Mentre mi siedo per scrivere questo articolo venerdì sera, mi sovviene che ogni argomento trattato e seguito durante la mia giovane carriera giornalista era distante dalle mie esperienze personali e di vita. Tuttavia, questa volta, la storia è molto diversa. Nelle prime ore del 7 settembre, due ragazze americane, poco più che ventenni, hanno dichiarato di essere state violentate da due Carabinieri a Firenze, dopo una serata passata fuori. Le ragazze sono universitarie e studiano come me all’estero, nella città toscana per il semestre autunnale. La Procura di Firenze, in queste ore, sta investigando sulle gravi accuse fatte dalle giovani contro i Carabinieri.
Nella notte tra il 6 e il 7 settembre, le due studentesse, che quella sera erano parte di una comitiva che aveva passato la serata al Flo, un locale vicino a Piazzale Michelangelo, si sono dirette verso la periferia del centro cittadino.
Secondo il quotidiano italiano La Repubblica, una lite scoppiata tra i padroni del locale ha fatto intervenire tre auto dei Carabinieri sul posto. Poco dopo la situazione si è tranquillizzata: due delle macchine delle forze dell’ordine hanno lasciato il posto, mentre una è rimasta con due agenti al suo interno.
Un mio amico, che era fuori con le ragazze quella notte, ha dichiarato che il gruppo è uscito dal locale in momenti diversi e si è separato quando ognuno ha cercato dei taxi per raggiungere le proprie residenze, lasciando le due giovani attorno alle 4 del mattino.
Una mia amica aveva già preso un taxi quando “un agente aveva offerto loro un passaggio”, ha detto, riferendosi alle vittime dello stupro.
I due Carabinieri le avrebbero accompagnate a casa e una volta lì le avrebbero “portate dentro e violentate nel corridoio del loro edificio”.
Secondo i media italiani, in questa parte del racconto c’è una certa incoerenza nelle affermazioni delle ragazze date alle forze dell’ordine, in merito a dove avrebbe avuto luogo lo stupro. Una delle due avrebbe detto di essere stata violentata nel corridoio dell’edificio e ha dichiarato che l’agente l’avrebbe violentata in ascensore. Poco dopo, le due ragazze hanno chiamato la polizia.
Sono state prelevate da un’ambulanza e sono state portate in ospedale, dove sono state sottoposte ai primi soccorsi e ad alcuni esami psicologici. È apparso subito chiaro che le due ragazze fossero in stato di ebbrezza, una più dell’altra. Le studentesse erano presumibilmente in grado di avere una foto di almeno uno dei due uomini e della macchina che ha portato all’identificazione dei due agenti attualmente sotto indagine.
Venendo da un Paese, l’America, dove una gran parte della popolazione non è in grado di affidarsi completamente alle forze dell’ordine, lo shock non si è ridotto una volta appresa la notizia, né per i miei né per i miei coetanei.
Mentre l’inchiesta è in corso, è già stato stabilito dalle telecamere di sicurezza, che mostrano quattro persone nell’auto dei Carabinieri, i due uomini e le due ragazze, che i due agenti avevano fatto rapporto al comando centrale dopo averle fermate, per un controllo, nel centro di Firenze, nelle prime ore del 7 settembre.
Roberta Pinotti, il Ministro della Difesa italiano, ha parlato delle accuse venerdì, a Milano, dichiarando che “lo stupro è sempre una cosa grave, ma è qualcosa di gravemente inaudito se a commetterlo sono dei Carabinieri in uniforme”.
Ha dichiarato che il suo ufficio non ha ancora ricevuto informazioni ufficiali, solo notizie riportate dai media, il che significa che i due Carabinieri non sono ancora stati sospesi dai loro posti, ma questo potrebbe succedere non appena sarà rilasciata una comunicazione ufficiale.
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato americano, nell’interesse di proteggere la privacy delle ragazze coinvolte, ha rilasciato una dichiarazione che afferma solamente che “i nostri uffici esteri sono sempre pronti ad assistere i cittadini americani che sono stati vittima di reati e che cercano assistenza nelle nostre ambasciate e nei nostri consolati”.
Questa non è la prima volta che sento pesanti accuse rivolte ai Carabinieri. Le forze dell’ordine italiane sono sempre state una sorta di enigma, che anche gli italiani stessi sembrano incapaci di esplorare. Recentemente, un amico ha descritto i Carabinieri come “razzisti” a causa dei propri incontri con i militari italiani, ma questo è semplicemente un aneddoto. È troppo presto, per le indagini sapere pienamente che cosa è accaduto quella notte, ma anche se la relazione tra le ragazze e gli agenti fosse stata consenziente, ed è molto chiaro che la relazione c’è stata ed è accertata dai risultati degli esami in ospedale, i due Carabinieri dovrebbero incorrere in pesanti sanzioni perché erano in divisa e in servizio quando hanno avuto luogo gli eventi in questione. Non c’è ancora alcuna sentenza di colpevolezza per i due uomini sotto inchiesta, ma resta chiaro che per lungo tempo, né io né i miei amici, accetteremo passaggi dai Carabinieri.
Traduzione a cura di Giovanna Pavesi