“L’Iran non si farà indebolire dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico ‘debilitato'”. È questa la durissima risposta del portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, al presidente USA Joe Biden.
Poche ore prima, infatti, Washington aveva avvertito Teheran sul fatto che avrebbe ritenuto il regime degli ayatollah responsabile della incolumità dei cittadini statunitensi detenuti nella prigione di Evin, situata nella capitale, dove sabato sera si sono verificati un grande incendio ed intensi scontri.
“La vostra abitudine è di abusare di situazioni di disordine, ma ricordate: qui c’è l’Iran”, ha intimato Kanani rivolgendosi all’inquilino dem della Casa Bianca.
Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price aveva precedentemente avvertito Teheran: ”L’Iran è pienamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati immediatamente”, si legge in un tweet, aggiungendo che Washington stava seguendo i rapporti sull’incidente “con urgenza”.
Il carcere di Evin è noto per ospitare prigionieri politici, giornalisti e cittadini stranieri. Alcuni video condivisi online mostrano fiamme e fumo, intervallati dal suono di spari ed altre esplosioni.
Da un mese l’Iran è in preda a diffuse proteste antigovernative, scoppiate per la prima volta lo scorso 16 settembre dopo la morte della 22enne curda iraniana Mahsa Amini mentre era sotto la custodia della polizia. I funzionari di Teheran sostengono che la giovane sia morta per un attacco di cuore, ma la sua famiglia afferma che sarebbe stata picchiata dalla polizia per motivi di “moralità”.