La presidenza Trump continua a sbattere contro il muro immaginario che lei stessa ha costruito, e assomiglia ormai a una caricatura di un celebre cartone animato, quel “coyote” che proprio nel deserto al confine col Messico cercava di afferrare una preda senza mai riuscirci. L’unica vera notizia dei nove minuti di discorso di ieri sera del Presidente degli Stati Uniti, pronunciato dall’Ufficio Ovale – luogo riservato ai momenti memorabili come l’annuncio dell’entrata in guerra – è che Trump non ha proclamato (ancora?) l’emergenza nazionale, che gli avrebbe conferito poteri speciali e consentito di usare i fondi del Pentagono per costruire il muro ai confini col Messico.
Dopodiché, nessuna novità è uscita da un breve discorso che, a parte il tono più “umano” e “sensibile” (e infatti era più impacciato del solito nel leggerlo, certe parole sono estranee al vocabolario trumpiano) non porta nessuna nuova proposta di trattativa con la maggioranza democratica al Congresso per sbloccare l’impasse di uno shutdown cercato, voluto e ora, perlomeno negli ultimi 19 giorni, subito politicamente soprattutto dalla Casa Bianca. Trump – in un discorso che sembra da campagna elettorale per il 2020 e che abusa dell’Ufficio Ovale per la sua propaganda – ha chiesto ancora al Congresso di accettare nel budget del governo gli oltre 5,7 miliardi di dollari per costruire un muro non di pietra ma “di metallo, come richiesto dai democratici” (una delle solite bugie di Trump, i democratici non l’hanno mai chiesto).
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Come abbiamo detto, Trump, fin dall’inizio, ha fatto riferimento alla “grande crisi umanitaria” a suo avviso in corso, lasciando temporaneamente da parte i “violentatori assassini” (citati di nuovo nella seconda parte), e ha cercato di guadagnare consenso sulla sua proposta facendola sembrare tesa a salvare vite in pericolo da ambe le parti del confine USA-Messico. “C’è una crisi, umanitaria e di sicurezza nazionale, al nostro confine. Quanto sangue dovrà ancora scorrere, prima che il Congresso si decida ad agire?”, ha detto Trump. Poi, ha cominciato di nuovo la cantilena sulla necessità del muro: in vista della sua corsa elettorale del 2020, Trump ha capito che, se non inizierà ad essere costruito, potrebbe sparire lo zoccolo duro dei supporter che lo osannavano nei comizi nel 2016 per quella “grandiosa” promessa anti-immigrati. Durante il discorso, inoltre, Trump è di nuovo ricorso al suo argomento preferito, affermando che il muro serve a “fermare criminali, gang, trafficanti di esseri umani”. E lo ha fatto attaccando coloro che non vogliono aiutare Washington, ma che restano ben protetti nelle loro case: “quei politici che attorno alle loro case hanno alti muri di cinta, non perché odiano chi sta fuori, ma perché amano chi sta dentro”.
Ieri sera i democratici, rappresentati dalla speaker Nancy Pelosi e dal leader dei senatori del partito Chuck Schumer, lo hanno detto subito: “Trump ora vuol far pagare ai cittadini americani quel muro che aveva promesso avrebbe fatto pagare al Messico”. Poi, i democratici hanno accusato il Presidente di “creare una crisi”, di esagerare una emergenza per diffondere la paura, e governare con ricatti come lo shutdown a scapito degli americani. Pelosi e Schumer hanno ammesso la necessità di garantire meglio la sicurezza del confine con il Messico: non, però, con un muro così costoso e inutile, ma con altri provvedimenti più moderni che sono pronti a finanziare. Insomma, i democratici hanno cercato di far capire nel loro discorso (anche se i due sembravano come “imbalsamati” davanti al video) che non accetteranno mai di finanziare qualcosa di così dispendioso e inefficace per accontentare la propaganda elettorale di Trump.
Spazi di trattativa per sbloccare lo shutdown? I democratici vorrebbero separare i due problemi: approvare una legge di bilancio senza spesa del muro; e aprire poi una discussione sulle ulteriori misure necessarie per rendere la frontiera più sicura.
Domani, giovedì, Trump andrà al confine col Messico, per continuare a tenere alta la tensione. Ma lì troverà anche gli agenti di frontiera, la Border Patrol, che ormai da 20 giorni lavorano senza ricevere lo stipendio. Vedremo se la presidenza Trump sbatterà ancora sul muro, o se troverà una via d’uscita ad un impasse che sta sgretolando le sue chance di rielezione per il 2020.