L’America si prepara a sradicare il coronavirus ed elabora i piani di immunizzazione. Dopo che le multinazionali farmaceutiche Pfizer e Moderna hanno sottoposto il vaccino alla Food and Drug Administration, FDA, per essere esaminato sia sull’efficacia del prodotto che sui possibili effetti collaterali, il Center for Desease Control and Prevention, CdC, sta mettendo a punto la lista per stabilire l’ordine di precedenza per la profilassi e per questo è stato formato un gruppo di lavoro costituito solo da esperti del settore. Del gruppo non farà parte il dottor Scott Atlas, il controverso consigliere speciale di Donald Trump per il Covid-19, che si è dimesso lunedì sera dopo che per mesi ha ripetutamente minimizzato la minaccia della pandemia e ha più volte criticato l’uso della mascherina e il distanziamento sociale, invitando fra l’altro i residenti del Michigan a ribellarsi alle restrizioni imposte dalla governatrice Gretchen Whitmer.
Martedì mattina il presidente Donald Trump ha trasformato una prassi medico scientifica per esaminare l’effettiva capacità di un medicinale in uno scontro politico. Già in passato, dopo le elezioni perse, il presidente aveva accusato le case farmaceutiche di aver ritardato appositamente la divulgazione della loro scoperta medica per non accreditargli quel merito che, secondo lui, lo avrebbe fatto vincere. Alla ricerca di un riconoscimento, come potrebbe essere il vaccino, che plauda il suo mandato presidenziale, Trump se la prende ora con la FDA che sta “perdendo tempo” nell’esaminarli.

Il capo di gabinetto del presidente, Mark Meadows, ha convocato alla Casa Bianca il dottor Stephen Hahn, “commissioner” della FDA, per sapere per quale motivo i vaccini non sono stati ancora analizzati. La discussione inizialmente era avvenuta per telefono, poi Mark Meadows ha voluto affrontarla di persona e ha convocato Hann alla Casa Bianca. Vista l’ingerenza politica che lo studio medico dei vaccini sta prendendo, il dottor Hann ha rilasciato ieri una dichiarazione in cui affermava che l’esame per conoscere l’effettiva efficacia di una medicina richiede tempo e che non si possono applicare stratagemmi per ottenere risultati immediati. Questa mattina per sostenere l’urgenza mostrata dal presidente, il dottor Moncef Slaoui, lo “zar per la lotta al Coronavirus” nominato da Trump, ha detto che i vaccini di Pfizer e Moderna sono sicuri e che solo il 10/15 % dei volontari che hanno fatto da cavie, hanno avuto effetti collaterali “significativi”. Troppi secondo il mondo scientifico, pochi secondo la Casa Bianca.
L’ingerenza politica per l’immediato rilascio dei vaccini non sufficientemente esaminati genera scetticismo e inevitabilmente allunga i tempi per la ripresa verso la “normalità”. E questo sarà il difficile lavoro che dovrà affrontare il presidente eletto Joe Biden che da Wilmington, in Delaware, continua ad assemblare la squadra che tra 50 giorni prenderà la guida del Paese. Oggi ha presentato ufficialmente il suo team economico, dalle loro decisioni dipenderà il destino di milioni di americani. La vicepresidente Kamala Harris ha tracciato il piano sociale della nuova presidenza, quali il contenimento della pandemia e la lotta alle disuguaglianze razziali. Poi Janet Yellen, Cecilia Rouse, Heather Boushey, Jared Bernstein, Neera Tanden, Wally Adeyemo, sono sfilati davanti alle telecamere, hanno ringraziato Biden e, soprattutto hanno cominciato a preparare i piani per la ricostruzione e per questo stanno studiando un programma di stimoli per aiutare da gennaio gli americani e l’economia travolta dal Covid-19.

Una manovra la cui entità dipende però dall’esito delle elezioni per il Senato in Georgia. Nel caso di vittoria dei democratici, Biden potrebbe azzardare un piano di stimoli molto più ambizioso. Se i repubblicani mantenessero invece il controllo del Senato, il presidente eletto dovrebbe accontentarsi di un’iniziativa più contenuta nella consapevolezza che la maggioranza conservatrice non approverebbe lo stanziamento di altre migliaia di miliardi di dollari. Ed ecco che le elezioni in Georgia diventano di vitale importanza per la nuova amministrazione.
Al ballottaggio del 5 gennaio i democratici Raphael Warnock e Jon Ossoff sfidano rispettivamente, agli uscenti Gop Kelly Loeffler e David Perdue. Nelle elezioni del 3 novembre, alle quali hanno concorso anche altri candidati, nessuno ha ottenuto più del 50% delle preferenze e quindi ci saranno i ballottaggi. Le previsioni su chi vincerà sono molto difficili: la Georgia è uno Stato rosso. Tutto l’apparato politico è in mano ai repubblicani: i due senatori, il governatore, così come 8 dei 12 rappresentanti al Congresso. Eppure Joe Biden si è aggiudicato la vittoria di questo Stato. I democratici hanno un’arma segreta: Stacey Abrahams, l’ex candidata a governatore nel 2018, sconfitta per tutta una serie di decisioni dei repubblicani sulla soppressione del voto tra le minoranze. Tanto è bastato a Stacey Abrams che creando “Fair Fight Action” ha fatto una capillare penetrazione tra gli elettori delle minoranze riuscendo a far votare centinaia di migliaia di persone che, fino a queste elezioni presidenziali, erano avulse dalla vita politica. Biden in questo Stato ha ottenuto il 49,51% dei suffragi contro il 49,25% di Trump.
Ma ha mettere in pericolo la rielezione dei due candidati repubblicani è proprio il presidente che con le sue continue accuse senza fondamento dei brogli elettorali nello Stato, si è messo in rotta di collisione con tutto l’apparato politico repubblicano dello Stato. Ieri, mentre il governatore della Georgia firmava davanti alle telecamere la certificazione del voto, Trump gli ha telefonato e il governatore, dopo aver visto la provenienza della chiamata, ha spento il cellulare. Ed ecco che Mitch McConnell trema. Teme che le truppe di Trump per contestare l’operato del governatore, non vadano a votare. E per questo nessuno dei repubblicani parla. Nessuno smentisce le farneticanti fandonie del presidente. Tutti con due piedi in una scarpa, perché basterebbe un suo solo twit per fargli perdere la maggioranza al Senato. E anche per questo stanno riversando milioni di dollari in avvisi pubblicitari.
Per tranquillizzare la leadership del Gop questo weekend Trump andrà ad Atlanta tanto per dimostrare che il vero capo del partito è lui e che la sopravvivenza dei repubblicani al Senato è legata alle sue decisioni. Ma andrà in Georgia anche per un altro scopo. Finora nella sua campagna per dimostrare l’irregolarità del voto alle presidenziali, il suo “Election Defense Fund” ha ottenuto 170 milioni di dollari in donazioni e più racconta che le elezioni erano truccate e che ha perso per una congiura ordita dai democratici, più soldi piovono nelle sue casse. E dalla Georgia si aspetta molto proprio per mettere in difficoltà l’apparato repubblicano che lo ha snobbato. Ma per mantenere viva l’indignazione delle sue truppe, e quindi la pioggia di dollari nel suo fondo, continua le sue inutili azioni legali, le sue farneticanti accuse.
L’ultima di oggi è quella di aver citato in giudizio alla corte suprema di Madison lo Stato del Wisconsin per aver certificato la regolarità della vittoria di Biden. Inutili anche le dichiarazioni di oggi dell’Attorney General William Barr che pubblicamente ha dichiarato che non ci sono prove di brogli elettorali. Ma Trump più strilla e più aumenta il flusso di quattrini per la sua difesa. A proposito di azioni legali Chris Krebs, il super esperto nella sicurezza elettronica licenziato in tronco da Trump dopo che aveva affermato che le presidenziali erano state le elezioni più sicure nella storia moderna americana e che domenica scorsa ha ripetuto queste dichiarazioni davanti alle telecamere della popolarissima trasmissione “60 Minutes”, vuole citare in giudizio Joe DiGenova, l’avvocato della campagna elettorale di Trump che dopo la trasmissione del programma aveva affermato pubblicamente che Chris Krebs doveva essere ucciso.