I media lo hanno già ribattezzato il “6 gennaio brasiliano” – riferendosi al drammatico assalto del 2021 al Campidoglio di Washington.
Domenica pomeriggio, i sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno clamorosamente assediato gli edifici della Corte Suprema, del Congresso e circondato il palazzo presidenziale di Brasilia. Le immagini mostrano almeno tre migliaia di manifestanti farsi strada all’interno del parlamento e della suprema corte, distruggendo finestre, mobili e opere d’arte, oltre a rubare armi e manufatti.
Nelle ultime 24 ore la polizia ha già arrestato 1.400 persone in tutto il Paese. Centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa – alcuni dei quali a cavallo – hanno circondato l’accampamento dei sostenitori di Bolsonaro davanti al quartier generale dell’esercito a Brasilia. Continuano inoltre a sprazzi le proteste dei camionisti, che da settimane stanno bloccando le strade brasiliane.
Molti dei facinorosi contestano l’esito delle elezioni del 30 ottobre, in cui Bolsonaro è stato sconfitto dallo sfidante di sinistra – nonché presidente dal 2003 al 2011 – Luiz Inacio Lula da Silva. Come già successo con la folla pro-Trump, il nodo del contendere è la validità stessa delle ultime elezioni presidenziali – che Bolsonaro e i suoi seguaci ritengono “truccate” (senza però fornire alcuna prova).

Negli ultimi giorni, alcuni supporters dell’ex capo di Stato hanno così bloccato strade e incendiato veicoli in tutto il Paese, chiedendo a gran voce l’intervento delle forze armate per esautorare Lula.
Jair Bolsonaro, che secondo si trova in un’ignota località della Florida (Stato che, curiosamente, ospita proprio la magione di Mar-a-Lago di proprietà di Trump), ha formalmente condannato l’assedio. “Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”, ha scritto su Twitter. “Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”, ha aggiunto l’ex presidente brasiliano.
Al momento dell’irruzione, fanno sapere fonti presidenziali, Lula non si trovava fisicamente nella capitale poiché in visita a San Paolo. Il capo di Stato è stato prontamente messo al corrente dei tafferugli ed è tornato lunedì mattina nella capitale, dove ha incontrato il ministro della Difesa e i capi delle forze armate.
“Tutte le persone che hanno partecipato saranno trovate e punite”, ha assicurato Lula ai giornalisti, puntando il dito contro il suo ex rivale alla presidenza. Quello di ieri è stato un attacco “oltraggioso”, gli ha fatto eco il presidente USA Joe Biden.
Intanto sono arrivate anche le prime conseguenze politiche: poche ore fa il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia Ibaneis Rocha per un periodo di 90 giorni. “La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l’effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l’intelligence”, ha affermato Moraes.