Il diritto delle donne di poter interrompere la maternità è stato discusso alla Corte Suprema quasi 50 anni dopo la storica sentenza Roe vs Wade del 1973 che lo ha sanzionato come un diritto nazionale. Da allora gli Stati più conservatori d’America della Bible Belt hanno lanciato la loro crociata: sì alle armi, no all’aborto.
Nella Storia statunitense le grandi riforme come l’eguaglianza razziale, i diritti civili, la libertà di espressione, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, sono il frutto dell’apparato giudiziario perché quello politico non ha avuto la forza, o il coraggio, per poter portare avanti i cambiamenti sociali. Il Congresso che potrebbe legiferare e quindi legalizzare e ordinare tutta la materia si guarda bene dall’intervenire; pertanto, l’interruzione della maternità sopravvive non per legge, ma per decisioni di tribunale.
Secondo un sondaggio ABC News/Washington Post condotto a novembre il sessanta per cento degli americani è favorevole a mantenere le attuali leggi sull’aborto.
Ora questo dibattito avviene in una corte composta dai magistrati più conservatori degli ultimi 40 anni. E saranno loro a decidere sulla costituzionalità di una legge varata dallo Stato del Mississippi che vieta l’aborto dopo 15 settimane.
La Corte Suprema attuale è “sbilanciata”, composta da sei giudici conservatori e tre liberali, trasformata dall’ex presidente Trump che, durante i suoi problemi di impeachment ne ha nominati tre, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, proposti dal leader di maggioranza del senato di quel tempo Mitch McConnell. Nomine di magistrati dichiaratamente conservatori anche se l’allora capo della Casa Bianca si era impegnato a nominare magistrati che, secondo lui, non si sarebbero opposti al diritto all’aborto.
Il fatto stesso che la Corte Suprema abbia accettato di prendere in considerazione una legge statale che vieta l’aborto molto prima delle 22/24 settimane, fa ritenere che i magistrati siano pronti a ridimensionare le precedenti decisioni se non ad annullarle completamente. Già, in una controversia separata, la Corte sta considerando la legge del Texas che vieta gli aborti dopo sei settimane di gravidanza bloccando di fatto gli aborti nel secondo stato più grande del paese. La legge sull’età gestazionale del Mississippi, approvata nel 2018 ma bloccata da due tribunali federali, consente l’aborto dopo 15 settimane “solo in caso di emergenza medica o per gravi anomalie fetali” e non fa eccezione per stupro o incesto. Se i medici eseguono aborti al di fuori dei parametri di legge, avranno la licenza medica sospesa o revocata e potrebbero essere soggetti a sanzioni e multe aggiuntive.
La discussione di oggi ha visto lo Stato del Mississippi chiedere ai nove magistrati di ribaltare la sentenza del 1973. Il giudice capo John Roberts sembrava essere alla ricerca di una via di mezzo per consentire agli Stati di vietare l’aborto riducendo il periodo in cui l’interruzione della maternità può essere effettuata ma lasciando in vigore il diritto di una donna di poter scegliere di interrompere la propria gravidanza.
Un altro giudice, Brett Kavanaugh, tuttavia, ha osservato che anche se la questione fosse restituita ai singoli Stati, l’aborto sarebbe ancora disponibile in alcuni di questi stati. Anche gli altri quattro giudici conservatori erano chiaramente critici per le attuali regole sull’aborto a livello nazionale. La maggioranza dei giudici sembrava pronta a sostenere la legge del Mississippi, ma è meno chiaro se c’è anche la maggioranza per porre fine al diritto all’aborto a livello nazionale. È possibile che i giudici sostengano semplicemente la legge del Mississippi e non aggiungano altro.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, più del 90% degli aborti viene eseguito nelle prime 13 settimane di gravidanza. Solo circa 100 le donne che in un anno abortiscono dopo 15 settimane presso la Jackson Women’s Health Organization, l’unica clinica per aborti del Mississippi. La struttura non prevede aborti dopo 16 settimane.
Il procuratore generale del Mississippi Scott Stewart è stato schietto nella sua presentazione ai magistrati. “Roe contro Wade e Planned Parenthood contro Casey perseguitano il nostro paese”, ha detto Stewart. “Non hanno alcun fondamento nella Costituzione. Non hanno un posto nella nostra storia o nelle nostre tradizioni. Hanno danneggiato il processo democratico. Avvelenano la legge. Hanno soffocato il compromesso. Per 50 anni hanno tenuto questa corte al centro di una battaglia politica che non potrà mai risolvere e 50 anni dopo, sono soli. In nessun altro luogo questa corte riconosce il diritto di porre fine a una vita umana”.
Sostenendo l’amministrazione Biden a sostegno delle cliniche, l’avvocato generale Elizabeth Prelogar ha esortato i giudici a non cambiare l’attuale legge ed evitare una sentenza che danneggerebbe in modo sproporzionato le donne che sono diventate dipendenti dalla decisione. “Per mezzo secolo, questa Corte ha correttamente riconosciuto che la Costituzione protegge il diritto fondamentale di una donna di decidere se interrompere una gravidanza”, ha affermato. “Quella garanzia, che lo stato non può costringere una donna a portare a termine una gravidanza e partorire, ha generato una sostanziale dipendenza individuale e sociale. Gli effetti della prevaricazione delle attuali norme porrebbero gravi disagi alle donne e ala società”.
Gli avvocati della Jackson Women’s Health Organization, l’unica clinica per l’aborto autorizzata nel Mississippi, e Sacheen Carr-Ellis, il direttore medico della clinica, hanno detto ai giudici che non c’è modo di sostenere la controversa legge senza rovesciare efficacemente la precedente decisione Roe vs Wade. Hanno esortato la corte a “rigettare l’invito di cancellare mezzo secolo di precedenti giudiziari già risolti”.
“Accettare la richiesta del Mississippi di abbandonare l’attuale periodo in cui si può decidere per porre fine alla maternità porterebbe indietro l’orologio per generazioni che non sanno decidere se continuare una gravidanza”, ha detto Julie Rikelman, avvocatessa del Center for Reprodutctive Rights per il Centro per i diritti riproduttivi che rappresenta le cliniche.
Nel piazzale davanti al palazzo della Corte Suprema c’erano le dimostrazioni dei sostenitori di entrambe le parti nel dibattito. Alcuni portavano cartelli con la scritta “Il suo corpo la sua scelta” e “Dio odia lo spargimento di sangue innocente”. Chiuse al traffico alcune strade intorno all’edificio.
La decisione è attesa entro la fine di giugno, poco più di quattro mesi prima delle elezioni del Congresso del prossimo anno, e potrebbe diventare un grido di battaglia per la campagna elettorale per le elezioni di Mid Term.