Siamo alla vigilia del 47° Super Bowl, la finale del campionato di football americano che ogni anno si gioca in una città diversa. Domenica 2 febbraio, i Denver Broncos, squadra campione della American Football Conference (AFC) sfideranno i Seattle Seahawks, prima classificata nella National Football Conference (NFC). La squadra vincente si aggiudica il titolo di campione per la stagione 2013 della National Football League (NFL). Il calcio d’inizio è previsto per le 18.25 al Metlife Stadium di East Rutherford, cittadina del New Jersey a una ventina di chilometri da Manhattan.
Ogni anno, nel giorno in cui si gioca il Super Bowl, più di 100 milioni di persone restano incollate al televisore per assistere all’evento sportivo più americano che ci sia: perderselo sarebbe una sorta di oltraggio alla bandiera. Nelle (tante) ore in cui si gioca la partita le città americane si svuotano. E l’attesa non è soltanto per la sfida tra le due squadre, ma per l’evento in sé: l’apertura del Super Bowl riserva sempre qualche spettacolare sorpresa e la partita viene più volte interrotta da momenti di intrattenimento ed esibizioni di importanti nomi della musica.
In un’America che non smentisce mai la sua vocazione consumistica, gli spot pubblicitari trasmessi durante il Super Bowl sono tra le cose più attese e commentate dell’evento. I marchi investono milioni di dollari (quest’anno la spesa media è stata di 4 milioni per 30 secondi di pubblicità) per realizzare spot appositamente pensati per l’evento con grande sfoggio di fantasia e di trovate divertenti e creative. Per giorni, prima e dopo l’evento, in TV e su internet si rincorrono anticipazioni e previsioni su chi realizzerà lo spot più bello. I milioni di spettatori garantiti sono un’occasione ghiotta per le aziende e il gioco finisce per seguire i ritmi televisivi più che quelli del campo. Tanto per dare un’idea, durante il Super Bowl dell’anno scorso ci sono stati complessivamente 51 minuti di pubblicità su 60 minuti di gioco: roba da far morire di infarto qualunque tifoso di calcio italiano.

Una discesa per toboga a 8 corsie e lunga oltre 5 metri, la più spettacolare delle attrazioni su Broadway, trasformata per l’occasione in Super Bowl Boulevard.
In attesa della partita, questa settimana decine di migliaia di persone sono arrivate nell’area metropolitana New York-New Jersey. É la prima volta che l’evento tocca l’area di New York ed è la prima volta che due stati sono coinvolti. Se, infatti, la partita si gioca in New Jersey molti dei fan hanno scelto New York come base e a New York si tengono molti degli eventi collaterali che riempiono il calendario della Super Bowl week. Per l’occasione, una decina di isolati di Broadway, la via più famosa di Manhattan, sono stati trasformati in Super Bowl Boulevard con tante attrazioni, giochi, apparizioni di giocatori e altre celebrità della TV e un palco dove ogni giorno, da mercoledì a sabato, si esibiscono gruppi musicali diversi. Un grosso carnevale a tema football.
La città si è mostrata ben preparata alla carica del Super Bowl e il nuovo sindaco de Blasio, dopo le grandi nevicate delle settimane scorse, sembra finora essersela cavata anche con questa prova e senza nemmeno troppo sforzo. New York è abituata alle folle e ai grandi numeri e il pubblico del Super Bowl non sembra aver inciso particolarmente sulla situazione. In un momento in cui generalmente i flussi turistici sono ridotti rispetto ad altri periodi dell’anno, la città non ha risentito dell’arrivo dei fan: i posti letto complessivamente disponibili superano comunque il numero di persone che si prevedeva. E in una città in cui ci si muove con i mezzi pubblici, non ci sono stati problemi di traffico, né si notano, in questi giorni, particolari rallentamenti o code davanti alle attrazioni turistiche o ai ristoranti. Soltanto i dintorni di Times Square sono un po’ più intasati per via del Super Bowl Boulevard, ma Times Square al caos è più che abituata. Bisognerà aspettare la settimana prossima per avere i numeri definitivi e capire se, questa relativa tranquillità è dovuta a una reale capacità di accogliere grandi flussi di persone o se riflette un fallimento generale dell’evento.
Il comitato organizzatore del Super Bowl stima che l’evento farà affluire nell’area metropolitana tra i 550 e i 600 milioni di dollari. Numeri che sarebbero supportati anche dai risultati del 2013, quando la partita fu giocata a New Orleans la cui università pubblicò in seguito uno studio da cui risulta che l’impatto economico netto sull’area metropolitana sarebbe stato di 480 milioni di dollari.

Il palco su Broadway Boulevard dove ogni sera si tengono concerti di gruppi diversi
Ma se a New York le attività commerciali sembrano generalmente soddisfatte, non si può dire lo stesso per il New Jersey dove molte cittadine delle aree più vicine allo stadio dove si disputerà la partita lamentano non soltanto di non aver visto grossi vantaggi economici, ma di essere state ostacolate nella promozione di eventi o prodotti legati al Super Bowl. Pare che la NFL, infatti, abbia una politica molto restrittiva sulla concessione dei diritti di uso del nome e dei simboli legati al Super Bowl, tanto che il New York Times ha ribattezzato l’evento “La partita innominabile”. Il comitato organizzatore, di contro, sostiene che i benefici economici esistano e siano tangibili a cominciare dalle 4.000 stanze d’albergo prenotate in New Jersey dalla sola NFL.
I benefici economici per l’area metropolitana sono ancora incerti. L’afflusso di dollari nelle casse della NFL è invece cosa certa: domenica al Met Life Stadium sono attesi 80.000 fan e 5.000 rappresentati della stampa. Alle 16.00 di sabato 1 febbraio, sul sito della NFL, sono disponibili ancora 960 biglietti a prezzi che vanno da $2.131 a $.9661. Si faccia avanti chi può permetterseli. Saranno stati anche questi prezzi a far decidere al sindaco de Blasio, paladino della riduzione delle differenze economiche, di non andare allo stadio a vedere la partita, ma di guardarla in TV come dovranno fare la maggior parte dei newyorchesi.