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Italia anti-covid: parziale “antologia” sugli incapaci di intendere, ma non di volere

La pandemia è letale in tutto il mondo, ma la miope burocrazia italiana non scherza a renderla ancora più drammatica

Valter VecelliobyValter Vecellio
Italia anti-covid: parziale “antologia” sugli incapaci di intendere, ma non di volere

Una manifestazione di protesta a Torino delle parrucchiere contro la burocrazia - pxhere.com

Time: 6 mins read

Come ovunque, anche in Italia (tutta Italia, senza eccezione), il Coronavirus è motivo di preoccupazione, che rasenta la paura. Sentimenti più che giustificati: ogni giorno il “bollettino” dei decessi è a tre cifre; senza considerare le pesanti conseguenze per chi patisce un doloroso e faticoso calvario; e il grave sconquasso sul versante economico. All’inizio della pandemia dai balconi e dalle finestre era un “fiorire” di lenzuoli con l’ottimistica parola d’ordine: “Andrà tutto bene”. Mai augurio e speranza sono state clamorosamente e dolorosamente smentite. Tutto ora fa pensare che l’inverno che verrà, sarà durissimo. Come tanti non immaginano, si ostinano a non voler credere.

A rendere tutto più difficile e logorante l’insipienza e l’incredibile irresponsabilità di tanti che istituzionalmente hanno il compito di essere responsabili e lucidi nell’azione di contrasto agli effetti devastanti della pandemia. Una serie di episodi letteralmente incredibili, potrebbero far parte di un film di comicità surreale, come quelli dei fratelli Marx o dei Three Stooges.

Di seguito una parziale “antologia”.

Giuseppe Tiani, ex vice-questore di polizia, viene nominato dal presidente della regione Puglia presidente di “InnovaPuglia”, una struttura regionale con il compito di gestire gli appalti. Compenso: 40mila euro l’anno. Tiani è anche segretario nazionale dei un sindacato di polizia, il Siap. Non si capisce bene a quale titolo viene audito dalla Commissione parlamentare Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. In quella autorevole sede si fa latore di una singolare tesi: a suo dire esisterebbe un ciondolo anti-batterico, “che inibisce qualsiasi virus di segno positivo… un micro- purificatore d’aria del costo di 50 euro, di tecnologia israeliana, che per un metro cubo attorno a chi lo indossa genera cationi che inibiscono qualsiasi virus abbia segno positivo… è un neutralizzatore di batteri e andrebbe distribuito alle forze di polizia e a tutti i sanitari impegnati”. Tiani chiede di adoperarsi perché tutte le forze di polizia siano dotate di questo ciondolo.

Una corbelleria che non sta né in cielo né in terra, anche perché non c’è alcuna tecnologia israeliana. Il ciondolo è prodotto da una piccola ditta marchigiana, ed è stata acquistata in un negozio a Gerusalemme. Scoppiata la polemica, Tiani ha pensato bene di dimettersi dall’incarico di “InnovaPuglia”.

Attenzione: non è stato il presidente Emiliano a cacciare via Tiani; è stato lui a dimettersi. Ma ancora: dei componenti della commissione parlamentare Affari costituzionali della Camera, qualcuno ha reagito, nel sentire simili corbellerie? Non risulta. E infine: perché Tiani è stato audito? Mistero.

Facciamo ora un salto in Umbria. A Perugia, l’Usl 1 decide di far alloggiare una ventina di pazienti Covid in una palazzina già impiegata per la riabilitazione di bambini disabili. Anche se gli ingressi sono separati, non mancano gli spazi in comune; il  possibile contagio preoccupa i genitori di quei bambini che vengono seguiti nella struttura per la riabilitazione neuropsichiatrica e psichiatria infantile. Il primo piano, infatti, è riservato a loro, mentre il secondo agli anziani. Il terzo, in questo periodo, ai pazienti Covid. Il rischio è che si ripeta quello che è avvenuto a marzo in tante Residenze Sanitarie per Anziani, con un dilagare di contagi proprio tra i soggetti più a rischio, gli anziani. Anche in questo caso, scoppia la polemica. Se ne parla per qualche giorno, ma non accade nulla.

Il Generale dei Carabinieri in congedo Saverio Cotticelli (YouTube)

La Calabria, da sempre è una regione dove la Sanità è allo sfascio. Per questo da anni il Governo ha nominato un commissario straordinario. E’ un ex generale dei carabinieri, si chiama Saverio Cotticelli. Intervistato da una trasmissione televisiva, “Titolo V”, Cotticelli candidamente ammette di non aver predisposto alcun piano anti-Covid, anzi di non sapere neppure di averlo dovuto predisporre lui. Poi emerge un documento, regolarmente da lui vistato, dove si desume che proprio lui doveva occuparsene. Viene prontamente rimosso; ma non finisce qui. Cotticelli in successive interviste cerca di metterci una toppa. Ecco quello che gli esce di bocca: “Durante l’intervista non connettevo, sto cercando di capire se ho avuto un malore…Non so in quel momento cosa mi sia successo. Non connettevo. Il Piano anti-Covid l’ho fatto io. Sto cercando di capire con un medico se ho avuto un malore durante l’intervista”.

Aggiunge: “Davo fastidio alla massoneria, forse sono stato drogato…Non potendo uccidermi mi hanno screditato…Non ero io quello che ha parlato nell’intervista. Non mi riconosco in quell’uomo. Stavo male. Era come se fossi un altro”.

Vengono i brividi a pensare che l’autore di simili, incredibili corbellerie abbia indossato la divisa del generale dei carabinieri. Ma la telenovela calabrese non finisce. 

Il nuovo commissario, Giuseppe Zuccatelli, è protagonista di un imbarazzante video, che lo riprende mentre nega l’utilità delle mascherine, che a suo dire “non servono a un c..zo”: E ancora: “Per beccarti il virus se io fossi positivo dovresti baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca”. Come si vede, una gara a chi si produce in parole più veloci del pensiero, persone che danno l’impressione di essere incapaci di intendere, ma non di volere.

Anche il Governo centrale fa del suo meglio. Accertato che in attesa del vaccino ci sono tre buone regole (indossare la mascherina; lavarsi spesso le mani; evitare gli assembramenti), vengono emessi decreti e “raccomandazioni” a raffica.

Una di queste raccomandazioni, riguarda i nonni. È possibile, ma fortemente sconsigliato spostarsi per accompagnare i propri figli dai nonni o per andarli a riprendere all’inizio o al termine della giornata di lavoro: perché gli anziani sono tra le categorie più esposte al contagio da Covid. E’ ammesso solo in caso di estrema necessità, se entrambi i genitori sono impossibilitati a tenere i figli con sé per ragioni di forza maggiore. In tale caso i genitori possono accompagnare i bambini dai nonni, percorrendo il tragitto strettamente necessario per raggiungerli e recarsi sul luogo di lavoro, oppure per andare a riprendere i bambini al ritorno. La risposta è la stessa per tutte e tre le zone (rossa, gialla o arancione).

“Fortemente sconsigliato” (un po’ come “severamente vietato”). Non bastava “sconsigliato”? C’è un “debolmente” sconsigliato?

I genitori sono (“fortemente”) sconsigliati dal portare i figli dai nonni, e anche andarli a riprendere. Se si portano, evidentemente, prima o poi, li si va a riprendere. O qualcuno pensa che li si pianta da loro, e chi si è visto si è visto? Oppure qualcuno poteva pensare che sia sconsigliato (“fortemente”) il portarli, ma non il riprenderli, cosicché si è ritenuto di doverlo specificare?

Lo “sconsiglio” (“fortemente”), consente delle deroghe: “Ragioni di forza maggiore”; quali sono? Chi le decide? E’ un “fai da te”?

Si raccomanda “il tragitto strettamente necessario”. Va bene: ci si augura il minor numero di persone possibile per strada, ma di solito chi va dal punto A al punto B, prende sempre, Covid o non Covid, la strada più breve. Ad ogni modo: passi raccomandare il percorso più breve; ma che significa il “tragitto strettamente necessario”? C’è un tragitto “necessario” e un altro “superfluo”?

Sempre in tema di parenti. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa intervistata da una trasmissione televisiva, dice che il Natale, quest’anno sarà diverso, e lo si potrà trascorrere con i parenti di primo grado.

Mattia Feltri, graffiante editorialista del quotidiano “La Stampa”, ha tracciato una simulazione: 

“Mia moglie e io abbiamo controllato, e parenti di primo grado sono genitori e figli. Stop. Lei ha invitato i suoi, di genitori, e io i miei. Però, abbiamo riflettuto, nonni e nipoti non sono parenti di primo grado, quindi invitando i nostri genitori dovevamo buttare fuori di casa i nostri figli. La cosa ci creava qualche difficoltà. Forse, abbiamo detto, Zampa intendeva che si possono invitare solo parenti di primo grado che tuttavia possono sedere a tavola anche con parenti non di primo grado. I miei genitori hanno detto sì, sarà così, e hanno invitato le loro tre figlie, cioè le mie tre sorelle. E i genitori di mia moglie hanno invitato la loro altra figlia, cioè la sorella di mia moglie. Naturalmente le mie sorelle e la sorella di mia moglie sono dotate di coniuge, con cui si sono riprodotte per un numero totale di nove figli. Alcuni di quei coniugi, cioè i nostri cognati, hanno invitato i loro genitori, come da disposizioni di legge. E quei loro genitori hanno invitato altri loro figli, con altri loro coniugi e ulteriori loro figli. Insomma, in capo a tre ore avevamo un Natale con circa centocinquanta invitati, e perfettamente legale. Si è deciso di fare un passo indietro: solo i parenti di primo grado, alla lettera. Quindi, per non essere costretti a buttare fuori di casa i nostri figli, abbiamo alzato il telefono e detto vabbè, quest`anno va così, sarà per il prossimo”.

Roma, 23 febbraio 2020 – Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte coordina i lavori del Comitato Operativo della Protezione Civile. Partecipano anche i ministri Roberto Speranza e Paola De Micheli della Protezione Civile

All’inizio della pandemia, da Palazzo Chigi la disposizione che si potevano frequentare solo i “congiunti”. Non si capiva bene se con congiunti si potevano intendere anche i conviventi. E’ arrivata poi la specificazione: “Sì, a patto che siano relazioni stabili”. Il concetto di “stabilità” è piuttosto vago, così si è lasciato perdere. E chi preferisce avere una propria abitazione, e al tempo stesso una relazione? Non si sa bene. Per quanto riguarda la parentela il sempre il provvidenziale palazzo Chigi specifica: “fino a cugini di sesto grado”.

Non si rendono conto del ridicolo. Bastava dire: “E’ raccomandabile vedere e frequentare il minor numero di persone possibile”. Troppo semplice, vero? Così l’ufficio complicazioni affari semplici fa del suo meglio (riuscendoci) a rendere più difficoltosa ogni cosa. Come se la pandemia non bastasse.

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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