Sono passate appena 24 ore dalla storica decisione della FAA di sospendere tutto il traffico aereo in partenza dagli USA – poi regolarmente (e gradualmente) ripreso a partire dalle 9:30 di mercoledì (ora di New York) -, e le autorità vogliono vederci chiaro per evitare che il caos di mercoledì mattina si ripeta in futuro.
Esclusa formalmente la pista del sabotaggio e dell’attacco hacker, la pista più immediata porta ai computer che divulgano i cosiddetti NOTAM – acronimo per “Notice to Air Missions”. Trattasi di avvisi forniti ai piloti e ai dispatcher delle compagnie aeree prima del decollo, e contenenti informazioni sul maltempo, sulla chiusura delle piste e su altre circostanze transitorie che possono avere un impatto sul volo.
Il sistema avrebbe avuto infatti un malfunzionamento nella tarda serata di martedì, e che sarebbe stato risolto solo mercoledì mattina. Nel frattempo, però, almeno 9.000 voli – sia in arrivo che in partenza – hanno presentato ritardi in vari aeroporti del Paese, mentre più di 1.300 sono stati cancellati in una delle peggiori giornate di sempre per il traffico aereo USA.
La FAA aveva dato istruzioni alle compagnie aeree di fermare tutte le partenze nazionali fino alle 9:30 ora di New York (le 15:30 in Italia) per dare alle autorità il tempo di risolvere il problema e di ripristinare le misure di sicurezza. I voli già in corso erano stati al contrario autorizzati a proseguire verso le loro destinazioni.
A “rassicurare” sulla matrice tecnica – e non dolosa – del problema era stata fin dalle prime ore la Casa Bianca, secondo cui “fino a questo momento” non c’è “nessuna prova” di un cyberattacco. Il presidente Joe Biden ha intanto chiesto “un’indagine completa sulle cause”, dopo essere rimasto in stretto contatto con il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg.