Con la nascita della mafia è nata anche l’antimafia e, così come la prima è cresciuta e si è rafforzata nel tempo, la seconda ha via via acquisito voce e fisionomia all’interno della società, opponendosi con sempre maggiore risolutezza al muro di omertà che da sempre aleggia intorno alla mafia. Oggi sono tante le iniziative di coloro che in Sicilia hanno deciso di dire no ai diktat di Cosa Nostra e molte di queste fanno appello non solo alle Istituzioni ma alla coscienza dei singoli cittadini, nella speranza di plasmare una società più sana e soprattutto scevra dalla paura che la mafia, in essenza patologia del potere, incute sui cittadini. L’impegno contro la mafia cresce, seppur con difficoltà, e se la linea della palma di sciasciana memoria non si è mai arrestata, la risposta sociale al suo avanzare non ha smesso di esistere.
Sono tante le organizzazioni che contribuiscono a formare il fronte antimafia dei siciliani e fra queste alcune di recente fondazione, come Professionisti Liberi, movimento culturale nato nel 2010 dall’idea di responsabilizzare i liberi professionisti nella lotta contro la mafia. Addiopizzo, LiberoFuturo, l’associazione antiracket Libere terre, Il Villaggio delle Idee, Jus Vitae sono altri esempi dell’impegno contro la mafia che anima oggi la Sicilia. Fra gli obiettivi di queste organizzazioni c’è quello di scardinare una mentalità che potremmo definire mafiosa, perché basata sull’omertà e su un sicilianismo che funge da terreno fertile per la criminalità.
Fra queste iniziative, la Cooperativa Sociale Placido Rizzotto – Libera Terra, nata nel 2001 grazie al progetto Libera Terra, promosso dall'Associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo, utilizza le terre confiscate ai boss di Cosa Nostra per coltivarle e generare prodotti di alta qualità, dai vini alla salsa di pomodoro, dall’olio di oliva alla pasta biologica. Dedicata alla memoria di Placido Rizzotto, sindacalista assassinato dalla mafia nel 1948 per il suo impegno a favore dell’occupazione delle terre da parte dei contadini, la Cooperativa Placido Rizzotto intende sensibilizzare l’opinione pubblica e proporre un’alternativa economico sociale che non si limiti ad essere un esempio isolato, ma che consenta un coinvolgimento della società imprenditoriale e non, e che generi risorse economiche per il territorio. Le cooperative sociali di Libera Terra non agiscono soltanto in Sicilia, ma in molte parti del Sud d’Italia, dalla Puglia alla
Campania e alla Calabria. Nella seguente intervista Francesco Galante, Presidente della Cooperativa Placido Rizzotto, risponde ad alcune domande sull’operato di quest’ultima.
Dalla sua fondazione ad oggi, che tipo di risposta ha avuto l'operato di Libera Terra da parte delle comunità locali? Ci sono state opposizioni? L'atteggiamento delle persone del luogo è progressivamente cambiato negli anni?
«È stata effettivamente una progressione, una situazione che partiva con notevoli difficoltà. Nel caso delle coop di Libera Terra, quasi sempre ai problemi comuni a tutte le aziende agricole che seguono i prodotti dalla terra allo scaffale di vendita, si sono sommati gli attentati. Campi bruciati, vitigni divelti e macchinari danneggiati sono tutti messaggi di chi vuole scoraggiare il nostro lavoro sul territorio. L’ultimo attacco ricevuto da una coop nel corleonese risale al 2005, un incendio con grave danno a un campo di grano duro. Negli anni successivi, e fino ad oggi, abbiamo visto la situazione normalizzarsi, crediamo anche in virtù dei benefici che le cooperative portano in termini di lavoro».
A livello di sostegno da parte delle istituzioni, che tipo di risposta ha ottenuto ed oggi ottiene l'azione svolta da Libera Terra? Anche in questo caso ci sono stati forti cambiamenti dalla nascita di Libera Terra ad oggi?
«La Cooperativa Placido Rizzotto opera sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” nell'Alto Belice Corleonese. Il percorso, nel ruolo di “pilota”, non è stato semplice e ha visto lo straordinario impegno di soggetti istituzionali, quali la Prefettura di Palermo e il Consorzio Sviluppo e Legalità oltre all’impegno dell’Associazione Libera. Non sarebbe stato possibile iniziare questo percorso senza il sostegno delle istituzioni, tra cui è doveroso indicare anche le Forze dell'Ordine, sempre vicine nei momenti di emergenza e di tensione. Oggi le istituzioni locali parlano di scommessa vinta, sia pure tra le difficoltà, e sono perfettamente consapevoli di come il successo di queste esperienze promuova tutto il territorio. Nel Corleonese la buona pratica di assegnazione di tutti i beni confiscati rappresenta un modello di riferimento: un record di efficienza e numeri, sotto certi aspetti».
Come vengono promosse nelle scuole le iniziative portate avanti da Libera Terra? Quali altre attività di sensibilizzazione vengono svolte?
«In quest'attività è fondamentale la sponda offerta dall'associazione Libera, organizzata in una rete di presìdi locali su tutto il territorio nazionale. Libera promuove le coop Libera Terra, e veicola i percorsi formativi che portano i giovani di tutti i livelli di scolarizzazione a visitare i terreni gestiti dalle coop. Il progetto “Coltivare Valori”, cofinanziato dalla Fondazione con il Sud, si propone nei prossimi due anni di attività di contribuire alla valorizzazione dei beni confiscati, alla diffusione di percorsi di educazione alla legalità, al potenziamento di reti relazionali e all’integrazione socioculturale di giovani immigrati sul territorio siciliano. Sono previsti percorsi formativi, attività di inclusione sociale e di ricerca metodologica e promozione tramite eventi sul territorio, tesi alla valorizzazione dei beni confiscati».
L'organico dell'associazione è composto prevalentemente da volontari?
«Nel caso di Libera Terra non si tratta di un'associazione ma di un gruppo di cooperative sociali. Mi riferisco alla Placido Rizzotto: siamo 14 soci lavoratori in cooperativa, 4 soci volontari oltre ai dipendenti. In più la manodopera stagionale sui campi e al maneggio, che lavora secondo il contratto nazionale delle cooperative. Gestiamo, insieme alla coop gemella Pio La Torre, oltre 300 ettari di terreno confiscati, tra Palermo e Corleone. Comprendendo le altra cooperative socie del consorzio Libera Terra si arriva a circa 130 persone impiegate».
Cosa ci si auspica che accada nell'immediato futuro per rafforzare l'azione svolta da Libera Terra?
«Il valore simbolico di questa esperienza cresce, e così la fiducia delle imprese e dei lavoratori coinvolti nei confronti delle istituzioni. Con le esperienze già avviate e le moltissime che ancora devono nascere tutto questo è reso possibile, dentro e fuori dai beni confiscati. Il lavoro più grande oggi riguarda l’avvio e la crescita delle cooperative, nelle diverse regioni, che mettano a frutto le competenze acquisite finora e la capacità di attivare un territorio intorno ai progetti. A Castelvetrano, Isola di Capo Rizzuto e a Naro (quindi tra Sicilia e Calabria) le storie sono appena all’inizio. Molte iniziative hanno accomunato l'esperienza nostra con quella dei fratelli Cervi, partigiani emiliani trucidati dai fascisti nel 1943. I primi dieci anni di Libera Terra vanno celebrati con in mente quell’insegnamento lontano quasi settanta anni, un filo che attraversa il nostro Paese da nord a sud: le cooperative, e tutti i luoghi dove si sperimenta innovazione nel lavoro, nel difficile tentativo di costruire una società più giusta, sono realtà capaci di generare cambiamenti in un territorio e affermare nuovi diritti .Libera Terra prosegue nel tentativo di rafforzare questi risultati, con più certezze che nel 2001, all’inizio del lavoro, e con la stessa fiducia che faceva dire ai fratelli Cervi: “Prendete questa terra e trasformatela. Fatene un appezzamento modello e vedrete che darà più degli altri”. Organizzare ogni anno una nuova giornata in ricordo di Placido Rizzotto a Corleone il 10 marzo, e celebrare la Giornata della Memoria pochi giorni dopo (quest’anno sarà a Genova), avrà anche questo significato: dedicare i nostri sforzi a tutti coloro che ci hanno creduto quando era impossibile, alla loro Memoria e al loro Impegno».