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March 12, 2021
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Gli americani si fidano delle parole di Joe Biden e attendono gli assegni dello stimolo

Dopo il discorso di giovedì sera sulla pandemia, i sondaggi sono con il presidente; intanto sul versante Trump si aspettano novità giudiziarie decisive

Massimo JausbyMassimo Jaus
Joe Biden alla nazione: “Calma e pazienza, vinceremo con un mandato per l’azione”

President Joe Biden (Illustration by Antonella Martino)

Time: 5 mins read

Un altro 4 di luglio entra nella storia americana, meno patriottico, ma di riunificazione familiare: quello dei party con i congiunti dopo un anno di coronavirus.

Biden ha varato il piano ora per la Casa Bianca resta da mettere in moto la “macchina” della persuasione.  I sondaggi affermano che il 62 percento degli americani condivide il modo in cui Joe Biden sta combattendo la guerra al coronavirus. L’indagine è stata condotta da NPR/Marist/PBS News Hour interrogando 1227 adulti tra il 3 e l’8 marzo. Nello stesso sondaggio, però, la percentuale diminuisce al 46% sul modo in cui il presidente sta affrontando la crisi economica e al 49 % sulla sua performance da presidente.

Prima la battaglia è stata affrontata al Congresso per ottenere i voti necessari per far passare lo stimolo economico da mille e 900 miliardi di dollari. Una volta vinta il fronte si è spostato: bisogna convincere gli americani che questo mastodontico impegno finanziario serva realmente per rimettere in piedi il Paese. Biden è consapevole dei rischi che corre se non promuove adeguatamente il pacchetto dello stimolo. Negli anni passati, quando era vicepresidente di Barak Obama e gli Stati Uniti erano al centro della tempesta economica l’allora presidente approvò un pacchetto di aiuti economici di circa ottocento miliardi di dollari per far uscire il Paese dalla recessione. La mossa era giusta, ma furono poco sottolineati i vantaggi che ne sarebbero scaturiti.   Per molti analisti politici fu un errore che fece perdere ai democratici le elezioni di Mid Term. E per questo Biden ha già cominciato a promuovere il piano andando in giro per gli Stati Uniti con la vicepresidente Kamala Harris.

Per ora l’impegno è concentrato sulla lotta al coronavirus. Senza mettere il virus sotto controllo la ripresa sarà impossibile, ma altre due battaglie si stanno profilando per la Casa Bianca: quella sull’immigrazione e quella sul finanziamento delle infrastrutture.

Le reazioni al discorso di Biden comunque sono state quasi tutte positive. I mercati finanziari sono in euforia. Il Dow Jones ha chiuso guadagnando altri 293 punti, raggiungendo un nuovo record.  Secondo Goldman Sachs la crescita economica prevista per fine anno sarà del 6.9%, mentre Morgan Stanley la porta al 7.3%. Più di quella prevista per la Cina.

Dal Dipartimento del Tesoro fanno sapere che gli assegni di $1.400 per chi guadagna meno di 75 mila dollari l’anno o di 2,800 se la dichiarazione dei redditi congiunta non supera i 150 mila dollari, sono in arrivo. E’ stato detto che coloro i quali hanno il deposito diretto gli assegni potrebbero già essere accreditati la prossima settimana.

I repubblicani cercano di minimizzare sia questa vittoria di Biden sia l’impatto che il nuovo pacchetto di aiuti avrà nelle famiglie americane mentre sottolineano che il merito va tutto a Donald Trump che ha lanciato il programma “Operation Warp Speed” senza il quale non si sarebbe arrivati al vaccino. In realtà quello della Moderna ha ricevuto finanziamenti federali, mentre quello della Pfizer è stato realizzato dalla società farmaceutica senza un centesimo di aiuti da parte del governo. Comunque c’è poco da minimizzare dopo che il Paese, a causa dei ritardi nel varare i piani di contenimento del virus, ha superato 532 mila morti per una malattia che ha colpito quasi 30 milioni di persone.

Trump per ora non si è pronunciato. Ma per lui i problemi sono di ben altra portata. Le indagini sull’ex presidente proseguono. Secondo l’Huffington Post non è nei guai solo con la giustizia, ma anche con le banche. Quattro delle sue proprietà immobiliari sono state messe “sotto sorveglianza” dagli istituti di credito. E queste quattro proprietà immobiliari sono quelle coinvolte una nelle indagini del District Attorney di Manhattan, Cyrus Vance. Wells Fargo e altre tre banche hanno mandato lettere di avvertimento ai creditori dell’ex presidente che a causa del coronavirus molti degli affitti nei palazzi da lui costruiti e gestiti non sono stati pagati e non c’è il capitale per pagare i mutui contratti dalla Trump Organization.

Donald Trump, illustrated by Antonella Martino

Un punto dell’inchiesta giudiziaria secondo il Wall street Journal, riguarda  i 280 milioni in prestiti utilizzati per costruire questi palazzi. Secondo la Cbs non si tratta solo di problemi legati alla pandemia perché già da anni il ritorno sugli investimenti fatti per loro costruzione non ha generato quella quantità di danaro prospettata. Già a gennaio la Kroll Bond Rating Agency aveva declassato il rating dei prestiti fatti dalla Trump Organization per la costruzione del Trump International Hotel & Tower a Central Park giudicando questo prestito  “preoccupante” a causa del deterioramento degli introiti. Per ora tutte le obbligazioni finanziarie sono state ottemperate da parte della Trump Organization afferma la Cbs che ha cercato più volte di parlare con uno dei manager della Trump Organization senza esserci riuscita. Secondo il New York Times Donald Trump a livello personale ha 421 milioni di dollari di debiti. Forbes, invece sostiene che l’indebitamento delle aziende del presidente sia di circa un miliardo di dollari.

Secondo l’ex consigliere di Richard Nixon, John Dean, per l’incriminazione di Trump oramai è solo questione di tempo dopo che il suo ex avvocato Michael Cohen ha vuotato il sacco. Nei giorni scorsi Cohen è stato chiamato alla procura distrettuale di Manhattan per la settima volta. Secondo quanto scrive il New York Times gli inquirenti stanno facendo i riscontri dopo che hanno ottenuto le dichiarazioni dei redditi del presidente per capire il complesso giro finanziario delle circa 500 società conglobate nella Trump Organization. Questa mattina Cyrus Vance ha annunciato che a fine mandato l’anno prossimo non si ricandiderà alle elezioni per la carica che ricopre.

Jacob Chanseley durante l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 (da Twitter)

Ma non è solo questa indagine di New York che vede l’ex presidente sotto scrutinio da parte degli inquirenti. Quella delle violenze al Campidoglio del 6 gennaio lega sempre di più gli uomini di Trump ai gruppi suprematisti che hanno guidato l’assalto. Secondo la ABC News un centinaio di persone che presero parte alle violenze sarebbero state arrestate negli ultimi giorni. Nelle indagini i textmessage e le conversazioni telefoniche tra gli Oath Keeper e i Proud Boys, ma anche i numerosi contatti che Roger Stone, il fedelissimo generale di Donald Trump, ha avuto con loro. Si e’ saputo che il suo autista e’ uno dei leader degli Oath Keepers. Ma non solo. Stewart Rhodes, uno dei “comandanti“ aveva creato una rete di comunicazione con altri gruppi di suprematisti durante la dimostrazione di dicembre organizzata da  Stop the Steal il movimento creato da Roger Stone per continuare la falsa narrativa delle elezioni rubate. In questa occasione, secondo gli inquirenti, sarebbe stasta pianificata la rete che legava i gruppi eversivi.

L’altra indagine in corso che vede sempre Trump al centro dell’inchiesta è quella che si sta svolgendo in Georgia. Qui l’ex presidente è indagato per i suoi interventi presso i funzionari elettorali dello Stato per la telefonata fatta al Segretario di Stato e alla responsabile dei controlli elettorali per convincerli di trovare prove dei brogli elettorali e anche per reperire un migliaio di voti che gli avrebbero fatto vincere le elezioni nello Stato. La sua telefonata è stata registrata Tutti i responsabili politici dello Stato, governatore vicegovernatore, segretario di Stato sono repubblicani.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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