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Il discorso del Marchese del Grillo Trump sbatte sul muro delle dame bianche

Prevedibile discorso del presidente Trump sullo stato dell'Unione, ma questa volta al Congresso c'è l'onda bianca e lunga delle donne elette grazie a lui

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 3 mins read

Il discorso della “disunione” di Trump ieri sera è scivolato via come si prevedeva: dalla retorica della Casa Bianca nulla di nuovo. Chi si aspettava dal presidente USA un discorso che cercasse di “unire” il paese, si è ritrovato nella sostanza delle parole lette una filastrocca risentita mille volte, con la solita inflessibilità e cattiveria trumpiana, come sempre riservata al tema preferito da questo presidente: il muro anti migranti.

Col quel tono monotono e da scolaretto che legge a memoria, Trump ha seguito alla lettera il compitino preparato per mostrare intatto il suo inflessibile “trumpismo”. Frasi buttate lì sul bisogno di unire gli sforzi tra democratici e repubblicani per trovare soluzioni comuni per il bene del paese, si sono sgretolate subito sulla sua insistenza sull’ottenere i soldi per il muro senza condizioni, e nell’accusare i democratici di aver imbastito le accuse che hanno aperto le investigazioni sulla sua campagna elettorale del 2016.

“No news” si potrebbe dire da questo secondo discorso di Trump alle Camere riunite, se non l’unica che riguarda la sua politica estera, quando ha annunciato che incontrerà il 27 febbraio il dittatore nordcoreano Kim Jong Un in un vertice in Vietnam.

Nancy Pelosi applaude sarcasticamente Donald Trump (Foto ripresa da Twitter/Doug Mills/Pool via Reuters)

Ma nonostante il tono scontato di Trump,  non ci siamo addormentati nel mezzo del discorso durato quasi un’ora e mezza, grazie allo spettacolo visivo offerto dalla sala e dalle espressioni sul viso della speaker della Camera Nancy Pelosi, seduta dietro Trump e con accanto la mummia del vicepresidente Mike Pence. E’ valsa l’intera serata, quando ad un certo punto Nancy la terribile (per Trump)  ha sfoderato un applauso sarcastico puntato sul presidente con nel viso l’espressione chiarissima e che tutta l’America non poteva che tradurre così: “ma quanto sei idiota!”

Un’altra ragione che non ci ha fatto chiudere gli occhi nel mezzo di quest’operetta trumpiana, è stato la meraviglia dell’onda bianca di donne sedute sugli scranni dei democratici, un colore dei vestiti scelto in onore della lotta delle suffragette per il diritto di voto di un secolo fa. Per tutto il discorso è stato questo il muro alto e bianco che con il suo impassibile silenzio e carico di sguardi pessimisti diretti verso lo scranno presidenziale, ha impedito agli applausi recitati col pilota automatico dei repubblicani di dare all’egomaniacale Trump la sua dose necessaria di venerazione. Col momento clou della serata quando, nel mezzo del suo discorso proprio il misogino Trump salutando il dato che la maggioranza dei posti di lavoro creati durante la sua amministrazione sono stati acquisiti dalle donne, ha visto le furbissime deputate e senatrici vestite di bianco scattare in piedi liberando un applauso e congratulandosi tra loro per aver strappato al GOP un record di seggi al Congresso grazie proprio alla reazione degli americani contro Trump. Quando Donald ha capito di come fosse stato fregato dalle dame bianche che oltre a non bersi la sua  inconcludente retorica, mostravano di essere prontissime ad approfittarne per farlo precipitare nel ridicolo, ecco che qui il presidente forse ha avuto l’unico momento di statura presidenziale, facendo buon viso al brillantissimo spirito delle deputate e congratulandosi con loro.

Le deputate e senatrici democratiche vestite di bianco esultano ieri al Congresso

Poi Trump é tornato ai suoi tic toc retorici senza saper appassionare, cercando di attaccare i democratici accusandoli di volere il socialismo, e cercando l’applauso con “ma l’America non sarà mai un paese socialista”, non rendendosi conto di aver fatto un altro spot gratuito per Bernie Sanders, che seduto si godeva l’attenzione, così come la travolgente neo eletta dal Bronx Alexandria Ocasio-Ortez che, anche lei vestita di bianco, svettava per inquadrature televisive della serata.

A spezzare un po’ la monotonia delle frasi di Trump, è arrivata in soccorso la bella First Lady Melania, che aveva seduta accanto una coraggiosa bimba che dopo aver sconfitto il cancro aveva organizzato un network di fundraising per aiutare altri bimbi colpiti dal male. Così come bravo a chi ha scelto di posizionare tra gli ospiti che ricevevano una dedica nel discorso di Trump, dei sopravvissuti dell’olocausto seduti accanto ai reduci militari americani che li avevano liberati da quell’inferno.

Ma alla fine, anche per questo secondo suo discorso della disunione, non arriva nulla di nuovo da sotto il Campidoglio di Washington: Trump resta Trump. La sua facciale supponenza di credere di essere soltanto e sempre lui dalla parte della ragione, ieri ci ha ricordato la macchietta del Marchese del Grillo del famoso film di Monicelli con Alberto Sordi, che finiva i suoi discorsi rivolgendosi al popolo della Roma papalina: “Io so io, e voi non siete un caz…”. Ecco, Trump avrebbe voluto parlare al Congresso anche ieri come il Marchese del Grillo, ma questa volta, con l’orgogliosa speaker  italoamericana Nancy Pelosi che lo sovrastava da dietro, e con l’ondata bianca e lunga delle dame bianche neoelette, anche The Donald avrà capito che per il 2020 dovrà abituarsi all’idea della più che probabile conclusione del suo show: “Mr. President, you are fired”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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