Che Giuseppe Conte, da ospite di Donald Trump alla Casa Bianca, non sarebbe stato umiliato come invece capitò al povero Paolo Gentiloni l’anno scorso, lo si sapeva già. Il presidente USA aveva infatti incontrato due volte l’allora “sconosciuto” primo ministro italiano (al G7 al suo debutto internazionale e poi al vertice Nato) e tutti notarono come The Donald non si era fatto sfuggire quel professorino dalle buone maniere, che poteva tornargli utile nei suoi duelli con Merkel e Macron.
Ora all’Italia del governo M5S-Lega non é parso vero di veder spalancata la Casa Bianca, per poter raccontare al resto d’Europa la novella che adesso Roma avrà l’appoggio dell’America di Trump per cercare la formula per stabilizzare il Mediterraneo in tempesta, tra migranti e caos Libia. Come poi dovrebbe essere proprio Trump a garantirlo, colui che un giorno dice una cosa e la mattina dopo twitta il contrario, resta un mistero. Questo presidente USA è lo stesso che mesi fa diceva a Gentiloni – non nel faccia a faccia a porte chiuse ma alla conferenza stampa! – che a lui della Libia importa un fico secco e che gli USA avevano troppe altre crisi da sbrigare per occuparsi pure di quel paese…
It is my great honor to welcome Prime Minister @GiuseppeConteIT of Italy to the @WhiteHouse! Join us at 2:00pmE for our joint press conference: https://t.co/XAchZ3zUSe pic.twitter.com/5t4QVsKKqH
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 30, 2018
E invece l’Italia di Conte (ma non sarebbe meglio dire di Salvini?) ora, dopo questo incontro di Washington, appare fiduciosa: potrà contare sull’appoggio degli USA per la Conferenza sulla Libia che si terrà a Roma. Una conferenza che dovrebbe creare le condizioni politiche, legali e di sicurezza – finora inesistenti – per far svolgere finalmente le prossime elezioni politiche e presidenziali libiche. E sopratutto perché se si arrivasse alla stabilizzazione della Libia, sarà scongiurato il pericolo (per l’Italia) che ciò sia avvenuto per il ruolo giocato dalla Francia di Macron e non per quello di Roma. Anche perché, ci racconta sempre Palazzo Chigi, questa volta senza essere smentiti da Trump in diretta, ci sarebbe il pieno sostegno della Casa Bianca ad una “cabina di regia permanente” tra USA e Italia per il Mediterraneo allargato in chiave di lotta al terrorismo, maggiore sicurezza, immigrazione e soprattutto appunto stabilizzazione libica. Con questa cabina di regia in cui sarebbero al timone i reciproci ministeri degli Esteri e della Difesa, l’Italia finalmente riceverebbe l’incarico di essere lei il punto di riferimento, in Europa, per la Libia, perché così vorrebbero gli USA (Ma davvero? Aspetta e spera che già l’ora… E se questo diventasse invece l’incentivo, visti i rapporti dell’Europa con Trump, per Macron e Merkel, per gli spagnoli e magari persino per gli inglesi, di coalizzarsi contro l’Italia nei piani per la Libia?). Eppure l’ Italia sembra scommettere negli USA affinché aiutino per la stabilizzazione del paese nord africano. Aspetta e spera in Trump? Se Trump sarà sempre Trump, noi crediamo invece che darà il minimo (e forse nulla) di quello che ha promesso a Conte. Perché, come ha detto lo stesso Conte in conferenza stampa, Trump “sa far bene gli interessi dell’America…” (Ma che per Trump coincidono sempre con i suoi).
Invece Trump é apparso molto più interessato all’altro grande tema dell’incontro: gli scambi commerciali e dazi. Conte cercava di avere da Trump garanzie che gli interessi delle aziende italiane non vengano toccati, soprattutto i prodotti dell’agroalimentare. Da Palazzo Chigi hanno detto che con Trump è tutto ok. Certo, ma che ha chiesto in cambio? Eh, eh, eh, qui le doti del “palazzinaro” di Donald si saranno fatte valere. Infatti in conferenza stampa il presidente USA ha ricordato il disavanzo commerciale con l’Italia e che “si dovrà porre rimedio”. Come? Comprare gli aerei americani, proprio quelli che costano un sacco di miliardi…
Conte appare così convinto che a distanza di qualche mese dalle umiliazioni subite da Gentiloni, l’atteggiamento degli USA nei confronti dell’Italia e delle crisi geopolitiche che a lei interessano ora sarà ben diverso perché il suo governo è quello “del cambiamento”, istaurato a Roma da pochi mesi, e quindi sarebbe lo specchio del governo che c’è a Washington. Conte spiega che sono i governi che ascoltano “the people” e vanno contro l’establishment, e quindi tra governi “gemelli” ci si aiuta… Aspetta e spera in Trump.
“Congratulazioni per la grande vittoria elettorale”, infatti così Trump ha inaugurato la conferenza stampa congiunta con Conte.
E quando una collega ha posto una domanda costruita a puntino per stimolare l’ego di Trump (che consigli darebbe lei, che sta avendo successo con l’economia americana, per far crescere l’economia italiana?), il presidente USA si è mostrato generoso con il suo interlocutore: “L’Italia è un grande Paese per investire, fa prodotti molto buoni e di qualità, anche io ne posseggo qualcuno…Conte sa come promuovere e vendere i prodotti italiani” ha continuato Trump. Ma ricordando subito che “abbiamo molto di cui parlare a proposito di commercio e a proposito di forze armate. State ordinando aerei, molti aerei. Gli Stati Uniti hanno un deficit molto grande con l’Italia, circa 31 miliardi di dollari. E sono sicuro che rimedieremo molto velocemente”.
E quando Conte, ha parlato sulla Russia con tanto amore, perché l’Italia parla, dice Conte, sempre per il bene delle popolazioni ma soprattutto, ricordiamo noi, anche perché quelle sanzioni ci stanno facendo perdere miliardi di dollari, da Trump il premier italiano ha avuto una doccia gelata: “Le sanzioni alla Russia rimarranno così come sono”. E che ti aspetti? Dopo il fiasco di Helsinki, con il mastino Mueller sempre alle calcagna, non poteva certo Trump farsi cogliere ancora una volta al servizio di Putin e per che cosa poi, per fare un favore agli italiani?
Ma alla fine questa bilaterale USA-Italia alla Casa Bianca, a chi serve?
A sentire Conte, l’Italia ne esce benissimo, perchè “con questo proficuo incontro abbiamo compiuto ulteriore passo in avanti per aggiornare la nostra cooperazione: siamo due governi del cambiamento, tante cose ci uniscono”. Trump, prima ancora della conferenza stampa, quando si è fatto fotografare con Conte, aveva fatto di tutto per dare un aiuto al governo italiano: “Conte sta facendo un lavoro fantastico. Sono molto d’accordo con quello che state facendo sull’immigrazione legale e illegale. Sono d’accordo con la vostra gestione dei confini. Molti altri Paesi in Europa dovrebbero seguire l’esempio dell’Italia”.
Alla fine della conferenza stampa alla Casa Bianca, Conte ha fatto un piccolo bis all’Ambasciata d’Italia, incontrando i giornalisti italiani. Alcuni hanno chiesto notizie sul pericolo razzismo in Italia, soprattutto dopo gli ultimi attacchi persino ad atlete azzurre, ma Conte é stato inflessibile nel confermare la linea del governo che é quella di sminuire: “Andiamoci piano, prima di dire che certi episodi sono razzisti…”.
Già. E’ stato in quel momento che noi abbiamo cercato di interpretate tutto quello che avevamo visto, cercando di farci spiegare ancora una volta da Conte, che cosa intendesse, nei fatti, che il governo di Trump e il suo si assomigliano tanto nel loro essere “anti establishment” e quindi per la loro determinazione a dare risposte alle richieste di chi li ha votati. La risposta di Conte, non è stata approfondita. Si è limitato a ripetere che entrambi, lui e Trump, avevano in comune di non essere politici di professione, “siamo degli outsiders della politica… Siamo due premier, con lui presidente, di governo che vogliono realizzare un cambiamento, e questo cambiamento crea dei contrasti con quello che sono gli assetti consolidati. Con quello che volgarmente viene chiamato l’establishment. Questa è una lotta comune. E pur di difendere questo operato, ecco come ho detto in conferenza stampa, per esempio il Presidente Trump lo fa molto bene, quello che io chiamo l’avvocato del popolo… Non mi sembra una nota di disvalore, anzi credo che sia una nota che l’elettorato americano così come quello italiano dovrebbe apprezzare”.
E insomma non é andato molto a fondo su cosa rendesse questi governi nei fatti cosa simili. Mah. Forse era la fretta, doveva prendere l’aereo. A noi invece, che non abbiamo fretta, ci appare evidente in cosa siano “gemelli” il governo “trumpista” e quello “salvinista” (‘Se pensate che Salvini sia razzista, assolutamente vi dico che non é così – ha detto Conte in Ambasciata – con lui ci parlo ogni giorno…” ha detto). Entrambi questi governi, infatti, tra gli americani e gli italiani hanno sdoganato l’odio verso il diverso. Trump con gli immigrati “violentatori e assassini” e il muro assolutamente da iniziare “altrimenti chiudo il governo”…. E Salvini con i porti da chiudere “alle ong dei vice scavisti” mentre si pretende che le violenze di stampo razzista che si propagano in Italia non esistano. Con Salvini che twitta “molti nemici molto onore” per non sfigurare con Trump che twitta “giornalisti nemici del popolo”.
Già, anche noi siamo convinti che l’attuale governo italiano assomigli molto, anzi troppo a quello di Trump. Ma per i motivi di questa somiglianza, non ne siamo affatto contenti come invece ci appariva oggi, alla Casa Bianca, Giuseppe Conte.