Si iniziano a contare i danni dell’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai, che lo scorso sabato ha provocato un violento maremoto abbattutosi sulle coste di Tonga nel Pacifico meridionale. Lo sfogo subacqueo ha avuto luogo nei pressi dell’arcipelago meridionale di Haʻapai, a circa 65 km di distanza dalla capitale Nuku’alofa, che da un paio di giorni è infatti ricoperta di cenere e polvere. Sinora le stime ufficiali non riportano decessi, malgrado due persone attualmente disperse e il ritrovamento del corpo esanime della giovane britannica Nick Eleini nella giornata di lunedì.
Le autorità hanno suggerito alle circa 80.000 persone interessate dall’eruzione di bere acqua imbottigliata e di indossare mascherine protettive per ripararsi dalla cenere, secondo quanto riporta la BBC.
Le conseguenze dello tsunami si sono fatte sentire anche dall’altra parte dell’oceano: nel Perù settentrionale, due bagnanti hanno perso la vita a causa delle onde inusualmente alte che si sono propagate da Tonga fino alle Americhe e al Giappone. L’eccezionale potenza dell’esplosione è testimoniata dal fatto che le sue onde d’urto sono state avvertite anche in Alaska, causando inoltre un brusco rialzo della pressione sui barometri europei.

Katie Greenwood, coordinatrice della Croce Rossa, ha riferito che la situazione potrebbe essere migliore di quanto inizialmente previsto, ma una stima dei danni (infrastrutturali e umani) rimane al momento assai difficile a causa dei gravi danni alle linee di comunicazioni sottomarine e di Internet nelle nelle aree costiere periferiche e nella regione di Tongatapu. Per il ripristino delle connessioni potrebbero volerci almeno un paio di settimane. Mezzi di soccorso di Tonga, Australia e Nuova Zelanda sono al lavoro per raccogliere ulteriori informazioni anche nelle regioni rimaste isolate.
Nel frattempo, diverse agenzie ONU hanno espresso la loro intenzione di aiutare la popolazione tongana. Il Programma alimentare mondiale (WFP) sta valutando le modalità di invio di personale e forniture di soccorso, mentre l’ufficio regionale dell’UNICEF ha espresso la volontà di fornire aiuto alle famiglie e ai bambini colpiti. “L’UNICEF lavorerà con il Governo, le organizzazioni della società civile e altri partners di sviluppo per assicurare una risposta immediata sul posto, che comprende la fornitura di acqua pulita e aiuti sanitari di emergenza per bambini e famiglie colpite,” ha affermato il rappresentante dell’UNICEF per il Pacifico, Jonathan Veitch.