La Speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, potrebbe recarsi a Taiwan domenica 10 aprile, inasprendo potenzialmente i già tesi rapporti tra Stati Uniti e Cina. Lo riferiscono i media di Taiwan e Giappone, citando fonti vicine alla rappresentante democratica.
La presidente della camera bassa del Congresso guiderà una delegazione in Giappone da venerdì a domenica per incontrare il primo ministro di Tokyo Fumio Kishida, con il quale sono previsti colloqui per coordinare la risposta comune all’invasione russa dell’Ucraina.
Proprio domenica, Pelosi potrebbe inoltre essere la prima Speaker a recarsi a Taipei dall’incontro del 1997 di Newt Gingrich con l’ex presidente Lee Teng-hui. La Casa Bianca finora non ha né confermato né smentito, ma è praticamente certo che la visita di Pelosi è destinata a infastidire la Cina di Xi Jinping, che considera l’isola di Taiwan una “provincia ribelle” che nel breve-medio periodo sarà annessa alla Cina continentale popolare.
Il 10 aprile segna non casualmente anche il 43° anniversario della firma del Taiwan Relations Act, che impegna gli Stati Uniti a riconoscere come unica Cina quella pechinese ma anche a a fornire a Taiwan i mezzi per difendersi dalle volontà di annessione della RPC.
Attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, giovedì la Cina ha tuonato che la visita di Pelosi avrà un “grave impatto” sulle relazioni sino-statunitensi, suggerendo a Washington di tranciare ogni tipo di relazione con l’isola ritenuta ribelle.
Sempre Pechino, tuttavia, nelle ultime settimane ha provocato un sussulto in Oceania: le autorità cinesi sarebbero infatti limando i dettagli di un accordo di sicurezza con le Isole Salomone, nazione insulare nel Pacifico meridionale a poca distanza dall’Australia e Nuova Zelanda, oltreché dall’importante base militare statunitense a Guam.
Una bozza dell’accordo, trapelata online e riportata dall’Associated Press, contempla la sosta di navi da guerra cinesi nelle Salomone per “rifornimenti logistici” e l’invio di polizia, personale militare e altre forze armate di Pechino nelle Salomone “per aiutare a mantenere l’ordine sociale”.
Sia le autorità cinesi che quelle salomonesi hanno escluso che l’accordo consentirà al Dragone di installare una base militare permanente, e che il deal servirà alle autorità locali per affrontare rivolte interne. Ciononostante la preoccupazione degli alleati di Washington nell’area rimane alta, con la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern che ha descritto la strategia cinese come “molto preoccupante”.