Da quanti anni e perché vive all’estero? Perché ha deciso di candidarsi e perché con questa lista?
“Da più di 40 anni vivo a Montreal, e precisamente dal 1977. È stata una scelta personale, dettata dall’amore, anche se a Roma avevo già un lavoro in Vaticano. E a Montreal, prima di darmi al giornalismo e a fare l’editore, avevo già fatto esperienza politica nel Comune di Saint Leonard. Nel 2008, poi, fui invitato dal Centrodestra, e più precisamente da Forza Italia di Silvio Berlusconi, a candidarmi al Senato della Repubblica, nella Ripartizione del Nord- Centro America. E sono stato eletto. Perché la lista del Centrodestra? Perché è quella che ha creduto nelle mie capacità imprenditoriali e politiche, che mi ha dato fiducia in tutti questi anni; e perché è la coalizione in cui ritrovo i miei principi e perché ha punti programmatici concreti, chiari e condivisibili”.
Quale considera il problema più immediato dell’Italia e come si dovrebbe affrontare?
“Di problemi gravi da risolvere l’Italia ne ha tanti. Ma quello più immediato, secondo me, riguarda l’invasione senza controllo che investe l’Italia da anni, da parte di centinaia di migliaia di migranti africani e mediorientali. Con la complicità di alcune Ong, e con la scriteriata politica della sinistra, l’arrivo in Italia di questa marea umana è un affare colossale della mafia internazionale, una tratta di schiavi in grande stile. La ricetta è una sola, sulla falsa riga del modello canadese: solidarietà per chi ha veramente bisogno, rimpatrio immediato per chi non ha i requisiti per ricevere asilo politico. E poi aiutare finanziariamente, ‘a casa loro’, quegli Stati da cui partono questi flussi migratori”.
Quale problematica inerente gli interessi dei cittadini italiani residenti all’estero, e in particolare in Nord-Centro America, considera la più urgente, e cosa proporrebbe fin dal primo giorno dell’apertura dei lavori del Parlamento?
“I cittadini italiani residenti all’estero, e in particolare quelli del Nord-Centro America, hanno bisogno di affetto e di rispetto da parte della loro Madrepatria. Non essere considerati figliastri, ma figli; e come tali essere trattati. A cominciare dalle autorità consolari italiane. Assicurare, a chi non ce l’ha, possibilità di ottenere la cittadinanza italiana, buona stampa in lingua italiana, buona scuola italiana, buona Televisione, buoni collegamenti settimanali diretti con l’Italia, più stretti rapporti tra le diverse Regioni e le rispettive Associazioni e Federazioni di appartenenza. Insomma, l’italiano all’estero ha bisogno di amore da parte della Madrepatria; di gesti concreti e duraturi”.
Sarebbe disposto, e quanto, ad andare contro le decisioni del vostro partito qualora queste andassero a sfavore dei cittadini italiani all’estero? C’e’ una forza politica o un leader politico al quale lei non voterebbe mai la fiducia in Parlamento anche se il partito lo chiedesse?
“Io sono a favore del ‘vincolo di mandato’: se dico sì ad una coalizione, le resto fedele fino in fondo. Nella XVI Legislatura (2008-2013), quand’ero senatore, in certe occasioni – per motivi di grave crisi finanziaria – ho dovuto votare provvedimenti che in parte penalizzavano gli italiani all’estero: e non per sadismo, ma per senso di responsabilità. Ho sofferto, ma ho creduto di fare la cosa migliore. La mia Coalizione di centrodestra difficilmente farà inciuci con la sinistra. Non voterei, per esempio, mai la fiducia a Grasso, di sinistra, ex presidente del Senato, ex magistrato, che ha Impunemente buttato fuori dal Senato l’On.Silvio Berlusconi”.
Il Nord e Centro America sono una zona enorme, dal Canada al Messico e oltre, come pensa realmente di conoscere e rappresentare tutte le comunità di italiani che ci vivono? Non c’è il rischio di un distacco e di una vita “romana” lontana dai problemi di chi vi ha eletto?
“E’ un rischio che si corre, perché la Ripartizione in cui concorro è di vastità enormi, e percorrerla in lungo e in largo è impresa impossibile. Rappresentarne tutti i problemi è fantapolitica, ma sentirne il polso attraverso sei-sette città strategiche è una cosa fattibile. Ma resto convinto che l’italiano all’estero di questo enorme bacino elettorale si aspetti dal loro parlamentare, e dall’Italia, la dovuta considerazione, attenzione e rispetto. Se l’Italia li rispetta, anche i vari Stati dove risiedono li rispetteranno. Il parlamentare eletto è in dovere di girare la propria Ripartizione”.
La lingua italiana è fra le più studiate al mondo (la quarta…), eppure le cattedre nelle università del Nord America diminuiscono… Cosa farebbe di concreto per promuoverla in modo migliore nel Nord e Centro America?
“La lingua italiana è il fiore all’occhiello dell’Italia. Dopo l’inglese, il francese e lo spagnolo – lingue di tre Stati che hanno dominato il mondo attraverso grandi imperi coloniali – c’è l’italiano, la lingua di Dante, la lingua erede del latino e dell’impero Romano; la lingua dei maggiori geni del mondo. Bisogna creare le condizioni per incentivare sempre di più i corsi degli enti gestori ed inserire negli orari curriculari lezioni di lingua italiana nei quartieri dove vivono molti connazionali”.
Cosa vorrebbe che l’Italia imitasse dalla democrazia degli Stati Uniti (Canada, Messico, Repubblica Dominicana…) e cosa invece vorrebbe che il vostro paese di residenza imparasse dal modo di far politica in Italia?
“L’Italia dovrebbe imitare le Costituzioni delle democrazie del Nord America. Se decidesse di imitare il Canada, dovrebbe puntare su un premierato forte; se decidesse di imitare gli USA, dovrebbe puntare su un presidenzialismo netto, su un presidente eletto dal popolo, con pieni poteri. L’Italia oggi ha un sistema parlamentare che non garantisce stabilità ai governi, dove ogni potere è dimezzato; la Costituzione va cambiata. Il Nord America non capisce il modo di far politica in Italia; il Centro America ha una forma di instabilità superiore all’Italia. No, l’Italia, in politica, non ha niente da insegnare”.
C’è un personaggio storico italiano (nella politica come nella letteratura, arti, scienza…) al quale vorrebbe ispirarsi nei valori e nelle idee per la sua carriera in Parlamento?
“Certamente al grande politico Alcide De Gasperi, un vero gigante – dagli indiscussi principi cristiani – che non permise al Pci di arrivare al potere del Paese. E lo fece attraverso le armi democratiche del voto popolare e delle riforme. Visse e operò in anni difficili, in un’Italia appena uscita dalla II Guerra mondiale, dilaniata dalla lotta partigiana e pericolosamente in bilico tra i due blocchi Usa-Urss”.
Cosa pensa delle problematiche sulla parità di genere? Gli abusi sessuali sulle donne: un problema urgente che necessita immediati interventi anche legislativi, oppure solo uno scandalo di Hollywood? E in Italia, è giunto forse il momento di eleggere un Presidente della Repubblica donna?
“Gli uomini e le donne devono godere degli stessi diritti e degli stessi doveri. Dobbiamo esserne tutti convinti e consapevoli: non devono più essere tollerati gesti violenti o atteggiamenti ambigui. La parità di genere, però, deve rappresentare una conquista sociale, prima ancora che legislativa. Qualsiasi forzatura normativa può rivelarsi artificiale se non addirittura controproducente. Parità di genere, per legge, in ogni consiglio di amministrazione o in ogni lista elettorale, no. Sugli abusi sessuali sulle donne, massimo rigore. Al Quirinale una donna? Il discrimine non deve mai essere il genere, ma l’esperienza e la competenza”.