Joe Biden e Kamala Harris non stavano certo perdendo tempo anche se i valletti di Trump avevano bloccato, fino ad oggi pomeriggio, i fondi necessari per il passaggio dei poteri alla nuova amministrazione. Poi arriva la notizia per prima riportata dalla CNN: la General Service Administration ha comunicato a Biden, tramite una lettera della sua direttrice Emily Murphy, che l’amministrazione Trump è pronta per cominciare la transizione. Lo stesso Trump, subito dopo, con due tweet, lodava Murphy che sarebbe, secondo lui, stata sottoposta a minacce per giorni, per il lavoro fin qui svolto e la ringrazia. Per poi dire ai suoi seguaci: “Nonostante ciò, per gli interessi del nostro paese, ho raccomandato che Emily e il suo staff facciano quello che si deve fare con i protocolli iniziali e ho detto alla mia squadra di fare lo stesso…”.

Il presidente eletto Joe Biden prepara quindi la squadra di governo mentre il presidente sconfitto, Donald Trump, si deve arrendere all’evidenza del fallimento delle sue strategie ostruzionistiche: la transizione può cominciare. Per tutta la giornata il presidente aveva continuato con le sue infantili ripicche cercando di intralciare il lavoro del nuovo capo della Casa Bianca con pretestuosi cavilli sorvolando sul fatto che la sua bocciatura è stata determinata dai 6 milioni di voti in più ottenuti dal suo avversario democratico. E dimenticando pure che 35 mozioni presentate nei tribunali dai suoi avvocati per i presunti brogli elettorali sono state respinte. E proprio nel pomeriggio è arrivata la 36ma.
La Corte Suprema della Pennsylvania ha respinto la richiesta avanzata dagli avvocati di Trump di annullare i voti mandati per posta. “Capricci di uno sconfitto” era il titolo di uno degli editoriali domenicali del Washington Post. “Nessuno ascolta più il presidente – scrive l’influente giornale – neanche i suoi compagni di partito che per timore delle possibili vendette elettorali dei 70 milioni di persone che lo hanno votato non criticano pubblicamente il suo atteggiamento, ma neanche lo approvano lasciandolo solo alla sua inevitabile fine”. Tesi rinforzata anche da Carl Bernstein, il famoso giornalista del Washington Post che con Bob Woodward nel 1972 fece scoppiare il caso del Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon. Bernstein ha detto che negli ultimi giorni è stato contattato da 21 senatori repubblicani i quali gli hanno privatamente confidato di disapprovare l’atteggiamento del presidente con i suoi continui attacchi al sistema elettorale che – affermano – stanno corrodendo la democrazia americana.

Il presidente eletto ha già scelto chi si occuperà della politica estera: Antony Blinken, che ha 58 anni, sarà il prossimo segretario di Stato, Linda Thomas-Greenfield ambasciatrice alle Nazioni Unite, mentre consigliere alla Sicurezza Nazionale sarà Jake Sullivan. L’annuncio ufficiale è previsto per domani.

Nel pomeriggio invece Biden ha nominato Janet Yellen, ex governatore della Federal Reserve, licenziata da Trump, a dirigere il Tesoro, prima donna a ricoprire l’incarico. Alejandro Mayorkas sarà il segretario all’Homeland Security. Già confermato tre volte dal Senato nella sua carriera, sarà il primo ispanico e immigrato a ricoprire questo delicate incarico. L’ex segretario di Stato John Kerry sarà inviato speciale del presidente per il clima e siederà nel consiglio per la Sicurezza nazionale, dove per la prima volta un responsabile per l’ambiente avrà un posto. Avril Haines sarà la responsabile della National Intelligence. Nell’amministrazione Obama ha ricoperto la carica di vicedirettore della Cia.

Biden con Blinken ha una lungo rapporto di lavoro poiché nell’amministrazione di Barack Obama era vice segretario di Stato dal 2015 al 2017 e poi come consigliere per la sicurezza nazionale dello stesso Biden quando era vice presidente. E’ conosciuto come un grande sostenitore delle alleanze globali. Prima di far parte del governo di Obama, era il direttore dello staff democratico della commissione Affari Esteri del Senato, commissione della quale Biden era presidente. Ancora prima, durante la presidenza di Bill Clinton, Blinken faceva parte del consiglio per la sicurezza nazionale.

Linda Thomas-Greenfield, 68 anni, afroamericana, anche lei con una lunga esperienza al Dipartimento di Stato ed ex ambasciatrice in Liberia. Jake Sullivan, che con i suoi 43 anni probabilmente è il più giovane del gabinetto Biden, sarà il responsabile alla Sicurezza Nazionale. Proviene dal Dipartimento di Stato ed era uno dei più stretti consiglieri di Hillary Clinton che allora era il ministro di questo dicastero. Con sempre maggiore insistenza circola anche la voce che Merrick Garland sarà il nuovo ministro della Giustizia. Garland fu scelto dal presidente Obama come giudice della Corte Suprema nel 2016 dopo la scomparsa del giudice Antonin Scalia. Mitch McConnell, che anche allora era il capo della maggioranza repubblicana al Senato, non fece le audizioni affermando che mancavano nove mesi alle elezioni presidenziali e che la scelta l’avrebbe dovuta fare il nuovo presidente. Regola da lui imposta che poi non ha rispettato quando quest’anno e’ scomparsa Ruth Bader Gisburg, un mese prima delle elezioni, imponendo invece le audizioni e poi la conferma del giudice Amy Coney Barrett.
Più complicata per Biden la scelta del prossimo ministro della Sanità che dovrà coordinare il lavoro delle varie commissioni create per la lotta al Coronavirus. Più che di un esperto in medicina Biden ha bisogno di un esperto in logistica che dovrà coordinare nel minor tempo possibile il difficilissimo compito della produzione e distribuzione dei vaccini in tutti gli Stati Uniti. I vaccini, sia quello della Pfizer che quello della Moderna che quello della AstraZenica, vengono somministrati in due dosi a tre settimane una dall’altra. Il Paese è devastato dal covid-19 e dalle conseguenze create dalla malattia, quindi distribuire i vaccini è di importanza fondamentale. Più di 12 milioni di americani sono stati colpiti dal virus, che ha causato più di 250 mila morti. Scuole, fabbriche, negozi, piccoli e grandi magazzini chiusi, milioni di persone hanno perso il lavoro. Milioni di persone non hanno più i soldi per far fronte alle spese quotidiane, all’affitto, al mutuo. Gran parte dei risparmi, dei fondi pensione privati, i 41K, o i soldi messi da parte per affrontare le spese universitarie dei figli, si stanno esaurendo. I meccanismi monetari ed economici del governo per avviare la ripresa produttiva non possono essere fatti fintanto che il coronavirus continuerà a colpire il Paese. L’eredità che Biden ha ricevuto da Trump è piena di difficoltà. Il fatto di aver ignorato e minimizzato le conseguenze del virus per scopi elettorali ha messo il Paese in ginocchio. E risolvere questi enormi problemi resta il compito primario del nuovo presidente.

E Trump, invece di fare ammenda e aiutare il nuovo inquilino della Casa Bianca nel cercare di risolvere queste enormi difficoltà, le ostacola. Sta facendo di tutto per far perdere tempo e intralciare il lavoro di Biden. Domenica ha licenziato parte del suo team legale dopo aver perso nei giorni scorsi 35 inutili esposti in tribunale nessuno suffragato dalle prove che abbiano sostenuto la sua tesi dei brogli elettorali come causa della sconfitta. Nel pomeriggio poi un ultimo tentativo fatto alla Corte Suprema della Pennsylvania per cercare di bloccare i voti mandati per posta è stato respinto, arrivando così a 36. Oggi Trump ha richiesto un nuovo riconteggio dei voti in Georgia nonostante che il voto sia già stato certificato. I voti della Georgia sono già stati contati due volte. Riconteggio chiesto anche in Wisconsin. In Michigan, Stato che Biden si è aggiudicato con 150 mila voti più di Trump, il presidente sconfitto ha fatto di tutto, incluse enormi pressioni sui certificatori del risultato elettorale che nei giorni scorsi ha invitato alla Casa Bianca, per convincerli di non ratificare l’esito delle elezioni del loro Stato. Ma tutti i suoi sforzi sono stati vani perché tre dei quattro quattro addetti alla certificazione elettorale hanno votato per documentare il risultato elettorale e uno si è astenuto.
Nel pomeriggio si è saputo che 164 tra presidenti e alti dirigenti delle maggiori aziende manifatturiere e della finanza hanno mandato lunedì una lettera a Trump chiedendogli di accettare la sconfitta e procedere ordinatamente a preparare la successione. “Ogni giorno di ritardo per avviare il processo democratico del passaggio delle consegne alla nuova amministrazione Biden – viene affermato – si rendono gli Stati Uniti più vulnerabili e si corrode la struttura democratica del Paese”
“La farsa elettorale di Trump sta creando situazioni disastrose” scriveva il New York Times aggiungendo che in tutto questo teatrino politico “non c’è nessuna speranza che quello che il presidente vuole possa avverarsi”. Nel frattempo però le misure di contenimento per evitare l’ ulteriore diffusione del virus non vengono prese dalla Casa Bianca e tra un rinvio in tribunale e una partita di golf del presidente, gli americani continuano a morire. Poi, finalmente, arriva a Biden la lettera della GSA e i tweet di Trump che annunciano quella che sembra una resa. Già, infatti a Washington nessuno si illude: Trump continuerà ancora con i suoi tentativi di danneggiare la transizione con l’amministrazione Biden e così facendo anche gli interessi degli Stati Uniti.