Una foto vale mille parole. Un luogo comune per tutti quelli che scrivono. E’ di alcuni giorni fa una immagine postata su instagram di due bambine in California che per fare i compiti si erano sedute su un marciapiede vicino l’ingresso di un fast food che offre gratuitamente il wifi ai clienti. Un’immagine che fa pensare come l’America stia diventando sempre più povera e non solo di soldi, ma di valori.
Negli Stati Uniti le scuole si sono riaperte ad inizio settimana nell’era del Covid 19 (ma a New York invece l’apertura è stata ritardata al 21 settembre), alcune con la presenza fisica degli studenti, altre con l’insegnamento solo via computer, altre con una divisione tra un part time in classe di uno due giorni e il resto via computer. Nessuno però ha evidenziato a sufficienza come non tutti gli studenti siano in possesso o possano permettersi di acquistare più computer per l’istruzione dei figli che hanno classi magari alla stessa ora e che quindi non possono dividerne l’uso. Inoltre tantissime famiglie hanno papà o mamma, o entrambi, che lavorano da casa con il computer. Allora, quanti computer deve avere una famiglia e come gestire l’uso di computer, telefonini, televisioni, lavoro via zoom con scuola e ufficio?
Poi oltre al costo dei computer c’è anche il costo delle linee wifi che per sostenere tutte le attività online devono forzatamente essere “broadband”. Altri costi aggiuntivi. E chi non se lo può permettere? Le due bambine nella foto danno di che pensare.
Sono 7 milioni gli studenti della “Generation Z” negli Stati Uniti che non hanno un computer o non si possono allacciare in rete. Tantissime le associazioni private che hanno donato laptop agli studenti o che danno gratuitamente gli hotspot dove i giovani si possono collegare. Anche molte scuole “ricche” hanno donato computer agli studenti che non se lo possono permettere, ma è un eufenismo, perché le scuole “ricche” sono dove abitano i “ricchi”, che computer e fastweb già li hanno.
Trump ha insistito sulla riapertura delle scuole, ma non è stata varata a carattere nazionale messuna decisione politica di aiuto per permettere alle famiglie di sostenerne i costi. E non è solo Trump, perché neanche la Camera dei Rappresentanti che è a maggioranza democratica, ha presentato piani di aiuto. Né, tantomeno il segretario all’istruzione Betsy DeVos, che, dopo la morte a causa del coronavirus di 75 bambini dalla riapertura delle scuole se ne è uscita in una intervista al programma radiofonico “Ring of Fire”, che la pandemia, in fin dei conti, è un fatto positivo per il sistema scolastico nazionale che così è stato forzato a fare dei drastici cambiamenti che altrimenti non sarebbero mai stati fatti. Cambiamenti obbligati – ha aggiunto – che anche le famiglie hanno dovuto fare e finalmente capire le differenze che esistono tra il Sistema scolastico pubblico, quello privato e le “charter schools” (un misto di scuola tra il privato e il pubblico in cui i consigli scolastici decidono il piano di studi)”.
Da aggiungere che il ministro dell’Istruzione è stata al centro di uno scandalo investigato dall’OGE, l’Office Of Government Ethics, che nella relazione finale di 108 pagine ha dimostrato come il ministro abbia conflittualità economiche con l’incarico da lei ricoperto. Una delle aziende della DeVos acquista e vende i prestiti che gli studenti fanno per pagare i costi dell’università.
Ma torniamo alla scuola. E poi i giovani che hanno bisogno di assistenza specializzata, come gli studenti autistici o down, chi li assiste? Come si mettono in rete? Tutta una serie di tematiche pesantissime per le famiglie e totalmente ignorate.
Infine le università. Si hanno riaperto, ma hanno anche richiuso. Migliaia di studenti si sono presi il Covid-19. Migliaia di fraternity e sorority hanno avuto le loro attività interscolasiche bloccate. Ma i giovani socializzano, bevono, fanno party come se i tempi non fossero offuscati da questa pandemia. E le conseguenze sono che i college vanno avanti con il singhiozzo.