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September 2, 2012
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PRIMO PIANO/ Purché sia “soccer”

Vincenzo La GambabyVincenzo La Gamba
Nella foto, la formazione dei Brooklyn Italians Under-18 che, nel 1994, sconfisse i pari età della Sampdoria per 3-2

Nella foto, la formazione dei Brooklyn Italians Under-18 che, nel 1994, sconfisse i pari età della Sampdoria per 3-2

Time: 7 mins read

Per dovere di cronaca devo iniziare dall’epica vittoria della nazionale degli Stati Uniti contro l'Inghilterra (1-0) nella Coppa del Mondo del 1950 disputatasi a Belo Horizonte in Brasile. Gol di testa da parte di Gaetjens, di origine francese. Fu un colpo duro per gli Inglesi che avevano letteralmente snobbato i dilettanti americani. Chi avrà scommesso qualcosa a favore degli Stati Uniti sarà stato un uomo fortunato e ricco. Poteva essere l'inizio del boom calcistico negli Stati Uniti, ma non fu così. Qualche anno prima nasceva la LIAC (Lega Italo Americana Calcio), formata da veri pionieri del calcio amatoriale, che da varie parti d'Italia erano approdati nei 5 sobborghi di New York per promuovere uno sport che loro consideravano un "must" nella nazione che li aveva accolti. Non è stato così. Gli amanti del baseball, basketball e football americano erano la stragrande maggioranza di tifosi "doc" di questi sport.

Con la LIAC nacquero poi le squadre che hanno fatto la storia della Lega. Alcune rappresentavano una regione (Intergiuliana); alcune il nome della città d' origine: Mola di Bari, Frosinone,Torrese (Torre del Greco), Cinisi, Roma e successivamente CalabriaRoma per citarne solo alcune di esse (altrimenti la lista sarebbe lunga dopo 63 anni di attività calcistica).

Franz Beckenbauer, Pelè e Giorgio Chinaglia con la gloriosa maglia dei Cosmos al Giants Stadium;

a destra invece, Sal Rapaglia

Altre presero il nome da squadre di calcio italiane, tipo Fiorentina, Lazio, Milan e Palermo che poi nel ’74 si chiamò Brooklyn Italians, nome originalmente imposto dal 1949, anno di sua fondazione. Va rilevato che il Brooklyn Italians, dopo 63 anni di ininterrotta attività agonistica, rimane ancora la "più antica" delle società calcistiche di tutti gli Stati Uniti. E non esiste nessuna squadra di origine italiana che ha vinto due "Challenge Cup" (equivalente alla nostra Coppa Italia) nel 1979 a Chicago superando i Croatians al Winnimac Stadium. Il 10 agosto del 1991 il bis. I Brooklyn Italians superano i Richardson Rockets del Texas al Brooklyn College Stadium e dopo 12 anni riconquistano la US Challenge Cup con un gol di Inneh al 7'. Oggi la società brooklynese valorizza i giovani, grandi protagonisti nei due incontri vinti al Torneo "Enzo Ferrari" , disputatasi durante il periodo pasquale a Maranello, contro gli Under 18 della Sampdoria (1994) e quelli della Juventus (1995).

La zona di Brooklyn era più popolata rispetto a quelle del Queens e Bronx, ma il tifo di campanile era così passionale che molte volte erano gli arbitri a farne pure le spese. Si sa pure che le rivalità fra le squadre di paese comporta tesserare i migliori giocatori sulla piazza. Ma sempre si viaggiava nel mondo del calcio giocato con mezzi artigianali. Per poi seguire il calcio- sentito dall'Italia con la voce di Carosio, cioè la radio, la si comprava quella ad onde corte. E beato chi poteva ascoltarle senza interferenza alcuna.

Ancora più beati coloro i quali potevano seguire le prodezze delle squadre del cuore comprando il "Progresso Italo-Americano", che, però, dava i risultati con qualche giorno di ritardo perché allora non esistevano i mezzi moderni dei mass-media o partite in TV in diretta o differita. Questa lacuna venne colmata negli anni '80, a seguito della vittoria dell'Italia nella Coppa del Mondo svoltasi in Spagna. Nel 1984 si interessò direttamente il Presidente della Repubblica On. Sandro Pertini, che incaricò l'allora Ministro degli Esteri On. Giulio Andreotti, affinché venissero esaudite le legittime richieste degli italo-americani dello Stato di New York e dintorni.

"Diamo le partite e decenti programmi televisivi agli emigrati di New York” – tuonò il grande e non dimenticato Presidente Pertini. Non era una mera richiesta, ma un comando che lo stesso Andreotti accettò di buon grado. Fu così che dalle quattro ore domenicali si passò a sei ore. Nei primi anni ’90 i programmi televisivi di RaiUsa passarono ad ad otto ore, per poi divenirne 24 ore per ogni giorno della settimana istituendo Rai International con Renzo Arbore come direttore.

Fortunata fu la "Giostra dei Gol" come programma principe di Rai Italia. Ritornando ai tempi post-bellici le squadre locali esprimevano un discreto calcio. Non c'erano, in verità, grossi nomi da "comprare", perché non c'erano atleti-giocatori di grido. Fortunatamente si sono alternati dei bravi dirigenti a livello della Liac (i cui nomi non vorremmo citare perché numerosissimi durante un’intensa attività fino agli anni '70) che hanno preso a cuore il "bene comune". Grazie a Sal Rapaglia ha fatto passi da gigante la Eastern New York State Amateur Soccer Association, Lega affiliata alla USSF (United States Soccer Federation). Va rilevato che ancora Rapaglia è sulla cresta dell'onda da almeno mezzo secolo, il che significa tanto. Oggi infatti, come presidente della Eastern New York State Amatuer League, che ha sottomano la gestione di ben 33 Leghe Dilettantistiche in tutto il territorio statale dell' Est-New York. In ordine cronologico il "Soccer" visse i suoi anni migliori negli anni ’70. Infatti nel '71 si formò la squadra dei Cosmos, ma, nel precedente decennio, cominciarono a venire numerose squadre di calcio italiane che si affrontavano con quelle sudamericane, argentine e soprattutto brasiliane (Santos in primis con Pelè). Era un bel vedere. Erano campioni che sapevano giostrare la palla esaltando la platea. Fu allora che i Cosmos, con a capo Steve Ross, il presidente della Warner Brothers e i fratelli Ertegun dell'Atlantic Record, hanno avuto la lungimiranza di tentare il "boom" del soccer negli Stati Uniti. Iscrissero i Cosmos alla NASL. Acquistarono campioni come Pelè, Chinaglia, Carlos Alberto, Beckenbauer, tanto per citarne alcuni. Riempirono gli stadi. Ad ogni partita dei Cosmos c'erano 75,000 spettatori. Alla FIFA non piaceva il "soccer americano" .

Critiche pesanti e scomuniche per il lor fare prettamente americano. La prima era la numerazione. Non più da 1 a 11, ma da 1 a 99. Il giocatore aveva da scegliere il suo numero preferito e veniva "stampato" il suo cognome a caratteri cubitali. Una cosa mai vista nel calcio della FIFA. Un'altra cosa mal digerita dalla FIFA era il non pareggio a fine partita. La gara doveva dichiarare la squadra vincitrice dell'incontro contrariamente a quello che che accadeva in ogni campionato di ogni nazione affiliata alla FIFA. La NASL non ci stava a queste regole. Infatti gli avevano escogitato la vittoria a tutti i costi per l'una o l'altra squadra attraverso gli "shoot-out". Guarda caso quello che la NASL aveva concepito il "soccer americano" come mezzo strumento di spettacolo venne poi copiato dalla FIFA qualche decennio dopo. Come per dire che le "pacchianate" erano indovinate per la spettacolarità del gioco che, veramente, era a livelli accettabilissimi. Il credo degli americani è stato e sarà sempre di fare divertire gli spettatori, perché qualsiasi sport non deve annoiare. Anzi è il contrario. Oggi il calcio americano ha fatto notevoli progressi. È come non mai vivo e vegeto basato sui fatti. Leggasi la batosta che la Nazionale a stelle e strisce ha dato alla Nazionale azzurra italiana prima dell'Europeo. Leggasi pure l'ultimo titolo olimpico con medaglia d'oro a Londra nella categoria donne, che hanno battuto le rivali coreane. È di pochi giorni fa la notizia che anche a Queens dovrà sorgere un nuovo stadio di 25,000 posti, così come lo hanno costruito i Red Bulls (MLS) ad Harrison (N.J.).

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Vincenzo La Gamba

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