Ecogiustizia è fatta? In teoria sì, in pratica ci sono molti dubbi. Di certo c'è che, da oggi, entrano a fare parte dell''ordinamento italiano quattro nuovi ecoreati. E’ stata pubblicata ieri, infatti, in Gazzetta Ufficiale, la legge 68 del 2015, subito in vigore, che punta a rafforzare il contrasto ai delitti contro l’ambiente attraverso l’introduzione nel codice penale di quattro nuovi reati: il delitto di inquinamento ambientale; il delitto di disastro ambientale; il delitto di traffico ed abbandono di materiale di alta radioattivita’ e il delitto di impedimento del controllo.
L’approvazione di questo testo è stata tormentata, ma alla fine, il Parlamento italiano ha sfornato una legge che, se da un lato ha fatto esultare alcune associazioni ambientaliste (come Legambiente) e e i partiti che l’hanno fortemente voluta (M5S, Sel e Pd) dall’altro solleva non poche perplessità.
I Verdi, ad esempio, l’hanno praticamente bocciata, così come alcuni magistrati che si sono occupati di reati ambientali. A cominciare da Raffaele Guariniello, magistrato a Torino e pubblico ministero nei processi contro la multinazionale dell’amianto (il cosiddetto precesso Eternit).
Da cosa nascono i dubbi?
Innanzitutto dal fatto che, nel testo, è stato introdotto un avverbio molto controverso: per essere punito- recita la norma- il disastro ambientale deve essere cagionato ‘abusivamente’. Questo significa che, se chi inquina, ha avuto le autorizzazioni burocratiche, non sarà perseguibile. Praticamente, come è accaduto nella maggior parte dei casi in Italia e ancora di più in Sicilia (basti pensare ai siti del petrolchimico), si potrà continuare ad inquinare col permesso dello Stato.
Da qui la protesta del leader dei Verdi Angelo Bonelli che dice: “Per essere punito il disastro ambientale deve essere cagionato ‘abusivamente’ e questo è assurdo. Non dimentichiamo che ci sono crimini contro l’ambiente che sono autorizzati per legge: circa un anno fa il governo ha approvato un decreto (91/2014) con il quale per gli scarichi a mare di acciaierie, centrali a carbone, cementifici, raffinerie, centrali elettriche, stabilimenti chimici ecc., per i quali non è possibile rispettare i limiti di emissione previsti dal codice per l’ambiente, in sede di autorizzazione integrata ambientale, possono essere previsti valori limiti di emissione più alti (meno restrittivi) e proporzionati ai livelli di produzione, dando, di fatto, il via libera ad inquinare per legge”.
Bonelli ricorda anche la preoccupazione del procuratore Gianfranco Amendola quando ha evidenziato, nella rivista Lexambiente, che "molte inchieste verrebbero fermate proprio per aver inserito quell'avverbio perché non si potranno più svolgere i processi contro quelle grandi industrie che impunemente hanno inquinato e attentato alla salute dei cittadini, ma lo hanno fatto in nome di un'autorizzazione dello Stato e quindi non abusive, facendo dipendere l'esistenza del delitto da un intervento solo amministrativo quale è il rilascio di un'autorizzazione".
"In sostanza – aggiunge Angelo Bonelli – chi ha inquinato con autorizzazione dello Stato e quindi non abusivamente sarà liberato dalla responsabilità di pagare per il danno ambientale provocato. Penso a Priolo, Milazzo, Brindisi, Sarroch, la Ferriera a Trieste e ovviamente Taranto solo per citarne alcuni".
Il procuratore Gianfranco Amendola, è stato molto esplicito: “Si dà mano libera all’industria che inquina, questa è la risposta dei poteri forti alle vicende Ilva, Eternit”. Secondo Amendola con l’introduzione dell’avverbio ‘abusivamente’ “si è passati dal criticabile all’inaccettabile. Con il nuovo articolo 452 quater del codice penale avremo, così, unico Paese al mondo, il delitto di disastro ambientale abusivo, e cioè un disastro che può essere punito solo se commesso ‘abusivamente’. Altrimenti, il fatto non sussiste e l’imputato viene assolto”.
Interpretazione che non viene condivisa da Legambiente e Libera, secondo cui “in realtà la parola ‘abusivamente’, è molto più estensiva, come dimostrano numerose sentenze di cassazione e una consolidata giurisprudenza, e garantisce maggiori tutele per l’ambiente e la salute. Grazie alla nuova formulazione sarà possibile ad esempio contestare i nuovi delitti anche per l’emissione in atmosfera di sostanze cancerogene regolate dalla normativa sulla sicurezza come le fibre di amianto, ma anche per le cave illegali o i disboscamenti abusivi”.
Un'altra bocciatura sonora arriva, invece, come detto, da Torino. Secondo il pubblico ministero, Raffaele Guariniello, infatti, "chi dice che con questa legge il processo Eternit si sarebbe salvato dice una cosa sbagliata. Vero è che si sono raddoppiati i tempi di prescrizione, ma l'impianto resta lo stesso".
"La Cassazione – aggiunge il magistrato – ha stabilito che questo reato si consuma quando avviene l’evento. E l’evento, nel caso dell’Eternit, è datato 1986, quando la società ha smesso di produrre. I supremi giudici hanno anche detto che il nostro processo era prescritto prima ancora di cominciare. E questa legge non modifica il principio. Per scongiurare il rischio prescrizione bisogna cominciare a indagare non appena la fabbrica chiude i battenti. E il reato di disastro comincia a prescriversi quando ancora non si è nemmeno manifestato".
Altra nota dolente: la legge non vieta, come pure aveva proposto un emendamento al Senato del siciliano Tonino D’Alì (FI), la tecnica dell’air gun che viene utilizzata per esplorare i fondali marini con l’aria compressa, alla ricerca di idrocarburi. Divieto fortemente contrastato da Confindustria e associazione petrolieri ed eliminato a Montecitorio su input del Governo Renzi.
Particolare nefasto per il Mediterraneo e, soprattutto, per il canale di Sicilia, preso d’assalto dalle compagnie petrolifere che dopo il decreto Sblocca Italia (che all’articolo 38 prevede che sia il Governo nazionale a decidere, non i territori) avranno vita più facile.
Numerosi esperti hanno sostenuto che l’airgun potrebbe sortire effetti devastanti in un contesto geo-tettonico come quello del Canale di Sicilia, caratterizzato non solo da forte sismicità, ma anche dalla presenza di fenomeni vulcanici (lo spiega nel video che pubblichiamo Domenico Macaluso, esperto della geologia dei fondali del Canale di Sicilia).
C'è da dire che Assomineraria ha fatto una battaglia contro il tentativo di introdurre nel testo il divieto di air gun e l’ha vinta. Secondo Pietro Cavanna, presidente settore Idrocarburi di Assomineraria, “se fosse passato il divieto saremmo stati i primi al mondo, poichè l’air gun non utilizza esplosivo ma aria compressa e serve sia per scopi di ricerca degli idrocarburi ma sopratutto per fini scientifici. La norma avrebbe bloccato 17 miliardi di euro di investimenti. Investimenti che sono già pronti e che porterebbero allo sviluppo di 700 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, raddoppiando così la produzione nazionale che al momento soddisfa circa l'11% dei consumi arrivando al 22%".

tecnica airgun
A replicare con particolare enfasi è stato il presidente del Consiglio Regionale della Puglia Onofrio Intona, che parla di paradossi e di vittoria dei signori dell'oro nero: “Non si possono maltrattare tartarughe e cetacei, e questo è giustissimo, ma si può di fatto ucciderli, sparando bordate d’aria compressa contro i fondali marini, per scandagliare sacche sotterranee di idrocarburi”. Per Intona l’esclusione del divieto di ricorrere all’air gun è una chiara vittoria del “partito dell’oro nero”, che minaccia la salute dell’Adriatico e dello Ionio”, mettendo in pericolo sia la salute dei grandi cetacei che, spostandosi con l’udito, sono minacciati dalle onde sonore sparate sul fondo".
Ma non solo: “ Ci sono tratti di mare nei quali gli aerei Nato hanno sganciato bombe inutilizzate nelle incursioni in Bosnia e Kosovo. Non voglio nemmeno pensare – ha aggiunto Intona – a cosa potrebbe innescare una ricerca air gun nel posto sbagliato”.