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21 anni dopo l’11 settembre 2001: Biden al Pentagono, Harris a Ground Zero

Il presidente depone una corona di fiori ad Arlington, la vice va a Manhattan e la first lady in Pennsylvania

Massimo JausbyMassimo Jaus
21 anni dopo l’11 settembre 2001: Biden al Pentagono, Harris a Ground Zero

U.S. President Joe Biden delivers remarks in Arlington, VA to honor and remember the victims of September 11th

Time: 3 mins read

“A 21 anni di distanza teniamo vivo il ricordo delle vite preziose che ci sono state rubate a Ground Zero, Shanksville e al Pentagono. Jill e io siamo vicini alle famiglie che hanno perso i loro cari e stanno ancora soffrendo. Non dimenticheremo mai. L’America è cambiata quel giorno”, ha detto Joe Biden a una folla cupa sotto la pioggia fuori dal Pentagono. “Ma quello che non cambieremo, e non cambieremo mai, è il carattere di questa Nazione che i terroristi pensavano di poter ferire”. Così il presidente dopo aver deposto una corona di fiori nel luogo in cui alle 9.37 dell’11 settembre si schiantò il Boeing 757 dell’American Airlines. Il capo della Casa Bianca era visibilmente commosso, accompagnato dal segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e dal capo di Stato Maggiore Congiunto, il generale Mark Milley.

La First Lady Jill Biden ha preso parte invece alla cerimonia a Shanksville, in Pennsylvania, dove l’aereo sequestrato dai terroristi, il volo 93 della United Airlines, si schiantò fallendo il suo obiettivo ma provocando la morte delle 44 persone a bordo. Infine la vice presidente Kamala Harris, accompagnata dal marito Doug Emhoff, era al memoriale di Ground Zero a Manhattan.

Più di due decenni dopo, l’11 settembre rimane un punto di riflessione sull’attacco che ha riconfigurato la politica di sicurezza nazionale e ha stimolato una “guerra al terrorismo” da parte degli Stati Uniti in tutto il mondo.

U.S. Vice President Kamala Harris and New York City Mayor Eric Adams
at the 21st anniversary of 9/11 terror attacks at Ground Zero (frame)

Le vittime a New York, colpita al World Trade Center, furono 2.753. Furono 184 quelle al Pentagono, 40 tra i passeggeri del volo 93. La più giovane tra i passeggeri dei voli dirottati dai terroristi fu Christine Hanson, che si era imbarcata a bordo del United Airlines Flight 175. Aveva due anni, stava andando con i genitori a Disneyland. Il più anziano era Robert Norton. Si trovava a bordo dell’American Airlines Flight 11. Aveva 82 anni.

Il dipartimento dei vigili del fuoco di New York perse 343 vigili, circa la metà delle vittime registrate dal personale in servizio in 100 anni di storia del dipartimento. Perirono anche 23 agenti della polizia di New York e 37 agenti della Port Authority.

Sono passati più di 20 anni da quell’11 settembre 2001 e l’America ricorda e piange.

“Le famiglie delle vittime dell’11 settembre avranno giustizia” ha detto Joe Biden rispondendo ad una domanda dei giornalisti al seguito sul fatto che i processi a quanti progettarono gli attentati sono ancora bloccati a Guantanamo. “Ci stiamo lavorando”, ha detto il presidente.

Gli Stati Uniti hanno ricordato questo 11 settembre tra le polemiche e il dolore dei familiari delle quasi 3.000 vittime che, neppure dopo 21 anni, riescono a trovare pace. Da una parte i processi ancora non celebrati alle menti degli attentati che nella prigione nella base militare a Cuba vengono costantemente rinviati.  La detenzione senza processo per Khalid Shaikh Mohammed e altri quattro detenuti a Guantanamo per i parenti delle vittime rappresenta la mancanza alle risposte delle loro domande da 21 anni.

Dall’altra i rapporti con l’Arabia Saudita, considerata il Paese che ha coltivato l’odio istigato ai terroristi che si schiantarono con gli aerei contro gli obiettivi civili, che per ragioni di stato, e di petrolio, restano “buoni” a dispetto delle responsabilità.

11 Settembre, 2001: le torri gemelle del World Trade Center di Manhattan, in fiamme poco prima di crollare (Foto: Michael Foran on Flickr)

Pagine amare della storia americana che per molti americani non sono state ancora definitivamente voltate. Unico successo che l’amministrazione può rivendicare quest’anno nel giorno in cui si ricordano le gli attacchi, è l’uccisione del leader di Al Qaida Ayman al-Zawahiri.

Il sindaco di New York, Eric Adams è al centro delle critiche dei parenti delle vittime per un torneo di golf femminile sponsorizzato dall’Arabia Saudita che si terrà tra alcune settimane nel club di Donald Trump in città. Le famiglie, ma anche diversi rappresentanti del consiglio municipale, hanno chiesto al primo cittadino di annullare l’evento in segno di rispetto per le tante vite perdute l’11 settembre. Quindici dei 19 attentatori erano sauditi e, anche se formalmente non sono mai state accertate le responsabilità del governo di Riad, in tanti accusano l’Arabia Saudita di essere stata il terreno fertile e rifugio sicuro per i terroristi. L’ufficio del sindaco ha replicato di non poter intervenire poiché si tratta di una decisione presa dal suo predecessore, Bill de Blasio, e di non poter cancellare il contratto con la Trump Organization per ragioni legali.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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