Il presidente Joe Biden ha ordinato il rilascio di un milione di barili di petrolio al giorno dalla riserva petrolifera strategica della nazione nel tentativo di controllare i prezzi della benzina. “Una decisione – ha detto il presidente parlando dalla Casa Bianca – per cercare di compensare la perdita del greggio russo dai mercati mondiali. Si tratta di una situazione temporanea ora che c’è la guerra. Una misura per aumentare l’approvvigionamento di petrolio per gli americani. È di gran lunga il più grande rilascio di greggio dalla nostra riserva nazionale per venire incontro alle necessità del Paese per i prossimi sei mesi”.
Biden ha anche denunciato le compagnie petrolifere statunitensi che hanno preferito puntare sui profitti che non aumentare la produzione e ha invitato il Congresso a imporre tasse. “Non è il momento di cercare profitti record. È ora di farsi avanti per il bene del nostro Paese”, ha detto Biden.
Subito dopo l’annuncio il prezzo del greggio sui mercati statunitensi e internazionali è sceso di circa il 4%.
I repubblicani dopo la decisione della Casa Bianca hanno sottolineato che l’aumento dei prezzi e l’inflazione sono iniziati prima dell’invasione dell’Ucraina e hanno accusato la Casa Bianca di utilizzare il conflitto in Europa come copertura per le politiche che hanno danneggiato i consumatori americani.

Gli Stati Uniti, secondo la US Energy Administration, lo scorso anno importavano 8 milioni e 470 mila barili di greggio al giorno da 8 Paesi (Canada, Messico, Russia, Arabia Saudita e Colombia, più altri 3 in quantità modestissime). Il 60% del greggio importato proviene da Canada e Messico. Ma ne esportavano 8 milioni e 630 mila barili.
A portare il prezzo della benzina alle stelle globalmente è stata la paralisi delle attività e dei trasporti dovuta al covid. Un fatto questo che ha portato ad una drammatica riduzione estrattiva del greggio tanto che l’industria estrattiva e le raffinerie hanno ridotto le loro attività. Con la ripresa dell’occupazione la domanda di carburante è aumentata e poiché sul mercato ce ne è una quantità limitata, il prezzo della benzina (e soprattutto diesel) è schizzato alle stelle. Da aggiungere che con l’invasione in Ucraina da parte della Russia e le successive sanzioni commerciali a Mosca, greggio incluso, l’offerta è ulteriormente diminuita mentre la domanda continua a salire.
La media nazionale della benzina si avvicina ai 4,225 dollari per gallone, ma si è arrivati due settimane fa anche a 4,33. Per quanto riguarda il gasolio, secondo la AAA, i prezzi variano dai 5,13 dollari al gallone sulla costa atlantica fino al record in California di 5,90 dollari al gallone. La durata del rilascio dalle riserve strategiche non è stata definita, ma potrebbe durare diversi mesi perché nonostante gli alti prezzi del petrolio la produzione, finora, non è stata aumentata.

ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Il Presidente ha visto la sua popolarità diminuire quando l’inflazione ha raggiunto il massimo da 40 anni a febbraio e il costo del petrolio e della benzina è aumentato. I mercati hanno reagito rapidamente al rilascio dalla riserva strategica con i prezzi del greggio in calo del 6% giovedì mattina a circa $ 101 al barile. Un anno fa il prezzo del greggio era $ 60 al barile. Negli Stati Uniti si utilizzano in media circa 21 milioni di barili di petrolio al giorno, con circa il 40% del consumo dedicato alla benzina, secondo la US Energy Information Administration.
Gli Stati Uniti producono in media 11,7 milioni di barili al giorno, in calo rispetto ai 13 milioni di barili all’inizio del 2020. Secondo una indagine della Federal Reserve di Dallas i produttori di petrolio sono stati più concentrati nel soddisfare le esigenze degli investitori rispetto ai consumatori. Circa il 59% dei dirigenti delle aziende petrolifere intervistati ha affermato che la pressione degli investitori per preservare la “disciplina del capitale” in mezzo ai prezzi elevati era il motivo per cui non stanno estraendo di più, mentre meno del 10% incolpava le regolamentazioni del governo.
Il rilascio dalle riserve dovrebbe colmare il divario di produzione interna rispetto a febbraio 2020. Le previsioni, inoltre sono che per la fine dell’estate i prezzi dei carburanti e del gas naturale, diminuiranno.
Più di un mese dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina secondo un sondaggio della Quinnipiac University, l’inflazione eclissa la guerra in Ucraina come la questione più urgente della nazione. Gli americani affermano che l’inflazione (30%) è la questione più urgente che il paese deve affrontare oggi, seguita dall’invasione russa dell’Ucraina (14%) e poi dall’immigrazione (9%). Ci sono grandi differenze lungo le linee di appartenenza politica: per le persone intervistate che si sono identificate come “repubblicane”, le questioni principali sono l’inflazione (39%), l’immigrazione (19%) e l’invasione russa dell’Ucraina (13%). Tra i democratici, le questioni principali sono l’invasione russa dell’Ucraina (16%), l’inflazione (15%) e la riforma elettorale (13%). Tra gli indipendenti, le questioni principali sono l’inflazione (37%), l’invasione russa dell’Ucraina (13%), seguita dal cambiamento climatico (8%) e l’immigrazione (8%).