Mercoledì il presidente Donald Trump, appena tornato dall’India, ha tenuto una conferenza stampa alla Casa Bianca per spiegare le misure già adottate dalla sua amministrazione e quelle future per contenere la diffusione del coronavirus (nome ufficiale: SARS-CoV-2) negli Stati Uniti.
Trump è apparso ai giornalisti con accanto il vicepresidente Mike Pence e un gruppo di esperti sanitari. Il suo vice è stato nominato responsabile di coordinare l’azione della Casa Bianca e poi Trump ha annunciato un piano di spesa di 2,5 miliardi di dollari contro la diffusione del coronavirus.
Trump, che era stato accusato da vari esponenti democratici del Congresso di prendere sottogamba l’emergenza sanitaria, ha cercato di minimizzare la gravità del virus e ha riaffermato che l’America è “ready”, pronta a contenerne gli effetti.
Durante la conferenza stampa di ieri sera, il presidente Trump ha ricordato come gli stranieri che hanno viaggiato in Cina nelle ultime due settimane non possono entrare negli Stati Uniti, dicendo che altri paesi potrebbero essere aggiunti. “Al momento giusto forse lo faremo, adesso non è il momento giusto”, rispondendo ad una domanda che faceva riferimento alla Sud Corea e all’Italia, i paesi più colpiti fuori dalla Cina (oltre all’Iran).
Poi ha aggiunto: “L’Italia è un problema. Faremo controlli per le persone che vengono”. E poi, voltandosi verso gli esperti dietro di lui: “Vedremo, se è necessario a un certo punto dovremo anche “tagliare” (“cut off”)”. ( “Italy is, you know, a deeper problem, and we’re checking people coming in very, very strongly from those and at some point we may cut that off”). Quindi, eventualmente anche per l’Italia, arriverà il “taglio” dei collegamenti aerei già interrotti con la Cina, proprio per prevenire l’importazione dell’epidemia.
Sempre durante le domande dei giornalisti, a Trump è stato fatto notare che lui aveva attaccato il presidente Barack Obama per non aver bloccato, durante l’epidemia di ebola, tutti i voli dai paesi interessati. Il presidente Trump ha risposto che la situazione di allora non può essere messa a confronto, si tratta di pericoli diversi: “Se ti prendevi l’ebola, era finita, quasi sicuramente ti uccideva. Invece questa è come una influenza…”.
Alla conferenza stampa con Trump, c’era anche l’esperto di malattie infettive e di vaccini Anthony Fauci, che ha detto che per il coronavirus ci vorranno almeno 12-18 mesi per averne uno pronto: “Quindi… per contenerne gli effetti sulla sanità pubblica, non possiamo contare su vaccino per almeno un anno”.
Intanto ci sono esperti americani, come l’epidemiologo di Harvard Mark Lipsitch, che affermano che ormai sarà inevitabile il contagio per la maggior parte della popolazione mondiale. Ma, sempre secondo Lipsitch, si riafferma il fatto che le conseguenze non sono così drammatiche, dato che il coronavirus è paragonabile ad una influenza, seppur con un tasso di mortalità superiore (2% rispetto allo 0.1%).