I venti di guerra soffiano anche nelle tasche degli americani. Il presidente Joe Biden nella proposta di bilancio per il 2023 che ha mandato oggi al Congresso ha chiesto maggiori finanziamenti per il Pentagono e per la polizia oltre che per la prolungata lotta al coronavirus. Circa 5 mila e 800 miliardi di dollari, di cui 813 miliardi andranno per le spese militari con un aumento del 4% rispetto all’anno fiscale in corso. Tra gli esborsi pure 7 miliardi di dollari per finanziare la Nato e un miliardo per l’Ucraina. Ma finanziamenti anche alle forze di polizia per rafforzare le politiche sociali con le comunità in cui prestano servizio.
Il capo della Casa Bianca ha motivato questi massicci investimenti per la Difesa legandoli all’invasione russa in Ucraina.
Ma nel suo incontro con i giornalisti dopo la presentazione della proposta di budget è stato bersagliato solo dalle domande sulle sue dichiarazioni dei giorni scorsi su Putin. “Non cambio idea” ha detto Biden. “Non ritratto nulla su Putin. Ho espresso il mio sdegno per la guerra in Ucraina” e ha precisato che si trattava di un’opinione personale, uno sfogo morale dovuto dopo aver visitato i profughi e non di un’indicazione politica per un cambiamento di regime. Ma queste sono state le parole finali.
Prima il presidente ha presentato il budget dicendo che si tratta di “uno dei più grandi investimenti nella nostra sicurezza nazionale della storia, con i fondi necessari per assicurare che i nostri soldati rimangano i meglio preparati, meglio addestrati e meglio equipaggiati del mondo”. I fondi sollecitati dal presidente comprendono 4,1 miliardi di dollari per condurre ricerche e sviluppare capacità di difesa, quasi 5 miliardi per una sistema di allerta missilistica per individuare minacce globali e quasi 2 miliardi per un intercettore di difesa missilistica per proteggere gli Usa dalla minaccia di missili balistici di Corea del Nord e Iran.
Nel bilancio, ha aggiunto, ci sono anche “gli investimenti necessari per ridurre i costi per le famiglie, compresi gli investimenti per diminuire le spese per l’assistenza sanitaria e all’infanzia, aiutare le classi più povere, lanciare una nuova offensiva contro il cancro, il diabete e le malattie croniche, sostenere i veterani di guerra e dare a tutti la possibilità di ricevere i servizi di salute mentale”.
“La mia amministrazione – ha detto Biden – vuole ridurre il deficit federale di più di 1.300 miliardi di dollari quest’anno, dimezzando il deficit dell’ultimo anno della precedente amministrazione e fornendo la più grande riduzione annuale del deficit nella storia degli Stati Uniti”.
La proposta delinea le priorità di spesa dell’amministrazione dopo 2 anni di lotta al coronavirus e alla ripresa dell’economia e dell’occupazione con l’inflazione che è salita al livello più alto degli ultimi quattro decenni.
Il Congresso è incaricato di scrivere la legge per il bilancio federale e il piano di spesa di Biden diventerà il punto di partenza per i negoziati tra i legislatori e la Casa Bianca. La proposta delinea anche una serie di proposte che stabiliscono i temi che Biden e i Democratici probabilmente enfatizzeranno nelle elezioni di medio termine del prossimo 8 novembre.
Per finanziare le sue proposte Biden ha proposto anche una tassa sui ricchi, ossia sulle famiglie che hanno beni valutati oltre 100 milioni di dollari e che dovrebbero pagare almeno il 20% sui loro redditi e sui guadagni non realizzati dei loro asset, come azioni e bond. Una tassa che secondo l’amministrazione affronterebbe il problema dei super ricchi d’America che pagano un’aliquota fiscale inferiore rispetto alle famiglie a reddito medio. Oltre la metà del gettito fiscale arriverebbe da miliardari. “Nessuno che guadagna meno di 400 mila dollari l’anno avrà un centesimo di aumento sulle proprie tasse” ha più volte sottolineato il presidente. “L’attuale codice fiscale è squilibrato – ha detto Biden – e molti super milionari e miliardari finiscono per pagare tasse in percentuali inferiori rispetto ai lavoratori della classe media”.
La proposta di bilancio di Biden sul deficit è una sfida politica per il Partito Repubblicano, che tradizionalmente si è modellato come più responsabile fiscalmente dei Democratici. Ciò nonostante entrambi gli ultimi due presidenti repubblicani, George W. Bush e Donald Trump, hanno supervisionato enormi aumenti del debito federale durante le loro amministrazioni. L’anno scorso il presidente della commissione Finanze del Senato, il democratico Ron Wyden, presentò una proposta che avrebbe imposto regole fiscali più severe per i 700 americani più ricchi, la cosiddetta imposta sul reddito dei miliardari, ma non fece molti progressi perché il senatore Joe Manchin, la bloccò denunciandola come “divisiva”.
Il capo della Casa Bianca fa questa proposta di bilancio in un momento in cui il suo tasso di popolarità la popolarità è ai minimi storici dall’inizio della sua presidenza. E’ quanto riporta un sondaggio pubblicato da Nbcnews che registra come sette americani su 10 abbiano poca fiducia nella capacità del presidente di gestire il conflitto. Ed un numero ancora maggiore, otto su dieci, temono che la guerra provochi l’aumento dei prezzi energetici ed addirittura possa portare ad un coinvolgimento delle armi nucleari.
Il sondaggio, che è stato condotto tra il 18 ed il 22 marzo, quindi prima del viaggio di Biden in Europa.
L’erosione della popolarità di Biden si registra anche tra i gruppi che costituiscono la sua base elettorale: tra gli afroamericani scende dal 64% al 62,5%, tra le donne dal 51% al 44%, tra gli ispanici dal 48% al 39%. Ancora più bassa nel gruppo cruciale degli indipendenti, dove passa dal 36% al 32%.
Per la stragrande maggioranza, il 72%, l’America sta procedendo su un binario sbagliato, e riguardo alla guerra in Ucraina solo il 28% degli intervistati afferma di avere fiducia nel modo in cui Biden sta gestendo la crisi.
Ma la principale preoccupazione delle persone intervistate per il sondaggio è legata alle questioni economiche interne, ed all’aumento della benzina e degli altri prezzi (l’83%), ma un 82% degli intervistati teme un’escalation nucleare e il 74% che gli Stati Uniti dovranno mandare propri militari a combattere.