Ricorda le pagine più macabre del Mein Kampf hiterliano il delirante editoriale che il politologo russo Timofej Sergejcev ha pubblicato sulle colonne di RIA Novosti, una delle principali agenzie di stampa russe nonché quella ritenuta tradizionalmente più vicina al Cremlino.
L’autore, che già nell’aprile scorso preconizzava un intervento su larga scala dell’esercito russo contro l’Ucraina, si è spinto fino a chiedere una “purificazione” della società ucraina e uno sterminio dell’élite di Kyiv – in sostanza suggerendo l’ipotesi del genocidio (di cui, curiosamente, Sergejcev accusa invece gli ucraini).
“Non abbiamo bisogno di un’Ucraina nazista e banderiana (da Stepan Bandera, considerato un nazista dai russi e un eroe di guerra dagli ucraini), nemica della Russia e strumento dell’Occidente per distruggere la Russia”, esordisce nell’editoriale Sergejcev. Che aggiunge che “la maggioranza del popolo ucraino” è “probabilmente nazista”.
“I nazisti che hanno preso le armi devono essere distrutti il più possibile sul campo di battaglia (…) in maniera indiscriminata ed esemplare”, afferma Sergejcev, che poco dopo introduce il suo programma di “purificazione totale”. Questa consisterebbe non solo nella punizione della leadership di Kyiv, ma anche e soprattutto anche nella “rieducazione” – ossia “la repressione ideologica degli atteggiamenti nazisti e la dura censura, politica, culturale ed istruttiva”.
Precondizione per la “denazificazione” caldeggiata da Sergejcev è la perdita di sovranità da parte dell’Ucraina per un periodo di tempo indeterminato. “Il lasso di tempo per la denazificazione non può assolutamente essere inferiore a quello di una generazione che deve nascere, crescere e maturare sotto la politica di denazificazione”. Così, dopo aver apertamente accusato l’Europa e gli Stati Uniti di razzismo, Sergejcev esce allo scoperto e sostiene che “l’ucrainismo è una minaccia per la pace tanto quanto lo era il nazismo tedesco di Hitler”, e perciò la denazificazione altro non è che un eufemismo per “de-ucrainizzazione”.
Perché? Secondo Sergejcev “l’ucrainismo è una costruzione artificiale anti-russa senza alcun contenuto di civiltà, un subordinato di una civiltà straniera e aliena”. Ma guai a credere che il problema sia solo il nazionalismo. No, perché per “denazificare” l’Ucraina è necessaria pure la “de-europeizzazione” – dalla qual cosa sembra desumersi che, per Sergejcev, l’unico Stato non nazista in Europa sia proprio la Russia.
In substance, this is the “Final Solution to the Ukrainian Question”
A translation of russian public news Agency RIA Novosti. pic.twitter.com/RBfFHm9q3T— Anton Ptushkin (@ptuxerman) April 5, 2022
Ma tornando alle punizioni sommarie, cui Sergejcev dedica curiosamente ampio spazio nel suo sedicente editoriale anti-nazismo: non fosse abbastanza chiaro il concetto, viene ribadito che “la leadership banderana (ucraina) deve essere eliminata (perché) è impossibile rieducarla”, mentre “la palude sociale che l’ha sostenuta attivamente e passivamente (…) deve fare i conti con le difficoltà della guerra e assorbire l’esperienza come lezione storica ed espiazione della sua colpa”. Massimo sostegno invece, naturalmente, a coloro che si sono opposti al Governo di Kyiv.
Secondo Sergejcev è improbabile che la denazificazione possa coinvolgere tutto il territorio ucraino, dato che quella che egli definisce “la provincia cattolica” (l’Ucraina occidentale con capitale Leopoli) rimarrà probabilmente indipendente e continuerà ad accogliere quelli che “odiano la Russia”. Ma attenzione: questa mini-Ucraina dovrà rimanere neutrale, altrimenti Mosca dovrà denazificare anche lei. Vale la pena ricordare che appena dopo Leopoli c’è la Polonia, arci-nemica di Mosca: Sergejcev chiede la de-nazificazione anche di Varsavia e della NATO?
Per essere ancora più chiaro, il politologo vicino al Cremlino riassume la sua roadmap per la denazificazione:
- Eliminazione delle formazioni armate “naziste” e dei loro sistemi militari, informativi ed istruttivi;
- Formazione dell’autogoverno popolare e delle forze armate nei territori liberati;
- Diffusione dell’informazione russa;
- Rimozione del materiale didattico “nazista”;
- Inchieste sulla responsabilità personale per crimini di guerra e sostegno al regime “nazista”;
- Pubblicazione dei nomi dei collaboratori del regime “nazista” e sottoposizione a lavori forzati (sempre che non si applichi per loro la pena di morte);
- Divieto di ogni tipo e forma di apologia dell’ideologia “nazista”;
- Istituzione di memoriali e monumenti alle vittime del “nazismo” ucraino;
- Creazione di norme antifasciste e di denazificazione nelle nuove repubbliche popolari;
Immancabile la steccata messianica finale all’Occidente: “anche la Russia dovrà rinunciare alle sue illusioni europeiste e filo-occidentali, per realizzarsi come ultimo bastione di protezione e conservazione dei valori dell’Europa storica”. “Come parte di questo processo”, conclude Sergejcev, “la Russia ha un alto potenziale di partenariato e alleanza con Paesi che l’Occidente ha oppresso per secoli”.