Come in un film…
Il Papa si aggira per le strade desolate di Roma, una città che piange all’ombra del Coronavirus. Una città che non perde il suo fascino, e la sua imponenza è li intatta in tutto il suo splendore ad aspettare giorni migliori, che arriveranno, oh si che arriveranno…
Neanche il più fantasioso dei registi avrebbe mai potuto immaginare una scena simile, una scena apocalittica che come molti dicono sa di surreale.
Sembra più il trailer di un film ambientato in altri tempi, quando era la peste a farla da padrona e l’uomo impaurito lasciava il destino nelle mani del tempo, l’unico a poter dare una speranza.
Un pellegrinaggio quello dell’altro giorno che lo porta prima a fare visita alla basilica di Santa Maria Maggiore e successivamente a pregare nella Chiesa di San Marcello al Corso dove si trova il crocifisso miracoloso che nel 1522 venne portato in processione per implorare la fine della peste.
In ginocchio come solo un uomo di fede sa fare, Francesco prega davanti a quell’antico crocifisso che in epoca passata si salvò da un incendio devastante scoppiato all’interno della chiesa.
Esce con passo incerto quasi spaesato ed incredulo del silenzio che lo circonda, lui abituato a folle che lo osannano, lui che è sempre stato un grande ottimista ha lo sguardo stanco, provato, a tratti gli si legge negli occhi la grande paura.
Ha solo una missione :
Implora un miracolo per il mondo intero!
Più di una volta il Papa in questi giorni ha esortato tutta la comunità ed il mondo a rispettare le regole affinché questa pandemia non trovi più terreno fertile per continuare a mietere vittime, quelle che con le lacrime agli occhi ha ricordato in questo frangente in più occasioni mandando messaggi di conforto ai parenti delle stesse.
Non perde occasione per ricordare chi questa battaglia la sta combattendo in prima persona, sul fronte di guerra contro un nemico invisibile.
Prega per chi non c’è più, prega per chi ha perso un papà, una mamma, un fratello, una sorella, un figlio. Prega per i malati che lottano nelle sale di terapia intensiva e prega anche per quelle categorie, primi fra tutti medici e infermieri, che instancabili rischiano la vita ogni giorno con orari e turni di lavoro massacranti e interminabili, per i trasportatori ed i corrieri che continuano a viaggiare per l’approvvigionamento delle merci, per i commessi dei supermercati, per i farmacisti che con il loro servizio continuano a dispensare consigli e anche parole di conforto.
È un’Italia in ginocchio, con una mano protesa al cielo che cerca un’altra mano amica che l’aiuti a risollevarsi.

Passerà alla storia anche questa pandemia, passerà alla storia che un Papa camminava in una Roma deserta a cercare e a dare conforto, passerà …..non sappiamo quando ma passerà .
E questa volta la fine della guerra, la sconfitta di questo nemico invisibile, non sarà annunciata dallo sparo dei cannoni degli alleati.
Ma sarà un cielo limpido e celeste come non mai, sarà il rumore delle persone che passeggiano per strada, dei clacson delle automobili, dei tram, dei bambini che rientrano a scuola, delle campane delle chiese che suoneranno senza fine a farci tornare alla normalità.
Il rumore delle navi nel porto della mia città suoneranno come un gigantesco strumento musicale, come un canto elevato al cielo.
Sarà il rumore più bello del mondo, quello del ritorno alla vita.
E poi si stabilirà un giorno in tutta Italia e in tutto il mondo per commemorare chi non c’è l’ha fatta ma ha combattuto come un leone sino alla fine, gli faremo un funerale in mondo visione e leggeremo la lista di tutte le vittime, una per una perché tutti meritano un applauso.
Perché sarà il funerale che non gli è stato concesso, a diventare il funerale più bello del mondo.
All’Italia e al mondo intero vorrei dire sola una cosa…. uniti si vince sempre!