L’impeachment va avanti. Il Senato ha respinto le tesi degli avvocati difensori di Donald Trump che chiedevano l’invalidità del rinvio a giudizio perché il presidente non è più in carica. “Una campagna di pubbliche relazioni dei democratici” accusano gli avvocati dell’ex presidente. “Il più grave crimine di un presidente contro la Costituzione” afferma l’accusa.
Alla fine cinquantasei senatori hanno votato per la continuazione del procedimento giudiziario, 44 si sono opposti. I democratici hanno guadagnato un voto dopo che la settimana scorsa avevano votato su una simile proposta avanzata dal senatore Rand Paul che venne respinta con il voto di 55 democratici.
La prima udienza per l’impeachment è cominciata all’una in punto nell’aula del Senato con una drammatica ricostruzione dell’assalto al Congresso basata su filmati. Questo secondo procedimento di impeachment per Donald Trump lo vede imputato di aver incitato l’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio nel corso della quale persero la vita cinque persone e molte altre rimasero ferrite alcune anche in modo molto grave.
In un’atmosfera carica di solennità i sette manager della Camera dei Rappresentanti hanno presentato ai cento senatori, che in questo caso sono i giurati, il motivo per cui Donald Trump deve rispondere delle sue azioni davanti al Parlamento.
Questa udienza è stata tutta impostata da parte dei “manager”, i sette parlamentari democratici che svolgono il ruolo di pubblico ministero, sui motivi per cui un presidente deve rispondere alla legge anche quando non è più in carica. Una lunga argomentazione in risposta alla memoria difensiva presentata due giorni fa dagli avvocati difensori dell’ex presidente che chiedevano l’invalidità del procedimento poiché il presidente non è più in carica. Come detto, tesi sconfitta con il voto, ma lungamente dibattuta oggi in aula.
Questo insolito procedimento giudiziario stabilisce due record: Donald Trump è il primo presidente che è stato sottoposto ad impeachment due volte, ed è anche il primo che viene processato dal Parlamento dopo aver lasciato la carica.
Per primo ha parlato il congressman Jamie Raskin, il leader dei manager che con l’aiuto di filmati ha ricostruito le terribili ore dell’assalto, dell’incitamento da parte dell’ex presidente di ribaltare il risultato elettorale mentre al Campidoglio i parlamentari stavano certificando la vittoria di Joe Biden. “Se quanto avvenuto non ricade sui reati perseguibili con l’impeachment, vuol dire allora che l’impeachment non esiste” ha detto Raskin. Il congressman ha poi fatto una ricostruzione personale dei 6 gennaio. Per l’occasione aveva invitato al Campidoglio la figlia e il genero che si trovavano a Washington poiché il giorno prima c’era stato il funerale del figlio di Raskin. Terrorizzati si nascosero sotto le scrivanie mentre fuori dal suo ufficio si sentivano le urla della folla che saccheggiava il Congresso. “Cercavano di sfondare la porta. Pensavamo che ci avrebbero uccisi. Mia figlia mi ha detto che non tornerà mai più a Washington”.

Poi è stata la volta di Joe Neguse, giovane congressman del Colorado, che ha fatto la ricostruzione storica e ha presentato i casi precedenti di rinvio a giudizio da parte del Congresso dopo che senatori, congressman e alti dignitari politici si erano dimessi. Infine David Cicilline, congressman del Rhode Island, ha argomentato come le infuocate parole pronunciate da Trump fuori dal Campidoglio siano state la fiamma che ha dato fuoco all’esplosione di rabbia e all’ assalto del Congresso.
E’ stata poi la volta dell’avvocato difensore di Donald Trump, Bruce Castor, che ha lungamente ribadito come il presidente abbia il diritto della libertà di pensiero e di espressione come tutti i cittadini e che non possa essere punito per le sue idee. Continuando poi a sottolineare come questo impeachment di Trump sia un’altra manovra politica dell’opposizione. Che la libertà di espressione è parte fondamentale della Costituzione e non può essere censurata. Che il parlamento deve difendere le libertà fondamentali e non essere influenzato dalle pressioni politiche. Nella sua arringa Castor si è riferito direttamente a molti senatori seduti ai propri seggi e, parafrasando le loro stesse parole pronunciate nel corso degli anni sulla libertà di espressione, ha cercato di evidenziare come Trump non possa essere censurato per quello che dice. L’avvocato ha concluso dicendo che “questo attacco alla Costituzione non può prevalere”.

Ha preso poi la parola un altro avvocato di Trump, David Schoen che ha ribadito l’irregolarità e l’incostuzionalità di questo procedimento. Ha detto che i democratici hanno voluto mettere il presidente sotto processo mentre ancora le indagini sull’accaduto non sono state concluse. Ha detto che l’impeachment è la vendetta dei parlamentari democratici per il successo personale e politico di Trump e che cercano di usare la Costituzione per colpirlo. L’avvocato Schoen ha mostrato un filmato in cui, nel corso degli anni, numerosi parlamentari democratici chiedevano di metterlo sotto impeachment rimarcando come questo procedimento sia solo la vendetta del partito che si oppone ai cambiamenti voluti dal presidente e dall’odio personale dei democratici. “Vogliono pure impedirgli di presentarsi alle prossime elezioni” ha strillato il difensore. Shoen concludendo ha ribadito che bisogna attendere la fine delle indagini e solo allora la giustizia ordinaria deciderà il destino dei responsabili e non usare l’impeachment per fare giustizia sommaria.

Di sicuro svincolarsi da Trump non dispiacerebbe alla maggior parte dei repubblicani così come ai democratici. Per i repubblicani però è più difficile perché i milioni di MAGA che hanno votato per lui pesano sulle loro decisioni politiche. Per condannare Trump alla fine di questo impeachment servono anche i voti di 17 repubblicani. Da vedere se nei prossimi giorni i democratici riusciranno ad ottenerli.
Si riprende domani a mezzogiorno: mezzogiorno di fuoco.