La Corte Suprema americana questa mattina ha lanciato un duro colpo al cuore della legge federale che limitava la definizione del matrimonio solo a quello tra coppie eterosessuali, suscitando grande entusiasmo nei movimenti per i diritti gay. Fin dalle prime ore del mattino, gruppi di sostenitori dei diritti gay si sono recati di fronte il palazzo della giustizia a Washington per far sentire la loro voce e sono stati accontentati.
La votazione 5 a 4 della Corte ha assicurato alle coppie gay sposate legalmente, gli stessi diritti e benefici delle coppie eterosessuali.
Il giudice Anthony Kennedy ha fatto l'annuncio ufficiale della decisione presa dalla Corte Suprema. Al voto favorevole e determinante di Kennedy si sono aggiunti quelli dei quattro giudici liberal della Corte – Ruth Bader Ginsburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan—mentre come previsto, il Chief Justice John Roberts si è espresso in modo contrario, insieme ai giudici Antonin Scalia, Clarence Thomas e Samuel Alito.
La Corte ha anche deliberato riguardo un secondo caso, quello della Proposition 8 in California, che proibisce ancora le unioni tra persone dello stesso sesso. E anche qui ha tolto ogni ostacolo ai matimoni gay. La Corte ha deliberato che non è di sua competenza esprimersi. Questa volta, con una scelta bipartisan scritta dal giudice Roberts, il presidente della Corte Suprema, che ha sul “Proposition 8” praticamente tolto il bando delle nozze gay approvato con un referendum in California nel 2008. Nel testo di Roberts si legge infatti che a decidere su “Propotision 8” deve essere una Corte della California ma l’indicazione data è a favore dell’abolizione, destinata a consentire il ritorno alla legalità delle nozze gay. Su questa posizione, in cui predomina la difesa del diritto degli Stati a legiferare sul matrimonio e il sostegno alle nozze gay, si è ritrovata una maggioranza di 5 giudici: oltre al presidente e al conservatore Scalia, i liberal Bader Ginsburg, Breyer, Kagan. Si prevede quindi che i matrimoni gay potranno riprendere presto in California.
Per quanto riguarda la prima sentenza, si trattava di decidere sulla legge Defense of Marriage Act del 1996. la maggioranza della Corte Suprema, questa volta composta dai giudici liberal piu' Kennedy, ritiene che il Defense of Marriage Act "violi i processi base e i principi di protezione egualitaria davanti alla legge di tutti i cittadini che il Governo Federale deve garantire". Il giudice Kennedy dopo la delibera ha scritto una dichiarazione in cui ha ribadito che “il Defense of Marriage Act viola il diritto degli Stati di legiferare sul tema del matrimonio”. E anche il seguente concetto: "Lo statuto federale è invalido, per nessuno scopo specifico va a sopraffare l'obiettivo e l'effetto e va a denigrare e ferire quelle persone che lo stato, attraverso le sue leggi sul matrimonio, cerca di tutelare nella loro umanità e dignità".
Il giudice Antonin Scalia invece ha espresso parte del suo dissenso durante il dibattito alla Corte Suprema. Il giudice italo americano ha dichiarato che il Defense of Marriage Act non dovrebbe essere messo in discussione e che la Corte ha commesso un errore, perchè il matrimonio dobrebbe essere identificato con la sua definizione tradizionale. Anche l'altro giudice italo americano, Samuel Alito, si è espresso contro.
Ma quali saranno le conseguenze per le coppie gay dopo la decisione presa dalla Corte Costituzionale? Sicuramente positive e non solo nella comunità gay. Subito le coppie gay potranno accedere ai benefici federali, come per le pensioni e l'assistenza e decisioni sul coniuge in materia sanitaria.
La decisione di questa mattina arriva dopo un processo di cambiamento nell'opinione pubblica americana sulle unioni gay. Un sondaggio effettuato quest'anno dalla organizzazione Pew Forum on Religion and Public life ha riscontrato che il 50% degli americani supportano i matrimoni gay, quasi il 10% in più del 2008, anno in cui raggiungevano solo il 39%. Quando la Proposition 8 fu approvata nel 2008 con il 52%, soltanto due stati negli USA consentivano i matrimoni gay. Oggi invece, in 12 Stati – più Il District of Columbia- sono legali.