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February 17, 2018
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La disfida del West Village tra candidati, a colpi di “corrotti” e “cafoni”

Il dibattito tra i vari candidati delle liste, un calderone di cui non si è capito tanto bene o forse si è capito fin troppo...

Michela DemelasbyMichela Demelas
La disfida del West Village tra candidati, a colpi di “corrotti” e “cafoni”

Partendo dalla sinistra: Galletto (PD), Galtieri (+Europa), Serafini (lista Civica Popolare), la moderatrice Ghelardoni, Borghi (M5S), Gazzini (Lega), Metalli (MAIE) (Foto VNY/MD)

Time: 8 mins read

Sempre West Village, sempre 18.15. L’idea di un gruppo di amici, Tecla Paiusco, Giancarlo Chesi e Nicola Firla, curiosi di conoscere e ascoltare i vari candidati all’estero, si è probabilmente  trasformata nel dibattito elettorale più avvincente di sempre. I candidati alle elezioni in Nord e Centro America, si sono sfidati – fianco a fianco, ma era pur sempre una sfida – sulla tavola organizzata per loro nella chiesa “Our Lady of Pompeii”. Un’impresa difficile, organizzare una discussione del genere, pensata per essere pacata e produttiva. I presenti: +Europa, lista Civica Popolare, Movimento Cinque Stelle, gruppo Salvini-Berlusconi-Meloni e MAIE.

“L’idea è nata durante una cena. Ci chiedevamo cosa votare, e abbiamo pensato che la cosa migliore da fare fosse incontrare tutti i candidati,” ha dichiarato Tecla. Infatti, all’incontro erano state invitate tutte le liste, anche se alcuni non si sono presentati; incluso il PD, che non è riuscito a mandare nessun candidato, causa campagne elettorali in giro per America Centrale e Settentrionale, ed è stato rappresentato da chi era stato candidato dal PD, ma alle elezioni del 2013, Gianluca Galletto.  A parlare sono stati: Francesco Galtieri per il partito di Bonino, Dom Serafini per lista Civica Popolare, Fiorenzo Borghi per il Movimento Cinque Stelle, Matteo Gazzini per la Lega e Leonardo Metalli per la lista civica MAIE; a mediare, in questo polverone, Ilaria Ghelardoni. Una mediazione non facile, e già si sapeva. Per questo i ragazzi si erano preparati al peggio: tre domande a ciascun candidato da parte della mediatrice, due personali e una sulla campagna elettorale. Un minuto e mezzo per ciascuna risposta. Nessun tempo extra, né per campagne elettorali né per monologhi infruttuosi. E la discussione era partita bene. Breve introduzione su sistema elettorale all’estero e via con le domande.

“Perché avete deciso di trasferirvi all’estero”? Prima domanda.

Tra i candidati, c’è Francesco Galtieri, +Europa, che a 21 anni si è trasferito a New York con il sogno di lavorare all’ONU, sogno poi realizzato e conseguito con ben 16 anni di carriera. C’è Dom Serafini, lista Civica Popolare, – “costretto dai figli” a partecipare al dibattito – che ha lavorato una vita nel settore televisivo, è giunto negli Stati Uniti per studiare la televisione a colori, ma non ha mai tagliato i ponti con l’Italia, continuando a curare gli interessi degli italiani all’estero. C’è poi Fiorenzo Borghi, che ha sempre lavorato nell’ambito giornalistico-fotografico e ha curato sin dall’inizio la nascita e la crescita del Movimento Cinque Stelle. Matteo Gazzini, della Lega, invece non aveva mai pensato di fare politica; “non sono un politico e non lo sono mai stato”, ha esclamato, dopo aver raccontato la sua storia da giovane pilota/imprenditore che cerca fortuna negli States. Infine, c’è Leonardo Metalli, lista MAEI, giornalista inviato speciale del TG1 e chi più ne ha più ne metta.

“In che circostanza è nata la vostra passione per la politica, e cosa vi ha spinto a candidarvi”? Seconda domanda.

Il candidato della lista Bonino ha risposto col cuore. “La politica non è solo un voto”. Si tratta di offerta e domanda, per lui. E, dopo una giovinezza passata tra Scout e volontariato, ha capito “dove gli interessi privati devono essere messi da parte per il raggiungimento del bene comune”. “Grazie all’esperienza all’ONU”, ha affermato, ha imparato “a coltivare più consapevolezza” e, occupandosi di progetti per il miglioramento della democrazia, ha capito che, “in Italia, il lato dell’offerta politica non bastava più”.

Serafini ha invece sottolineato come il suo impegno sia più civico che politico: essere vicino agli italiani all’estero è il suo unico scopo. Ha figli che hanno frequentato la scuola italiana; e conosce bene i problemi degli italiani all’estero. “Bisogna coinvolgere le grandi società e farle investire sui programmi italiani”. Insomma, una passione derivante dal lavoro nella televisione più che un amore per il bene comune.

Ancora, c’è Fiorenzo Borghi, M5S, spinto dentro la politica dall’ingiustizia del clientelismo e della corruzione di “una classe politica che non è propriamente incapace. Ha il proprio tornaconto, che però non è lo stesso tornaconto degli italiani”; Matteo Gazzini, che sottolinea di non essere un politico ma di essersi lanciato in questa nuova esperienza perché stanco dell’assenza di meritocrazia, perché voleva prendersi una “rivincita”; e Metalli, che in politica non ci è proprio entrato, “è la politica che è entrata dentro di me”. Ha carta bianca, Metalli, non dipende da nessuno e quello che gli piace di fare politica è che non deve trattare per nessun compromesso. “Voterò chiunque, va bene qualsiasi leader, basta che faccia gli interessi degli italiani all’estero”.

Ed è alla terza domanda, quella specifica sul programma politico, che è venuto giù il mondo. “Quali sono i due – solo due, che fosse chiaro – punti principali del vostro programma”, ha chiesto Ilaria.

Alla discussione si è aggiunto Galletto. Parte +Europa: riduzione debito pubblico, perché finché abbiamo il debito pubblico è come se fossero marce le “fondamenta della casa”; fare in modo che l’Italia diventi “terra d’opportunità per chi vuole rimanere e piattaforma di lancio per chi vuole partire”; e più Europa, affinché l’Italia possa beneficiare di “accesso alle opportunità” e “libertà di movimento”. “Diminuire i fenomeni di corruzione, mafia”, afferma Fiorenzo Borghi.

Da qui in poi, i programmi sono stati specifici per gli italiani all’estero. “Costituire una commissione in Parlamento per gli italiani all’estero”, continua il Cinque Stelle. “Reinvestire nell’Italia, con l’abolizione della legge sull’IMU e miglioramento della rete consolare, dice Serafini. Cinquecento euro per tutti gli iscritti all’AIRE, – affinché possano pagare l’assicurazione sanitaria – rete consolare digitalizzata e cittadinanza a chi l’ha persa, dice Gazzini, sottolineando che “prima di darla a chi non è italiano, la cittadinanza va restituita a chi ne ha diritto”. “I punti sono sempre gli stessi”, dice invece Metalli, “ma io ho deciso di partire dalla cultura. Gli italiani in America stanno meglio di quelli in Italia, che stanno in una specie di dopoguerra ideologico. E noi dobbiamo aiutarli”.

Inserendosi, Galletto (rappresentante del PD), l’ha messa sul piano dei valori. “Aldilà dei difetti del PD, è l’unica scelta possibile”, ha dichiarato, lanciando poi delle frecciatine che sono state subito prese al balzo. L’aria si è riscaldata, è volato qualche insulto da una parte all’altra del tavolo, finché non è intervenuto uno degli organizzatori per ricordare, con tono “materno”, di dialogare. “Per favore, senza provocazione; abbiate rispetto”. Da qui in poi, però, i toni si sono fatti più accesi e le provocazioni non hanno smesso di accendere l’atmosfera, soprattutto quando sono partite le domande dal pubblico.

Un momento del dibattito al West Village (Foto VNY/MD)

Qualcuno ha chiesto perché si stesse parlando solo di interessi degli italiani all’estero e non della situazione dell’Italia e di chi si trova su suolo italiano. “Ci sono 600 parlamentari, se ne occuperanno loro; noi dobbiamo occuparci delle piccole cose, ma farle”, ha esclamato Dom Serafini. Qualcun altro ha chiesto del debito pubblico. “E’ un problema serio, qualcuno se ne dovrà occupare”, ha risposto il candidato MAEI. Il movimento Cinque Stelle ha optato per la strategia “spendi di più per guadagnare di più”, e il PD ha quasi dato il suo assenso. Ma è allora tornato all’attacco Matteo Gazzini, Lega, che ha introdotto il tema della flat tax, aggiungendo poi – in seguito ad una domanda – che “il ricco e il povero vivono in simbiosi. Se il ricco ha meno soldi, neanche il povero vive”.

E si è continuato con la diminuzione della spesa politica. Il Movimento Cinque Stelle si è portato avanti, parlando di diminuzione degli stipendi e di tutti gli altri costi legati ai singoli politici ma non solo. Si è accodato Galtieri, +Europa, che come tutti i radicali, con la diminuzione della spesa del Parlamento, ci va a nozze. Ma poi è intervenuto di nuovo Serafini, promettendo che donerà il 20 percento del suo stipendio alle associazioni italiane. “Bisogna diminuire i parlamentari”, ha poi dichiarato Metalli, “ma non parliamo  dei tagli alla politica, altrimenti la prima cosa che tagliano sono i rappresentanti all’estero”.

Ancora, si è parlato di matrimoni omosessuali, con la Lega che si è esposta con un secco “No” alla parificazione di un rapporto omosessuale con uno eterosessuale; politiche energetiche, e giovani ricercatori italiani che cercano fortuna da altre parti. Infine, il tema dell’immigrazione, su cui si è dibattuto a lungo, ma su cui nessuno ha dato segni di cedimento. Da una parte PD e +Europa uniti per dichiarare l’immigrato una ricchezza – “gli esseri umani non sono alberi”, ha esclamato Galtieri; dall’altra la Lega, che da “la priorità ai suoi cittadini … Le sinistre sono colluse con il terrorismo internazionale”, e il Movimento Cinque Stelle, che ha sottolineato che le regole sull’immigrazione vanno rispettate; e, dall’altra, il MAEI che afferma: “il nostro Paese è un Paese che accoglie. Mentre se noi siamo iscritti all’AIRE, non abbiamo diritto alla tessera sanitaria, ed è questo il problema di cui bisogna parlare”.

Insomma, un calderone di cui si è capito tanto, ma non poi così tanto bene. Parlando di concretezza, la certezza sui dati è venuta meno. La Lega afferma che la coalizione del centro destra ha ormai garantito il 40 percento secondo i sondaggi, e “scusate, ma ormai vinciamo noi”. “Ci sono tre possibilità rispetto al post-elezioni”, ha dichiarato invece Galtieri. PD e +Europa, anche se non formano una coalizione nei seggi assegnati alla circoscrizione estera, giocano dalla stessa parte – “Mah, sai che forse ti voterei”, ha detto Galletto al candidato +Europa -. “O si torna a votare, o si fa una grande coalizione, o si fa un altro governo tecnico”, ha continuato Galtieri. Ma di una grande coalizione il Movimento 5 Stelle non ne ha voluto sapere, e mentre il candidato della Lega sogghignava sicuro, Fiorenzo Borghi ha affermato: “non ci coalizzeremo mai con i corrotti”. “Cafone”, gli ha risposto il rappresentante del PD. Intanto, dal fondo della platea, qualcuno grida: “meglio cafoni che corrotti”.

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Michela Demelas

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