Eravamo riuniti nella vasta sala dell’Italian Center: italoamericani, italiani e tanti altri di varie etnie, residenti di Poughkeepsie e dintorni nel Dutchess County. Tanti, il pomeriggio del 20 maggio, non solo per l’abbondante e delizioso cibo italiano, per la musica, l’asta di bellissimi quadri e un’altra pure di cestini colmi di salumi, bottiglie di vino e liquori. Faceva da presentatrice, la nota cantante Michelle Barone. C’era un’atmosfera di italianissima allegria per un “Fundraiser” col patrocinio di FLIP (Friends of Little Italy Poughkeepsie) per il conosciutissimo artista Franc Palaia che dipingerà un murale storico dell’immigrazione italiana a Poughkeepsie cominciando dal 1880 fino ad oggi. Un murale così unico di una gente di forti, onesti lavoratori, professionisti, che farà onore all’Italia in America. Una ben meritata onorevole rimembranza.
Fra i presenti per dare l’appoggio a questo ambizioso progetto il senatore statale Steven Saland, il professor Francesco Caruso con sua moglie, ambedue professori al Vassar College e il signor Santino Milanese, ben noto proprietario del ristorante Milanese. Anzitutto i complimenti per il ben preparato pomeriggio all’italiana, all’“Esecutivo” dell’Italian Center: presidente Joseph Pantaleo, a tutto il FLIP, ad Erik Morabito, fondatore, nonché a Rosemarie Calista addetta alla riuscita dell’evento.
Poi, subito, una domanda importante a Franc Palaia: perché lo chiamano “il Michelangelo di Poughkeepsie”? Sorridendo modestamente risponde perché lo hanno visto tantissime volte su un carrello elevatore apiccicato ad un muro, attento a dipingere, come faceva Michelangelo sull’impalcatura nella Capella Sistina. Un’altra domanda altrettanto importante: Franc, ti chiamano pure “A Renaissance Man” cioè “Un Uomo del Rinascimento”. Perché anche questo incredibile onorevole appellativo? “Perchè il vero Renaissance Man, Leonardo da Vinci, è il mio preferito fra i grandi genii del Rinascimento Mi ha ispirato fin da bambino. Oltre ad essere pittore, era un uomo di scienza , inventore, botanico, etc… Io, umilmente, ho cercato di arrivare a fare come lui che fece tanto. Io, un pochino, seguendo le orme del grande Leonardo da Vinci”.
Parole dette con reverenza. Ascolto, attenta, fra il suono della musica, il chiacchierare allegro della gente che parla l’un con l’altro in grande fratellanza, che gusta il buon cibo, che esamina i quadri, o compra biglietti sperando di vincere uno di quei cestini di meraviglie culinarie. Ascolto, sempre più affascinata di quello che mi dice della sua vita, quest’uomo, senz’altro americano ma di origine italiana, appassionato seguace di un altro uomo che da Milano emigrò in Francia.
Franc Palaia fu concepito a Girifalco, Calabria, nato a New Rochelle nel 1949 e cresciuto nel New Jersey fra tanti parenti. Frequenta il Kean College presentandosi sempre col suo lavoro artistico. Laureato primo della sua classe, ha vinto molte borse di studio. Dopodiché è stato insegnante all’Università di Cincinnati, negli anni ’70. Nel 1985 vinse il Rome Prize Fellowship dall’Accademia Americana a Roma, specializzandosi in pittura affresco. E fu a Roma che incontrò sua moglie Eve D’Ambra, studiosa di storia dell’arte greco-romana; ora professoressa a Vassar College. La figlia Lily, quindicenne, alunna di scuola secondaria, è stata condotta tante volte in Italia.
Dopo aver ascoltato quanto ha fatto Franc Palaia, in ogni campo artistico, si capisce perché gli sia stato dato il prestigioso titolo di “Renaissance Man” del 2012: pittura, scultura, murales, fotografia, curatore, cartellonista, scenografo, gallerista, etc. etc., ad infinitum!
Esibizioni del suo “rinascimentale” lavoro si sono avute in tantissimi musei del mondo: a New York, Roma, Madrid, in New Jersey, a Los Angeles. Molto è stato scritto su di lui e la sua arte in tanti prestigiosi giornali e riviste. Il suo nome appare su “Who’s Who in American Art”. E questo anche si deve dire di Franc Palaia che, di cuore genuino, è spesso visto in piazza o sul marciapiede, con cartello in mano, assieme a quei cittadini che protestano contro l’ingiustizia dei potenti.
Tutti aspettano il murale su una parete d’un edificio dell’architetto Carlo Mazzarelli a Dongan Park, che sarà dipinto con pittura speciale, a base di olio, così durerà per 25-30 anni. Inoltre ci sarà la regista Jane Watson, che filmerà un documentario fin dall’inizio del lavoro puntando la camera verso la Chiesa di Monte Carmelo, The Walkway Over the Hudson, chiamato Ponte Paradiso costruito anche dai nostri contadini del Sud nel 1888. Nel giorno dell’inaugurazione, ci sarà una grandiosa festa all’italiana, naturalmente con cibo e musica.
Dongan Park sarà trasformato in una piazza italiana, presente il sindaco John C. Tkazyik, insegnanti di scuole secondarie, professori di college, rappresentanti di organizzazioni culturali come il NIDO (Noi Italiani di Oggi), scrittori, uomini d’affari della Camera di Commercio, Erik Morabito di FLIP e proprietario di Cafè Bocca, Lou Strippoli del Caffè Aurora dove si trova ogni giorno “America Oggi” e da dove si potrà godere il murale. E ci saranno tutti, giovani e anziani. Tutti, specialmente coloro che hanno aiutato con amore e i contributi finanziari tantop necessari per la riuscita dell’impresa.