Nel mondo della pubblicità c’è un assioma fondamentale: bene o male purché se ne parli. E Donald Trump è il maestro di questa tecnica perfezionata quando conduceva il reality show The Apprentice.
Oggi in tribunale si è rimesso prepotentemente sotto i riflettori. Il suo viaggio dalla sua residenza a Mar-a-Lago a New York è stato trasmesso in diretta da moltissime stazioni televisive. L’ingresso nel tribunale di Center Street a Manhattan è stato immortalato da tutti i media del pianeta. Anche nelle situazioni peggiori l’ex presidente trova l’angolo per tentare il suo colpo di coda. Di sicuro ha discusso con i suoi consulenti su come apparire durante la sua comparsa davanti al magistrato: sorridere con aria di sfida o sembrare cupo e serio?
Bene o male l’appuntamento di oggi in tribunale è anche un evento di campagna elettorale, che l’ex presidente cercherà di trasformare in una risorsa elettorale. E per questo ha convocato i giornalisti a Mar-a-Lago questa sera, per dare la sua narrativa alla vicenda – e per proseguire con il suo vittimismo che porta voti e quattrini.
Da quando la procura distrettuale di Manhattan ha annunciato il rinvio a giudizio da parte del gran giurì popolare, la campagna elettorale di Trump, con un certo autocompiacimento, si è vantata di quanti soldi sia riuscita a raccogliere (Jason Miller, il suo coordinatore elettorale, afferma di aver ottenuto oltre 7 milioni di dollari) e ha citato i sondaggi che evidenziano come sia aumentato il vantaggio di Trump sugli oppositori repubblicani per la nomina presidenziale.

Fino a questa mattina non era chiaro se per un personaggio pubblico così noto come Donald Trump ci fosse bisogno di scattare la classica foto segnaletica. Ciononostante il suo ex portavoce, Hogan Gidley, ha dichiarato con molta spavalderia che “sarà la foto segnaletica più virile, più mascolina e più bella di tutti i tempi”.
Un particolare interessante di tutta questa vicenda è osservare il modo in cui gli oppositori politici di Trump all’interno del Partito Repubblicano si sentano ipocritamente obbligati a venire in sua difesa. Trump li tiene in mano con il suo esercito MAGA: basta un suo ordine ai fedelissimi ché chi non lo ha osannato, o difeso, venga messo all’indice. La vicenda elettorale di Liz Cheney ha messo tutti in riga.
E sia Ron DeSantis che Mike Pence, che sono suoi rivali per la nomination, sono accorsi in suo soccorso. Il governatore della Florida ha accusato la procura distrettuale di aver usato la giustizia come un’arma “per capovolgere lo stato di diritto”. L’ex vicepresidente ha detto che il District Attorney ha inviato un “messaggio terribile” al mondo sulla giustizia americana. Dichiarazioni sconclusionate perché il rinvio a giudizio è stato deciso dal gran giurì e non dal procuratore distrettuale. Affermazioni fatte per ottenere consensi tra i sostenitori del presidente. Ed ecco che Trump può cercare di sfruttare a suo vantaggio questo procedimento penale durante le primarie, quando i suoi sostenitori andranno a votare.

Poi la vita, alcune volte si diverte e con crudele ironia si delizia a sbeffeggiare tutti, anche gli ex presidenti. Mentre Donald Trump è al centro di questa tempesta istituzionale questa sera un club privato a pochi isolati di distanza dalla Trump Tower premierà Hillary Clinton, l’ex first lady che ha perso le elezioni del 2016 proprio battuta da Trump.
La tempistica è una coincidenza, ha affermato John Sussek III, presidente del Lotos Club, il circolo che in 150 anni ha premiato Lady Astor e Mark Twain, Orson Welles e gli ex presidenti Truman e Eisenhower. La data è stata scelta all’inizio dell’anno, molto prima che il gran giurì rinviasse a giudizio l’ex presidente. “Abbiamo avuto principi e principesse, senatori e membri del Congresso”, ha detto Sussek, aggiungendo che in passato è stato premiato anche Robert Morgenthau, predecessore di Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan.
“Ricorderete quello che ha detto Donald Trump nel 2016, che se avessimo votato per Hillary Clinton avremmo avuto un presidente sotto costante indagine e che presto sarebbe incriminato”, ha detto con sarcasmo Sussek. “Trump aveva ragione. Ho votato per Hillary Clinton e sono finito con un presidente sotto costante indagine e ora è appena stato incriminato”.
La vita!