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Caos Caucus Iowa: il Partito democratico bocciato, negata vittoria a Buttigieg o Sanders

Nella sera delle primarie tanto attese in Iowa, il Partito democratico va in tilt per la conta dei voti mostrando disorganizzazione e alimentando sospetti

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Gli asinelli raglianti democratici troppo divisi per scalciare il Gop di Trump

L'asino simbolo del Partito Democratico

Time: 3 mins read

Caos nei caucus! E dall’Iowa adesso sprizza solo rabbia, vergogna e rassegnazione. Il Partito democratico, che sarebbe chiamato alla prova di sloggiare dalla Casa Bianca il peggior presidente della storia degli Stati Uniti, mostrando al mondo la forza del coinvolgimento democratico della maggioranza degli americani, riesce nella notte delle prime primarie a disintegrare la fiducia nelle sue possibilità di far votare il candidato giusto per battere Trump. Mostrando infatti incredibile disorganizzazione, e per lo più facendo crescere i sospetti su manipolazioni e ostruzionismi, mentre alla Casa Bianca sghignazzano.  Rabbia e vergogna quindi per aver negato alla nazione e al mondo intero in attesa, un vincitore nella prima importantissima tappa delle primarie.  Per i maggiori candidati, i loro collaboratori e quei elettori sostenitori che puntavano lunedì sera alla vittoria finale, alla fine della nottata è calata solo la rassegnazione: nessuno arriva stanotte in New Hampshire con la spinta del discorso della vittoria.

Eppure milioni di americani ieri sera guardavano la tv per conoscere il nome del vincitore e ascoltare il suo discorso. Quel vincitore avrebbe avuto una spinta enorme nel suo tentativo di assicurarsi la nomination per sfidare poi Trump. E invece, sia al favoritissimo Bernie Sanders (senatore indipendente del Vermont, che non fa parte del Partito democratico) che alla sorprendente performance di Pete Buttigieg (giovane sindaco di una oscura cittadina dell’Indiana) è stata negata questa spinta. Anche Elizabeth Warren, la senatrice del Massachusetts, posizionata a quanto sembra non tanto lontana dai primi due nella conta delle teste iowane democratiche, è stata negata la spinta di poter essere arrivata prima dell’ex favorito e ormai in calo ex vicepresidente Joe Biden, che invece appariva quarto e distante. Già, Biden. Che l’ex presidente sia stato il preferito dell’establishment del partito democratico, non c’è dubbio.  Al momento appare solo una “coincidenza” che il caos dei dati dell’Iowa sia coincisa con questo ancora apparente quarto posto. La quinta, secondo i primi calcoli, sarebbe la senatrice del Minnesota Amy Klobushar, che però le principali fonti dalla sua campagna hanno fatto capire ieri sera che addirittura lei potrebbe aver superato Biden…

Pete Buttigieg, rischiando di apparire uno spaccone alla Trump,  ieri sera non si è rassegnato alla mancanza dei dati ufficiali del partito, e invece basandosi sui dati del voto verificati dallo staff della sua campagna elettorale (che ha reso pubblici), ha fatto un discorso ai suoi sostenitori dove ha praticamente annunciato di esser certo della vittoria.

Bernie Sanders, che pensava forse si essere quello che più avesse da guadagnare se questa sera tutto avesse funzionato, ha fatto un discorso molto più prudente. La sua campagna starà per ora fumando rabbia per essersi vista negata quel discorso della vittoria in diretta televisiva davanti a milioni di americani consegnandoti così lo scettro del favorito per le prossime primarie.

Bisogna subito mettere in chiaro questo: in Iowa hanno partecipato ai caucus (una specie di conta delle teste degli elettori divisi per gruppi per capire le loro preferenze in centinaia di assemblee sparse nel piccolo stato del Middle West) meno di 200 mila americani. Quasi tutti bianchi. Cioè la democrazia americana e il mondo messe in suspence per il responso di una partecipazione popolare che non ricalca nulla delle diverse etnie che costituiscono il melting pot americano e che non raggiunge per numeri di coinvolgimento nemmeno la popolazione della provincia di Caltanissetta! Ma che senso ha essere arrivati fino a questo? Non era tutto così prevedibile? Chi ha insistito pur sapendo che prima o poi il piccolo re Iowa sarebbe apparso a tutti nudo come un verme?

L’inizio della conta dei voti ieri sera in un caucus in Iowa

Non è neanche la prima volta che succede in Iowa infatti, anche nel 2012 l’organizzazione dei caucus aveva miseramente fallito. Questa volta per le primarie del Partito Repubblicano, quando decretarono vincitore Mitt Romney e invece a prevalere era stato Rick Santorum, privando l’allora senatore italoamericano della Pennsylvania di quella enorme spinta iniziale, che chissà poi…

Riprendendo la famosa frase di un giornalista che nel 1950, dalla sperduta Castelvetrano in Sicilia, telefonando a Roma per comunicare al suo giornale la notizia della morte del bandito Salvatore Giuliano, disse “di certo c’è solo che è morto”,  ecco che anche per noi questa notte è stata la stessa cosa: non si sa chi ha vinto in Iowa, ma di certo c’è che è morta finalmente e per sempre l’influenza di questi caucus, che dal rurale e così troppo “bianco” Iowa non si sa perché – o invece si dovrebbe sapere? –  qualcuno ha voluto per troppo tempo e con troppo potere essere così significativa per le sorti della democrazia americana.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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