L'Italia é in crisi ed una delle risposte piú comuni provenienti dalla politica e dalla societá civile é quella di "uscire dall'Euro".
Quella dell'abbandono della valuta unica europea e di restituire sovranitá monetaria al paese é un'idea politicamente trasversale caldeggiata sia dalla Lega che dal Movimento Cinque Stelle e anche da una parte delle organizzazioni sindacali. Per un paese come l'Italia che vive di export e turismo, la possibilitá di far fluttuare liberamente una valuta nazionale senza le restrizioni imposte dal Trattato di Maastricht (60% di debito pubblico e 3% di deficit di bilancio), costituirebbe una benefica boccata di ossigeno per l'economia.
Ma le difficoltá finanziarie dell'Italia purtroppo non sono legate esclusivamente a questa "camicia di forza" imposta dall'Europa. Il paese soffre anche e soprattutto di endemici problemi strutturali interni legati alla corruzione, al malaffare, alla dilagante incompetenza della sua classe politica, all'abnegazione dell'autoritá statale in una vasta porzione del territorio nazionale controllata dalla criminalitá organizzata e ad una mancanza di senso civico della sua popolazione che in alcune aree ha raggiunto un punto tale da rendere sfocato il confine tra legalitá e illegalitá.
Con una situazione di questo genere, invece di tentare di staccarsi dall'Europa, a mio parere sarebbe interessante provare a fare l'esatto contrario: lanciare un appello alla comunitá internazionale per un "commissariamento straordinario del paese". In altre parole, togliere l'Italia dalle mani degli italiani.
Malgrado il suo strabiliante declino economico, sociale e, soprattutto, culturale, l'Italia resta una delle culle della civiltá occidentale. Un paese che si trova in una posizione geografica ideale e che possiede uno dei piú straordinari patrimoni archeologici, paesaggistici e monumentali al mondo, simbolo di un passato illustre che é ormai l'unica risorsa a cui aggrapparci per rallentare il processo di degrado che stiamo attraversando.
Anni fa, quando i talebani afgani decisero di distruggere le due splendide statue dei Budda di Bamiyan considerate "espressione di una tradizione religiosa non-islamica" e quindi intrinsecamente indegne di esistere, la comunitá internazionale insorse tentando di evitare il disastro con tutti i mezzi a sua disposizione: dalla diplomazia, alle sanzioni economiche e persino all'intervento militare.
Ecco, dal momento che in Italia, come messo magistralmente in rilievo dal film di Sorrentino "La grande bellezza", tutto quello che ci resta sono i resti del nostro passato, si potrebbe lanciare un appello all'Onu affinché la comunitá internazionale intervenga per salvare l'Italia dalla barbarie dei suoi "talebani": gli italiani.
Dalla distruzione delle sue cittá all'avvelenamento del suolo, ai crolli e agli sfregi dei suoi siti archeologici, si potrebbe iniziare ad invertire la rotta con interventi piccoli e graduali come la "confisca" di tesori dell'umanitá come Pompei e il loro affidamento a gente seria, che sa come gestire la cosa pubblica (non so… tipo i francesi…).
Poi, dal momento che le grandi menti della nostra politica stanno studiando i dettagli di una nuova legge elettorale, magari si potrebbe cogliere l'occasione per istituire un nuovo meccanismo di sbarramento per l'accesso al parlamento: il passaporto italiano. La condizione vincolante per diventare deputato o senatore in Italia potrebbe essere l'obbligo di non essere italiani!
Io sono convito che un qualsiasi cittadino tedesco o slovacco, che si tratti di un macellaio bavarese o di un geometra moravo, saprebbe dimostrare maggiore lungimiranza legislativa quando paragonato all'acume filosofico, morale ed intellettuale di molti degli attuali esponenti di spicco del nostro parlamento (un nome su tutti, "Giggino a Purpetta"…).
Quella di togliere l'Italia dalle mani degli italiani potrebbe sembrare una misura estrema ma, dopo tutto, una buona parte del paese ha giá accettato da tempo una situazione simile in altri apetti della vita sociale. Nello sport ad esempio e nel calcio in particolare (unico vero totem di uno pseudo-sentimento di unitá nazionale…) la maggior parte delle squadre sono quasi interamente composte da stranieri.
Perché non allargare l'esperimento all'intera dimensione pubblica?
Giá che parliamo di sport, potremmo affidare ad un paese straniero anche la resurrezione delle nostre glorie atletiche magari chiedendo all'Olanda, come si fa a vincere ben 24 medaglie alle Olimpiadi invernali pur avendo una popolazione di meno di 17 milioni di abitanti ed un'elevazione orografica media di circa quindici centimetri sul livello del mare.
In conclusione, forse questa é l'occasione propizia per lanciare formalmente, dalle pagine di questo giornale, una petizione alla comunitá internazionale affinché intervenga, ad effetto immediato, sul territorio italiano e invito gli stessi italiani residenti in patria o all'estero, ad unirsi a questa iniziativa.
Che sia essa sotto l'egida dell'Onu o dell'Unione Europea, l'obiettivo é chiaro e drammaticamente urgente: salvare l'Italia dagli italiani.