Nel 2007, la polizia belga teneva sotto controllo Malika el-Aroud, una feroce idealista di al-Qaida i cui occhi scuri covavano ira da sotto il velo.
Nata in Marocco, conobbe Osama Bin Laden mentre viveva nella roccaforte di al-Qaida in Afghanistan. Assunse uno status di esaltazione, quando suo marito posò come giornalista per far esplodere il rinomato Ahmed Shah Massoud, il capo dell’Alleanza nord talebana, solo due giorni prima dell’11 settembre.
Dopo un po’ di tempo, ritornò in Europa, si risposò e diede vita ad un sito web islamista che attrasse un gruppo di estremisti sia in Francia che in Belgio.
Guidati dal suo secondo marito, Moez Garsallaoui, circa una mezza dozzina di loro andarono in Waziristan, dove si unirono a diverse migliaia di combattenti di al-Qaida, incluso un latino convertito di Long Island, impararono a fare bombe e pianificare strategie contro l’Occidente con il fulcro del terrorismo. Le autorità – americane, belga, francesi, svizzere, italiane e turche – erano concentrate su di loro.
La sorveglianza U.S.A. ha monitorato la loro radicalizzazione, le loro email dal Pakistan, anche le telefonate fatte alle loro madri prima delle loro lunghe camminate attraverso le innevate montagne iraniane.
Una foto intercettata che Garsallaoui mandò a sua moglie e che lo raffigurava con in mano un lanciagranate.
Ha rivendicato di aver ucciso soldati americani in Afghanistan e descriveva la sua fuga da un abbattimento di un missile “sono stato vicinissimo alla morte”.
I militanti presero precauzioni, cambiando computer e utilizzando Internet cafè. Ma non bloccarono le intercettazioni top-secret ed in tempo reale della NSA. Parte del monitoraggio fu approvato attraverso il Foreign Intelligence Surveillance Act.
“Eravamo dentro i loro computer” ha dichiarato una fonte.
Con il dibattito che aumenta negli Stati Uniti circa la National Security Agency ed i suoi programmi di estrazione dati, ho fatto un servizio da oltreoceano, dove ho parlato proprio con le fonti sulle controversie e come i diversi approcci anti terrorismo americano ed europeo possano essere complementari. Martedì, il Direttore Generale della NSA, Keith Alexander, ha dichiarato ad un comitato congressionale che i programmi di sorveglianza della sua agenzia hanno aiutato a fermare più di 50 attacchi terroristici negli Stati Uniti e nel mondo.
Cinque anni fa, mi trovavo in Europa per coprire vicende sul terrorismo, passando da un attacco o piano fallito, all’altro. Come mostrano le indagini condotte da Bruxelles, questi episodi combinavano frequentemente l’alto livello tecnologico dell’apparato anti terrorismo americano e le uccisioni in strada delle agenzie straniere. Nel Novembre del 2008, gli agenti pakistani ed americani si avventarono su Kandahar e acciuffarono Bryant Neal Viñas, il convertito di Long Island e militante di al- Quaida.
Lui ha deciso poi di collaborare con l’FBI, ammettendo di aver discusso con le figure top di Al-Quaida, circa un possibile attacco sulla Long Island Rail Road.
Giorni dopo, un attacco di droni uccise Rashid Rauf, un membro operativo della cellula pakistana in Gran Bretagna che aiutò a pianificare l’attacco sui mezzi pubblici di Londra e quello delle “bombe liquide” sugli aerei del 2006.
Tre militanti belga e francesi ritornarono a casa, ma la polizia li arrestò dopo averli intercettati in conversazioni sospette.
Viñas si dichiarò colpevole. Aroud andò in prigione e gli investigatori credettero che il suo secondo marito, Garsallaoui, morì nella terra della jihad.
Altri episodi comunque hanno beneficiato dalla cooperazione ravvicinata. In Germania nel 2007, il monitoraggio statunitense ha identificato un sospetto controllando una bozza di testo, rimasta in una casella di posta elettronica in un internet cafè di Stuttgart. Armati di questo indizio, i servizi di sicurezza tedeschi diffusero sorveglianza in tutti gli internet cafè della città. Le indagini portarono allo smantellamento del gruppo trainato dai pakistani che pianificava di attaccare obiettivi americani in Germania.
Come mi hanno confermato diverse fonti in Europa, se un estremista a Marsiglia parlava di attività nefaste con un estremista a Ginevra e tramite Internet, c’erano buone chance che gli USA li trovassero e informassero Francia e Svizzera.
Non perché le fonti si trovassero sul territorio, ma perché gli USA potrebbero localizzare le comunicazioni attraverso i server dei computer negli Stati Uniti. La reazione qui, al dibattito USA è di sconcerto.
I cacciatori di terroristi in Europa sembrano sorpresi che la rivelazione dei programmi di monitoraggio della NSA costituiscano una così grande notizia.
Le capacità tecnologiche delle agenzie USA sono state una componente integrale dello sviluppo del lavoro in team contro il terrorismo, nello scorso decennio. “Nella lotta contro il terrorismo, la condivisione dell’Intelligence è essenziale” ha dichiarato Jean-Louis Bruguière, che ha lavorato per più di vent’anni come magistrato antiterrorismo in Francia prima di ritirarsi nel 2007. (Si è rifiutato di discutere il ruolo della NSA nelle indagini). “La collaborazione con i servizi americani è sempre stata di fiducia ed eccellente”. Allo stesso tempo, alcuni esperti europei considerano la rabbia come segno che i punti di forza del gigante americano, si intrecciano poi con le sue debolezze. Le agenzie americane dedicano grandi risorse alla tecnologia sofisticata a discapito dell’analisi e dello spionaggio fatto da agenti, hanno dichiarato. Come risultato, dicono, le agenzie USA a volte sembrano sopraffatte dal picco del volume di informazioni. “Il problema non è raccogliere le informazioni, è comprenderle” ha dichiarato Alain Bauer, criminologo francese che ha anche prestato servizio come consigliere del presidente “qual è il senso di questi programmi? Sono troppo grandi. Non funzioneranno. Siamo un ex impero coloniale. Conosciamo il valore dell’intelligenza umana. E’ più efficiente e meno costosa del feticismo tecnologico. Fortunatamente non abbiamo abbastanza soldi per farlo nell’altro modo”. Agenzie di spionaggio come la francese DCRI, la britannica MI5 hanno lunga esperienza nel coltivare le fonti umane
All’inizio del 2008, la guardia civile spagnola, ha sventato un piano di bombardamento alla metropolitana di Barcellona grazie agli informatori francesi. Si trattava di un pakistano che si è infiltrato nel network dei corsi di training e che viaggiava con i due potenziali attentatori verso la spagna.
Sembrava allarmato quando l’attacco era imminente. Ho incontrato molti agenti americani esperti nel lavorare all’interno di culture straniere. La diversità aggiunge valore. Le agenzie americane possono inviare americani-pakistani a lavorare ad Islamabad e ufficiali messicani a Mexico City.
Tuttavia, le agenzie americane hanno meno esperienza con il terrorismo islamico a casa. Questo è il risultato di una buona cosa: dopo tutto, gli Stati Uniti fanno un lavoro migliore di molti altri paesi, nell’integrare immigrati, inclusi molti della eredità musulmana. In Europa, decenni di violenza religiosa, nazionalista e politica hanno generato arsenali di strumenti antiterrorismo. Le forze di sicurezza hanno sviluppato una conoscenza estesa delle popolazioni musulmane e dei sottogruppi coinvolti nel crimine, estremismo o entrambi. Le forze di sicurezza hanno impiegato informatori, interpreti, analisti ed investigatori da queste comunità. Come evidenziato da Bruguière, la Francia ha colpito la violenza del terrorismo islamico dal 1996 al 2012, quando un estremista Mohamed Merah uccise sette persone in una sparatoria coi soldati francesi, in una scuola ebraica a Toulouse.
“Radunare l’intelligence è il cardine della lotta al terrorismo” ha detto Bruguière “In Francia, l’enfasi è sulla humint [human intelligence]. Ma la intelligence tecnologica non è stata dimenticata, infatti è stata notevolmente rinforzata”. Per essere sicuri, gli Europei hanno avuto anche esperienze di fallimenti. L’attacco bomba dei trasporti a Londra nel 2005, quello a Madrid nel 2004 sono accaduti comunque e nonostante alcuni dei sospettati fossero già sotto sorveglianza. Attraverso le lamentele nei settori dei media e del pubblico in Europa sul fatto che la NSA potrebbe spiarli, a casa sono abituati a pratiche invasive.
In Italia, la sorveglianza elettronica prende di mira continuamente come obiettivi, decine di migliaia di cittadini. La legge italiana rende facile mettere sotto controllo e difficile invece, fare operazioni in segreto.
Nel 2010, il ministro della giustizia italiano ha riportato che il rafforzamento della legge ha fatto si che si monitorassero più di 112mila telefoni nell’anno precedente.
In Francia, parti politiche attraverso questo spettro, hanno accettato l’esistenza di una vasta griglia di spionaggio domestico. Nel 2004, sono andato a incontrare il capo della intelligence della polizia in una città francese. Era un giovedì di Agosto. Volevo sapere se era preoccupato che il nuovo annuncio del divieto del velo islamico nelle scuole, potesse incitare agitazioni all’inizio dell’anno accademico.
“Non mi aspetto problemi” ha dichiarato “ma domani è venerdì. E’ un buon giorno per misurare l’umore sui sermoni nelle moschee, specialmente quelle fondamentaliste. Torna domani pomeriggio ed avrò un’idea migliore”. Il giorno dopo ha ripetuto la sua valutazione, che era accurata. Era chiaro che la polizia aveva monitorato –presumibilmente con un mix di tecnologia ed intelligenza umana – le case di culto dei musulmani, incluse le stanze di preghiera clandestine nei seminterrati e garages frequentati da estremisti. Ogni settimana, la intelligence ha raccolto ed analizzato i sermoni del venerdì e generato resoconti che erano sulla scrivania del capo in poche ore. La reazione degli USA alla estrazione di dati della NSA ha colpito i miei interlocutori europei e anche qualche accademico – sul dibattito sul potenziale invece che sull’attuale abuso. Non vedono uno scandalo.
“Qualcosa che è più pericoloso alle libertà individuali e alla protezione di dati, invece che il segreto sui programmi di metadati americani, come l’Echelon o il PRISM,” ha dichiarato Bruguière, “è la disponibilità insufficientemente controllata dei prodotti tecnologici innovativi come i social networks, Google Earth e Google Street, che possono essere facilmente deviati su scopi criminali e terroristici”. Alcuni qui vedono un altro problema: pensano che la comunità dell’intelligence USA abbia reagito esageratamente al terrorismo islamico, comportandosi come se i networks abbiano le dimensioni e la disciplina degli avversari della Guerra Fredda. Questo può aver creato un’eccessiva rigidità e segretezza. Un veterano della polizia investigativa europea mi ha raccontato un aneddoto. Una volta si trovò a condividere l’intelligence con la controparte americana, su un caso di terrorismo. Poco tempo dopo, ha parlato di nuovo con l’ufficiale americano. La conversazione lo ha portato a credere che l’agenzia USA aveva confuso o misinterpretato i sistemi di intelligence. L’investigatore ha dichiarato: “gli ho detto che avevamo bisogno di superare una serie di punti. “Lui mi rispose non posso parlarne più a lungo con te” allora io risposi “ma te lo abbiamo confidato noi” e lui disse “non importa, è un segreto adesso”. L’investigatore europeo parla arabo e ha trascorso alcuni anni in prima linea, Ha dichiarato che l’enfasi americana sulla tecnologia potrebbe essere controproducente, e mettere a distanza gli osservatori dai loro obiettivi. “nel nostro lavoro non c’è sostituzione per questo” ha dichiarato, gesticolando dall’altra parte di un tavolo in un caffè “il contatto faccia a faccia. L’empatia”.
Traduzione di Francesca Tarantino
Questa inchiesta di Sebastian Rotella è stata pubblicata su ProPublica il 19 giugno, 2013. Per la versione orginale in inglese, http://www.propublica.org/article/how-the-nsas-high-tech-surveillance-helped-europeans-catch-terrorists