Chi scrive non è tra quanti hanno dimenticato cosa sia stata e cosa abbia rappresentato l'amministrazione guidata dall’ex missino, poi forzista e ora non so bene cosa Gianni Alemanno: uno dei punti più bassi del mai eccelso modo di amministrare quella che è una delle più belle città del mondo; e non a caso l’unico sindaco degno di questo nome che Roma ha avuto si chiama Ernesto Nathan, un radicale seguace di Felice Cavallotti, ebreo, di educazione inglese (nato a Londra nel 1845, la madre gli trasmette il culto di Giuseppe Mazzini, è tra i fondatori della Società Dante Alighieri, sindaco di Roma nel 1907).
Chi scrive non è tra quanti si sono abbandonati a facili critiche all’attuale sindaco Ignazio Marino, nonostante le sue innumerevoli gaffes che in altri paesi avrebbero comportato le dimissioni immediate: perché chi è ladro e corrotto va cacciato via; ma chi è cretino o come tale si comporta, anche lui è bene che vada a guadagnarsi il pane senza fare danni alla collettività.
Chi scrive, inoltre crede di conoscere abbastanza la storia di Roma per sapere che i suoi mali affondano nella notte dei tempi. Detto questo qualcosa dovrà pur significare il fatto che si annuncia e si invita la popolazione a prepararsi a una imminente apocalisse atmosferica; e poi, proprio il giorno della massima allerta si ritiene opportuno andarsene a Milano per partecipare a una riunione di routine dell’Associazione dei comuni italiani; e all’osservazione che forse il sindaco avrebbe fatto bene a restare al timone della nave in tempesta, si pensa bene di replicare che si era in costante contatto telefonico…
Per non parlare della vicenda delle multe non pagate, perché a bordo di un’utilitaria senza permesso, si scorazza in zone vietate o la si parcheggia dove non si deve; e alla contestazione, ovvia, delle opposizioni, si ipotizza prima una sorta di complotto telematico, poi si imbastiscono patetiche scuse di disservizi dell’entourage, e non si fa la cosa più normale ed ovvia: pagare le multe e chiedere scusa per le infrazioni. Vicende non gravi, se rapportate ai quotidiani reati commessi da amministratori comunali e regionali di Nord, Centro e Sud Italia e ai quotidiani scandali consumati con avvilente impudenza da una classe politica avida e arraffona. Episodi, tuttavia, che dimostrano una propensione e vocazione a gaffes che altrove non sarebbero perdonate, e sarebbero anzi pesantemente sanzionate.
Lasciamoli perdere, questi episodi. Andiamo alla polpa dei problemi. Sintetizzo, per comodità. È vero o no che Roma ha un disavanzo strutturale di circa 1,2 miliardi di euro, e questo nonostante i suoi cittadini paghino in tasse locali più del doppio della media nazionale? È vero o no che tra partecipazioni dirette e indirette il comune di Roma controlla oltre 160 società? È vero o no che tra queste società c'è anche l'Adir, una compagnia assicurativa? E va a capire perché… È vero o no che si tratta di circa 37mila dipendenti? È vero o no che a questi 37mila vanno poi aggiunti circa 25mila dipendenti diretti? È vero o no che Ama, Atac, Acea spendono, solo in personale, una cifra superiore al disavanzo strutturale del Comune, accumulando debiti astronomici e disservizi avvilenti? È vero che Atac ha cumulato perdite per oltre 1,6 miliardi? Ama con le banche 670 milioni, Acea 2,5 miliardi (in compenso il suo amministratore delegato guadagna 1,3 milioni annui)? È vero che 43mila alloggi del Comune rendono una media di 52 euro al mese? È vero che ogni giorno 1.400 dipendenti dell'Atac (su 12mila), risultano assenti giustificati? Che le farmacie comunali (oltre 300 dipendenti) riescono a perdere, chissà come decine di milioni di euro l'anno?
Se tutto ciò non è vero, si chiede scusa. Ma se, al contrario, è vero qualcuno dovrebbe dare spiegazioni sul come e sul perché. Chi scrive non invoca né auspica licenziamenti indiscriminati; non appartiene alla scuola di chi considera le persone, le loro famiglie, i loro mutui, dei numeri, delle formule, delle pedine; non sa neppure se sia davvero un bene vendere Acea ai privati, e liberalizzare trasporti pubblici e rifiuti. Vorrebbe però che finalmente qualcuno spiegasse, quando si parla di "manutenzione ordinaria e straordinaria" da assicurare, in cosa consistono davvero, perché nel suo piccolo, chi scrive, inciampa sempre nella stessa buca, il tombino intasato è sempre lo stesso, sempre lo stesso l'albero mai potato, che si lascia marcire finché non cade sulla testa di qualcuno… Roma ogni giorno che passa sprofonda sempre più nell'incuria e nel degrado. Prima o poi qualcosa di grave, fatalmente, accadrà.