Non deve essere facile fare la Ministra per le pari opportunità e la famiglia in un paese come l’Italia, fanalino di coda tra i paesi europei, nella classifica del Gender Gap Index. In piena emergenza Covid 19 le donne sono state in prima linea,in famiglia e nel lavoro, ma i rischi di fare passi indietro nei diritti acquisiti sono reali come evidenzia il Rapporto curato per l’Istituto Toniolo dall’economista Paola Profeta insieme alla sottoscritta. Ne abbiamo discusso stamane in un webinar (vedi video sotto) nel quale abbiamo parlato anche di violenza economica, tema su cui si discute ancora troppo poco, ma che la temuta recessione rende molto attuale. E’ stata l’occasione per rivolgere alcune domande alla Ministra Elena Bonetti.
Quanto è frustrante fare la ministra per le pari opportunità in un paese come l’Italia?
“Frustrata non è l’aggettivo giusto. Mi sento come tutte le donne che nel nostro paese, in tanti contesti lavorativi, sanno di essere chiamate ad una responsabilità che non è solo a nome proprio ma a nome di tutte le donne. Si incontrano ostacoli, salite, fallimenti, sconfitte e battaglie che però vanno giocate fino in fondo. Più che frustrata direi che a volte ci si sente soli, ma può accadere a tante donne che spesso in contesti familiari o lavorativi percepiscono quella dimensione di solitudine perché si guardano intorno e non vedono altre donne con cui poter condividere la loro esperienza e il racconto di una vita che haun tratto speciale, come è il mondo femminile. Alla fine prevale la tenacia delle donne che di fronte alla fatica e agli ostacoli non arretrano, ma scelgono di fare un passo avanti, proprio perché siamo agli ultimi posti del Gender Gap”.
La Ministra Bonetti conferma che il nostro paese ha delle politiche di genere inadeguate e di fronte all’emergenza Coronavirus e nella quale siamo ancora immersi abbiamo il dovere, afferma, di costruire quello che per anni non siamo stati in grado di fare.
Tra i provvedimenti straordinari varati dal governo ce n’è qualcuno che lascerebbe per sempre?
“Sì, l’investimento sull’istruzione per esempio. Il mio ministero ha ottenuto 150 milioni per progetti educativi. E’ una misura che oggi ci appare normale, ma se la si guarda fuori dall’emergenza coronavirus, appare veramente straordinaria. Quando sono stati mai investiti 150 milioni nei centri estivi per i bambini e i giovani del nostro paese? Oggi era doveroso farlo, perché i ragazzi sono stati privati di un contesto educativo per mesi, mentre le famiglie sono diventate il luogo sovraccaricato di impegni, dal lavoro alla cura sanitaria, all’educazione. Le donne hanno svolto un ruolo straordinario. Spero che questo investimento diventi strutturale e sostenga le famiglie nel loro compito educativo. Anche i congedi parentali straordinari a entrambi i genitori sono un successo perché rappresentano il riconoscimento di un diritto non solo del lavoratore ma anche del bambino ad avere accanto una figura adulta di riferimento. E’ passato un concetto importante: le scuole sono chiuse e i genitori devono poter stare a casa non solo per una questione di custodia, ma perché i bambini hanno bisogno di riferimenti educativi al loro fianco. Anche lo smart working oggi viene riconosciuto come diritto per entrambi i genitori e rappresenta la possibilità di una riorganizzazione del mondo del lavoro che renda più armonica la vita delle persone. Il coronavirus ha messo in evidenza che il tema del lavoro e quello delle relazioni non sono scindibili. Il coronavirus parte da un fatto sanitario e rimescola in modo tragico tutte queste dimensioni che vanno ricostruite con una visione organica complessiva e sotto forma di investimento”.

C’è qualcosa che avrebbe voluto fare e non c’è riuscita?
“Abbiamo mancato un grande obiettivo. Non siamo riusciti a fare delle politiche sociali oltre la dimensione assistenziale. Credo che ogni misura di sostegno debba essere commisurata al contesto familiare delle persone. Non siamo solo dei lavoratori. La donna non può essere vista solo come una lavoratrice, perché altrimenti le donne ne uscirebbero penalizzate. Siamo multitasking e non possiamo scindere il tema della maternità dal tema del lavoro. La Francia l’ha capito e infatti ha il più alto tasso di natalità e il più alto tasso di impiego femminile. Per fare un esempio concreto, se noi diamo 600 euro a una donna, che è una partita IVA, dobbiamo saper riconoscere se è anche una madre single con tre figli o se ha genitori anziani da accudire o se invece è una donna single che vuole iniziare un progetto di vita. Sarebbe stato importante dare una misura rapportata ai figli o ai carichi familiari continuativa nel tempo per tre , quattro mesi in modo da riattivare una progettualità in un paese che oggi è fermo,soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile. Oggi era necessario una forza propulsiva per produrre un’accelerazione. E’ mancata, ma è mia intenzione portare avanti questa proposta nei prossimi progetti di legge”.
Nel rapporto presentato dall’Istituto Toniolo, curato dall’economista Paola Profeta emerge una contraddizione tra la preparazione delle donne e le mancate carriere in posti di responsabilità.
“Noi investiamo per formare queste donne che hanno risultati eccellenti e poi, parlando in termini calcistici, nel momento in cui dobbiamo giocare la finale scegliamo di lasciare i migliori giocatori in panchina. Non è strategico per nessuno, soprattutto in un momento come quello che ci attende con una potenziale recessione a due cifre. Dobbiamo avere una dimensione shock e il mondo femminile lo può essere. Non dimentichiamoci che in questi mesi la resilienza al coronavirus è stata femminile. Negli ospedali il 70% degli impiegati è donna, nei supermercati la maggior parte è donna. Abbiamo retto per la prima volta dopo il periodo bellico sul lavoro femminile e la prima cosa che abbiamo fatto è stato riaprire solo i settori a prevalenza maschile. E’ stato un errore della politica. Perché non dare un nuovo impulso all’imprenditoria femminile? Anche nella riapertura oggi serve una parità di genere”.

Che tipo di reazioni ha in Consiglio dei Ministri quando lei dice queste cose? Ci sono state molte critiche per come l’emergenza sia stata gestita soprattutto da uomini…
“Non è vero che le donne non siano state protagoniste in questa battaglia al coronavirus. Le donne hanno ottenuto per prime i risultati nel mondo scientifico. Abbiamo un ministro dell’interno che ha fatto un lavoro straordinario nella tenuta sociale del paese anche in una situazione difficile. Il Ministro dell’Istruzione è una donna e ha affrontato una emergenza senza precedenti. Non è che le donne non ci siano e non abbiano esercitato la loro responsabilità. Nella mia task force tutta di donne proprio oggi abbiamo concordato serie di proposte concrete per il paese. Abbiamo parlato poco e agito tanto. Per quanto riguarda il Consiglio dei Ministri sono convinta che si debba assumere la responsabilità di rendere operativa la nostra Costituzione sulla quale abbiamo giurato e che chiede di riconoscere il diritto al lavoro per tutti i cittadini e la rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza”.
L’Italia è un paese maschilista?
“Sì,penso di sì… Credo che il nostro sia un paese che non ha valorizzato pienamente il mondo delle donne. Purtroppo abbiamo male interpretato l’identità italiana. La nostra Costituzione è fortemente femminile e al femminile. Quelle poche Madri Costituenti hanno fatto un lavoro straordinario. Le prime vere e serie politiche familiari le ha fatte Tina Anselmi, come sua è la creazione di un sistema sanitario nazionale, un’intuizione geniale di una donna che ha permesso oggi al nostro paese di salvarsi in piena emergenza Covid. Oggi il nostro paese ha uno sguardo al maschile, ma le donne ci sono. Si tratta di liberare quelle energie femminili che ci sono e che non sono valorizzate in pieno.