Il 20 maggio scorso, l'Assemblea della Camera ha concluso l'esame del disegno di legge di riforma della scuola, avviato il 14 maggio 2015, ed è, ora, all’esame del Senato.
Dal testo di legge approvato si delinea una scuola, autonoma e aperta al territorio, che offre una certa continuità nella didattica con chiamate affidate ai dirigenti scolastici. Infatti, sarà valorizzata la figura del dirigente scolastico, promotore e garante delle attività svolte dalle singole scuole e della gestione di tutte le risorse umane, finanziarie, e materiali delle stesse pur rispettando l’autonomia didattica dei docenti e la collegialità delle decisioni prese dalle istituzioni scolastiche.
Vi sarà una offerta formativa più efficiente, flessibile e aggiornata con strumenti più efficaci di raccordo con il mondo del lavoro. Infatti, per favorire lo sviluppo della didattica in laboratorio, le scuole potranno dotarsi di strutture territoriali per l'occupazioned: strutture innovative che possono vedere la presenza di cofinanziatori, tra cui anche le Camere di Commercio.
Nell’intento di costruire la scuola dell’autonomia e della flessibilità si prevede di assumere più di centomila nuovi insegnanti; di investire nelle infrastrutture edili e nella formazione dei docenti. La nuova scuola sarà anche una “scuola digitale”, infatti, il disegno di legge prevede che il Miur adotti il «Piano nazionale scuola digitale», programma finalizzato a sviluppare e migliorare le competenze degli studenti. Sarà definito un profilo digitale di studenti e del personale della scuola con appropriate modalità gestionali raccogliendo la sfida posta dagli obiettivi di Europa 2020 per un migliore inserimento nel mondo del lavoro. Il tutto sotteso da una adeguata formazione dei docenti in grado di passare da una didattica trasmissiva ad una collaborativa attraverso l’uso delle tecnologie nella prospettiva di permettere a tutte le scuole di raggiungere lo stesso standard sul piano delle tecnologie informatiche, dando, quindi, pari opportunità a tutti gli studenti sul nostro territorio nazionale. Ma se la scuola cambia dentro i confini nazionali essa è chiamata ad aggiornarsi anche all’estero. Ed è per tale ragione che ho presentato un emendamento, approvato, ed un ordine del giorno, accolto dal Governo, che vogliono ammodernare il nostro sistema scolastico all’estero e la promozione linguistica italiana nel mondo. Essa non ha solo un valore culturale ma ha anche un valore economico, in quanto la cultura è strumento di penetrazione commerciale nei mercati esteri e per l’Italia questo vale ancora di più che per gli altri Paesi, visto la ricchezza del nostro patrimonio linguistico-culturale.
Abbiamo, quindi, uno strumento importante di soft power e non lo usiamo per le potenzialità che può esprimere. Infatti, la legge che lo disciplina (legge 3 marzo 1971, n. 153), ha da poco compiuto i suoi 44 anni di vita e non possiamo pretendere di governare i cambiamenti repentini della società globalizzata con una legge obsoleta.
Ecco che, allora, il mio intervento legislativo va nella direzione di affidare al Governo il compito di predisporre un intervento organico, che preveda un efficace coordinamento tra i Ministri interessati, attuando un coordinamento più effettivo e sinergico tra il MAECI ed il MIUR per la buona riuscita della promozione linguistica all’estero. Dobbiamo far si che vi sia una offerta formativa che si inserisca nei processi di globalizzazione culturale ed economica in maniera efficiente ed efficace, ponendo al centro, anche in termini di rete, le comunità italiane all’estero. Inoltre, vi è la necessità di evitare, nell’ambito della promozione culturale all’estero, la frammentazione degli interventi e la mancanza di sinergia tra le strutture amministrative coinvolte in questo processo.
Se riformiamo la scuola in Italia a maggior ragione dobbiamo farla all’estero, chiedendo anche competenze adeguate e certificate, per non privarci di uno strumento di soft power di cui abbiamo veramente bisogno anche per alimentare la nostra ripresa economica. Pertanto, dopo aver inserito, nella cosiddetta legge sulla “buona scuola” la obbligatorietà di un nuovo strumento di coordinamento tra i ministeri competenti per la promozione linguistica all’estero, ho chiesto al Governo di avviare una riforma organica della normativa che disciplina l'attività scolastica all'estero anche per quanto concerne la competenza degli enti gestori per le iniziative scolastiche previste dall'articolo 638 del decreto legislativo 297 del 16 aprile 1994, e di arrivare a definire criteri chiari di abilitazione all'insegnamento dell'italiano all'estero e ad una certificazione unica ed universalmente riconosciuta per quanto concerne la competenza linguistica.