alla Corte Suprema del Colorado: Donald Trump non potrà candidarsi alle primarie presidenziali dello Stato per aver partecipato all’insurrezione del 6 gennaio 2021.
La sentenza segna la prima volta che un tribunale esclude un candidato presidenziale dal ballottaggio in base alla Sezione 3 del 14° Emendamento (la c.d. clausola sull’insurrezione). Inserita nella Costituzione del 1868, essa serviva a impedire ai sudisti che avevano preso parte alla Guerra Civile di ricoprire una carica elettiva federale. La sentenza arriva mentre i tribunali esaminano casi simili in altri Stati.
La decisione sarà sicuramente impugnata davanti alla Corte Suprema federale, ma spetterà ai giudici decidere se vorranno accogliere il caso. Gli studiosi hanno affermato che solo l’Alta Corte federale può stabilire se l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio costituisca un’insurrezione e se a Trump sia proibito di candidarsi.
“La maggioranza della corte ritiene che il presidente Trump sia squalificato dalla carica di presidente ai sensi della sezione 3 del Quattordicesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti”, si legge nella decisione. “Poiché è squalificato, sarebbe un atto illecito ai sensi del codice elettorale per il Segretario di Stato del Colorado elencarlo come candidato alle primarie presidenziali”.
Nel 1868, tre anni dopo la fine della Guerra Civile, gli Stati Uniti adottarono il 14° Emendamento, concedendo la cittadinanza a coloro che erano nati o naturalizzati negli Stati Uniti e garantendo i diritti civili a tutti gli americani, compresi quelli che erano stati ridotti in schiavitù. Inoltre, la sezione 3 dell’emendamento escludeva da incarichi federali le persone che avevano prestato giuramento sulla Costituzione e poi avevano combattuto o preso parte alla vita politica negli Stati secessionisti (allo scopo di impedire agli ex confederati di tornare al potere).
Mesi fa sei elettori repubblicani e indipendenti del Colorado hanno invocato la disposizione in una causa intesa a tenere Trump fuori dal ballottaggio delle primarie. Dopo un processo durato una settimana, la giudice distrettuale di Denver, Sarah B. Wallace, a novembre aveva stabilito che Trump aveva partecipato all’insurrezione ma rimaneva eleggibile perché la Sezione 3 non era applicabile a coloro che si candidano alla presidenza.
Gli elettori, che si erano rivolti al tribunale con l’aiuto di Citizens for Responsibility and Ethics di Washington, hanno fatto appello a questa decisione che manteneva Trump in ballottaggio, mentre anche l’ex presidente ha fatto appello per contestare la la parte in cui si affermava che aveva preso parte a un’insurrezione.
Nella parte “calda” della sentenza si evince che la legge dello Stato del Colorado consente agli elettori di contestare l’ammissibilità di Trump ai sensi del “divieto agli insurrezionalisti” di prendere parte alle elezioni federali come previsto dalla costituzione federale. I tribunali del Colorado possono far rispettare il divieto senza alcuna azione da parte del Congresso, e il divieto insurrezionale si applicherebbe anche alla presidenza: l’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio è insomma stato un’insurrezione e Trump vi ha preso parte. Nella sentenza viene sottolineato che il discorso di Trump di “incitamento alla folla “non era protetto dal Primo Emendamento”.
Trump nega gli illeciti riguardanti il 6 gennaio e ha denunciato le cause legali relative al 14° emendamento come un abuso del processo legale.
In casi separati, la Corte Suprema del Minnesota e una corte d’appello del Michigan avevano precedentemente rifiutato di rimuovere il nome di Trump dalle primarie in quegli stati.