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August 12, 2015
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L’ultimo saluto di Jon Stewart, il tribuno della risata

Marcello CristobyMarcello Cristo
Time: 3 mins read

"The most trusted name in fake journalism" (Il nome più attendibile del giornalismo fasullo). Per sedici anni, è stato questo il motto di The Daily Show with Jon Stewart il programma di satira politica del canale televisivo Comedy Central che ha chiuso i battenti la settimana scorsa e che ricomincerà a settembre con il nuovo conduttore Trevor Noah.

Sebbene il formato della trasmissione non si discosti più di tanto da quello degli altri "talk show" satirici americani il Daily Show di Jon Stewart ha gradualmente occupato un posto sempre più importante nel panorama mediatico del paese esercitando un'influenza sull'opinione pubblica che va ben oltre quella che ci si potrebbe normalmente attendere da un programma di questo genere.

Allo stesso tempo in cui, per motivi di ascolto, le principali trasmissioni di giornalismo televisivo, create con lo scopo di offrire al pubblico un'informazione seria, cercavano di inserire elementi di spettacolo ed intrattenimento nei loro segmenti, il Daily Show, uno spettacolo comico di intrattenimento, ha avuto la capacità di affrontare temi importanti e addirittura drammatici con un acume giornalistico che, nello spazio di tempo limitato del suo formato, spesso non ha avuto nulla da invidiare a quello delle maggiori testate.

Proprio questo tentativo sostenuto e consapevole di andare oltre la comicità spicciola e ad effetto e di analizzare i maggiori temi di l'attualità ha suscitato l'impressione tra il pubblico che Jon Stewart e il nutrito gruppo di "corrispondenti" che si sono succeduti al suo fianco, siano andati ben oltre il compito che ci si poteva attendere da loro tentando di offrire informazione vera, seppur presentata in quella cornice comica che, per tanti anni, ha reso esilarante la trasmissione.

La personalità modesta e auto-ironica dello stesso Stewart ha contribuito inoltre a creare tra il suo pubblico quell'immagine di "alfiere del buon senso" che ha reso il suo messaggio ancora più efficace. Un'efficacia alimentata, a sua volta, da un genuino senso di sdegno e di indignazione per la follia, la disfunzione e l'ipocrisia della realtà socio-politica dell'America moderna.

Nelle sue sarcastiche filippiche contro i potenti di turno e contro i paradossi quotidiani della politica nazionale, Stewart é sempre apparso come il guardiano supremo del "senso comune" un ruolo che il conduttore si è conquistato lasciando trasparire con i suoi devastanti "servizi" sulla guerra in Iraq o sulle responsabilità della crisi finanziaria del 2007-09 il suo personale modo di pensare ed una sincera passione per questi argomenti.

Per quanto nel corso della sua carriera Jon Stewart sia diventato un personaggio-simbolo della sinistra democratica, la sua popolarità si è consolidata anche grazie ad una naturale insofferenza per ogni ideologia preconcetta sia di destra che di sinistra. Pur avendo costruito la sua fama ergendosi al ruolo di censore del conservativismo, Stewart non ha risparmiato il suoi strali sarcastici per i politici di sinistra come la sua famosa intervista con la responsabile della Salute Pubblica del governo Obama, Kathleen Sebelius, subito dopo il disastroso varo della riforma sanitaria del 2013.

E' chiaro che, in un certo senso, Jon Stewart ha anche avuto vita facile nel consolidare il suo successo per tutta una serie di ragioni. In primo luogo, i sedici anni trascorsi alla guida della trasmissione sono stati tra i più ricchi di avvenimenti clamorosi della recente storia americana: dalla rocambolesca elezione di George W. Bush nel 2000, agli attentati alle torri gemelle del settembre 2001 passando per la guerra in Iraq e per la crisi crisi finanziaria del 2007 fino all'elezione del primo presidente di colore nel 2008. In questo turbine di eventi che hanno lasciato un segno indelebile nella psiche collettiva americana, Jon Stewart ha saputo rappresentare un'ancora di stabilità e di chiarificazione di quanto stava accadendo esorcizzando la drammaticità della cronaca con l'effetto catartico della risata.

Ma nel suo ruolo di conduttore del Daily Show Jon Stewart ha anche potuto contare sul formato del suo pulpito che, da una parte, gli ha consentito di sconfinare oltre i confini tradizionali della satira e della commedia nel territorio dell'informazione vera e propria permettendogli di dare lezioni di deontologia professionale ai rappresentati del giornalismo ortodosso. Nello stesso tempo, il suo ruolo di comico gli ha consentito anche di rifugiarsi, all'occorrenza, nella sua veste di giullare che, volendo, può sempre ricorrere alla battuta per far valere le sue ragioni.

Ma quello che emerge probabilmente come il talento più rilevante di Jon Stewart è stata la sua incommensurabile capacità di tessere assieme magistralmente l'aspetto serio e quello faceto dei vari argomenti presentati. Un talento che, per sedici anni, gli ha consentito di prendere per mano l'opinione pubblica americana facendo luce su quella intercapedine oscura tra la realtà e la descrizione della realtà confezionata da politici e mass media per il nostro uso e consumo.

 

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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