Sono l’attività bielorusso Ales Bialiatski, la ONG russa Memorial e il gruppo umanitario ucraino Center for Civil Liberties i vincitori del Premio Nobel per la Pace del 2022.
Nel comunicare la sua decisione, venerdì, Comitato per il Nobel norvegese ha sottolineato “l’impegno in difesa dei diritti umani e del diritto di criticare il potere, di difesa dei diritti dei cittadini e contro gli abusi di potere, per aver documentato crimini di guerra”, è stato annunciato dal Comitato per il Nobel a Oslo.
Il comitato ha dichiarato in un tweet che il 60enne Ales Bialiatski è stato uno dei fondatori del movimento democratico nato in Bielorussia a metà degli anni Ottanta. “Ha dedicato tutta la sua vita a promuovere la democrazia e la crescita nonviolenta nella sua patria”, si legge nella nota. Come molti altri intellettuali e dissidenti anti-Lukashenko, Bialiatski è stato bersaglio di un raid della polizia di Minsk a luglio dello scorso anno, e da allora si trova in carcere.
Il Centro per le libertà civili in Ucraina ha invece lavorato alacremente per raccogliere le prove dei crimini di guerra commessi dalle truppe di Mosca, dopo che queste ultime hanno invaso il loro vicino occidentale lo scorso 24 febbraio.
Infine, “Memorial” è una ONG russa attiva nello studio e nel contrasto delle repressioni governative contro cittadini e minoranze, divenuta di fatto fuori legge in Russia dal 2021.
L’assegnazione di quest’anno è destinata a provocare controversie, costituendo un vero e proprio attacco ai regimi del bielorusso Alexander Lukashenko e del russo Vladimir Putin, il quale proprio oggi compie 70 anni. La medaglia verrà consegnata fisicamente il prossimo 10 dicembre ad Oslo, in Norvegia, oltre a una somma complessiva di circa 900.000 dollari.