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“Fermate il conteggio” twitta Trump, come se gli USA fossero la Corea del Nord

Gli uffici elettorali di Pennsylvania, Georgia, Arizona, Nevada, rallentati dagli avvocati del presidente con procedure giudiziarie. Biden: calma e pazienza

Massimo JausbyMassimo Jaus
“Fermate il conteggio” twitta Trump, come se gli USA fossero la Corea del Nord

Trump as "The Great Dictator" (Illustration by Antonella Martino)

Time: 4 mins read

Il fittizio mondo della realtà alternativa che Donald Trump con i suoi cortigiani aveva creato alla Casa Bianca, sta crollando. Le falsità si scontrano frontalmente con la verità. La maggior parte degli americani, quasi 72 milioni, lo hanno bocciato. Il conto non è ancora arrivato, ma è per strada.

Un Trump combattivo, infuriato, minaccioso, carico di rancore, twitta di fermare il conteggio dei voti, fa telefonare al genero, Jared Kushner, alla Fox News, la stazione televisiva che per quattro anni è stata il suo altoparlante, perché nella copertura delle elezioni, Fox News assegna l’Arizona con i suoi 11 Electoral Votes a Biden senza che il conteggio sia finito e senza l’ufficialità del risultato. Parole concitate con Rupert Murdoch, editore del giornale, che fino a ieri aveva messo l’impero dei suoi media al servizio della Casa Bianca. Secondo Vanity Fair a telefonare sarebbe stato invece lo stesso Donald Trump. Fox News non ritratta e due giorni dopo continua ad assegnare la vittoria a Biden.

Il tweet di Trump: “fermate il conteggio”

La furia del presidente, una volta scaricato dai suoi alleati, va oltre.  Manda Tweet alla Kim Jonh-un. “Fermate il conteggio” scrive, suscitando ilarità e tristezza, mostrando come sia  rimasto prigioniero della sua narrativa fuori dal contatto con la realtà.  Ordina ai suoi avvocati di citare in giudizio Stati, governatori, responsabili degli uffici elettorali. Chiede riconteggi di voti anche negli Stati che non hanno finito di contarli. Come se fosse Charlie Chaplin nel “Grande Dittatore” sdraiato sulla scrivania con il mappamondo in mano.

Kim Jong-Un and Donald Trump.

Cosa farà una volta che arriverà l’ufficialità della sua sconfitta? Aizzerà le sue truppe, quelle di “Stay Back and Stand By”? Come è successo ieri sera dove un centinaio di persone, alcune armate, hanno dimostrato minacciosamente davanti all’ufficio elettorale di Phoenix in Arizona. Cosa farà nei 76 giorni che rimangono fino all’Inauguration quando il nuovo presidente si insedierà alla Casa Bianca? Lascerà l’Ufficio Ovale o dovranno essere gli agenti dell’FBI a scortarlo?

Gli uffici elettorali di Pennsylvania, Georgia, Arizona, Nevada, hanno rallentato il conteggio dei voti dopo che gli avvocati del presidente hanno avviato le procedure giudiziarie. In Pennsylvania lo Stato più importante per Trump per far rimanere viva la tenue speranza di restare alla Casa Bianca, Biden è in una fortissima ripresa. Due giorni fa il conteggio dei voti lo dava in svantaggio di circa 300 mila voti. Ora il vantaggio si è ridotto a qualche migliaia di voti. In questo Stato si stanno conteggiando le schede elettorali di Philadelphia dove la presenza democratica è molto forte. Poi 29 mila voti mandati per posta dalla contea di Allegany, ad alta concentrazione democratica, sono stati momentaneamente accantonati perché le buste del voto erano danneggiate. E questa non è la sola controversia nello Stato. Alla magistratura anche la vicenda di posticipare l’accettazione dei ballottaggi arrivati dopo la chiusura dei seggi. Il governo statale della Pennsylvania lo scorso mese aveva deciso di estendere l’accettazione dei voti per posta fino a 8 giorni dopo la chiusura dei seggi purché sulle buste ci fosse il timbro postale del 3 novembre. Decisione maturata per facilitare il voto soprattutto delle persone anziane che non hanno una buca postale vicino alla loro abitazione. La norma è stata approvata dal parlamento statale con il voto di entrambi i partiti. Giorni dopo i parlamentari repubblicani della legislature statale ci hanno ripensato, o gli è stato ordinato di ripensarci dalla macchina elettorale di Trump, e si sono rivolti al tribunale per chiedere l’annullamento della norma affermando che posporre l’accettazione dei voti dopo Election Day non era di competenza dello Stato, ma del Congresso, unico organo che avrebbe potuto cambiare la data elettorale. La magistratura statale ha dato torto ai repubblicani e la legge è stata applicata. Ora gli avvocati della campagna elettorale di Trump si sono rivolti alla magistratura federale perché questa norma secondo loro violerebbe le leggi federali.

Ma gli avvocati di Trump non hanno perso tempo. Hanno chiesto anche al tribunale statale dell’Arizona di bloccare il conteggio dei voti. Non è chiaro fino ad ora quale sia l’argomento legale per la richiesta. Sta di fatto che l’ufficio elettorale dello Stato ha sospeso il conteggio fino a questa sera alle 6, le 9 di sera ora di New York. In Arizona Biden ha un vantaggio su Trump di quasi 70 mila voti. Poi c’è la Georgia, uno Stato tradizionalmente repubblicano. Anche qui gli avvocati della macchina elettorale di Trump hanno chiesto alla magistratura di bloccare il conteggio dei voti, ma l’amministrazione statale ha respinto la richiesta. Attualmente Trump ha qualche migliaio di voti più di Biden, ma devono essere ancora scrutinate le schede della periferia di Atlanta, ad alta concentrazione democratica.  E infine il Nevada dove Biden ha un vantaggio di circa 10 mila voti. Il responsabile del sistema elettorale dello Stato ha detto che ancora devono essere scrutinate 60 mila schede e che i risultati si sapranno domani mattina.

Joe Biden nell’illustrazione di Antonella Martino

A Biden per andare alla Casa Bianca occorrono 270 voti elettorali. Attualmente ne ha 253 mentre Trump è fermo a quota 213. Basterebbero solo i voti del Nevada che ne ha 6 e quelli dell’Arizona che ne ha 7 per arrivare a quota di 270. Biden in una breve apparizione ha invitato i democratici alla calma e alla pazienza. Il candidato democratico vuole conquistare anche gli altri Stati per dare un maggior peso alla sua vittoria. Per ora, comunque non si sa chi sarà il prossimo presidente. La decisione però potrebbe arrivare in serata o domani.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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