Le prime truppe usa, per evacuare gli americani, sono arrivate a Kabul. Biden aveva detto: non assisteremo a scene con elicotteri sul tetto stile Saigon. Ci stiamo andando molto vicino…
Intanto gli afghani scappano, c’è chi cerca un visto, ma è tardi, c’è chi prende la pericolosa rotta dei migranti, c’è chi si rifugia a Kabul che sta per essere conquistata dai talebani. Tutto sta accadendo ad una velocità impressionante. È il segnale che il lavoro fatto in questi anni era molto fragile.
La scelta di Biden di andarsene senza prevedere queste tragiche conseguenze è frutto di superficialità e insipienza. I generali americani avevano sconsigliato una ritirata così frettolosa, ma Biden ha seguito le sirene dei sondaggi. Gli americani, in gran percentuale, erano con lui, stufi di vedere i loro giovani morire in un paese lontano e demotivati a spendere soldi per la ricostruzione dell’Afghanistan, oltre mille miliardi di dollari. È comprensibile, ma andava evitato un ritiro senza un accordo reale con i talebani e senza una strategia chiara sul futuro.

Le trattative di Doha erano da tempo in una fase di stallo e i talebani non hanno mai fermato i combattimenti nei mesi scorsi. La partenza delle truppe internazionali ha aperto un’autostrada verso Kabul e i talebani non hanno incontrato alcuna resistenza. Molti soldati afghani, senza più supporto aereo americano si sono arresi, altri stanno ancora combattendo, ma possiamo immaginare le loro motivazioni e il loro morale. È il caos, mentre migliaia di famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sta andando il fumo il lavoro di 20 anni al quale anche noi abbiamo partecipato con i nostri soldi e i nostri soldati, che hanno addestrato le forze di sicurezza afghane.

Non doveva finire così e per Biden non vedo un futuro roseo. I suoi avversari politici gliela faranno pagare. La probabile scena dei marines che proteggono gli americani in fuga da Kabul rischia di passare alla storia come quella dell’elicottero sul tetto dell’ambasciata Usa di Saigon che porta in salvo l’ambasciatore. L’immagine di una sconfitta.
Tutti i presidenti americani, da Obama a Trump, volevano porre fine alla guerra in Afghanistan, la più lunga degli Stati Uniti, ma forse si poteva trovare un modo migliore di questa uscita disonorevole per lasciare la “tomba degli imperi”