L’inizio di giugno segna il periodo delle celebrazioni per la Festa Nazionale Italiana, il 2 giugno, data che sottolinea l’unità nazionale sia sul territorio italiano che tra i connazionali all’estero.
Ho per questo sentito la necessità, oltre che il dovere, di visitare il maggior numero di comunità italiane proprio in questo periodo dedicandomi a quelle della mia ripartizione elettorale. A cominciare dal New Jersey, a Houston, dove sono residente, per poi andare a Vancouver, a Chicago, ad incontrare il Comites di Detroit, passando per Dallas, dove anche se non c’è una sede consolare, il console onorario Richard Nicholas Gussoni ha organizzato una celebrazione alla quale ho partecipato assieme al Console generale di Houston, Federico Ciattaglia. Una visita che significava la vicinanza del Parlamento italiano ai nostri connazionali.
Negli incontri abbiamo parlato del nostro essere italiani e del nostro cultural heritage. Un viaggio, come sempre, coinvolgente ed appagante, anche a livello umano, tra la comunità italiana del Nord America. Persone che ogni volta ti colpiscono per le straordinarie peculiarità, la loro ricca umanità e cultura, di cui sono orgogliosa e delle cui caratteristiche dobbiamo essere onorati come Paese. Loro ci rappresentano, sono la nostra immagine. Sono il nostro volto, la nostra voce e, sicuramente, il nostro cuore.
È un privilegio rappresentare queste persone – e le loro incredibili storie di vita – nel Parlamento italiano. Un sano orgoglio nazionale nutrito da un patriottismo che ci porta a riscoprire i valori fondanti del nostro stare insieme come Paese. Valori che devono riflettere azioni quotidiane, adoperandoci per una Italia che sia al passo con i tempi e che sappia porre il cittadino al centro delle proprie priorità, mostrando il suo volto migliore anche attraverso una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi.
Durante questo viaggio ho potuto riscontrare personalmente, ad esempio, l’importanza delle strutture consolari anche come strumento di salvaguardia e promozione del ruolo del nostro Paese nel mondo. Al contempo, però, stiamo assistendo ad una crescita esponenziale della mole di lavoro delle nostre rappresentanze diplomatiche, mentre dobbiamo verificare una mancanza di risorse umane. Le scarse risorse operative, inoltre, si trovano ad affrontare una situazione di crisi economica dovuta all’aumento del costo della vita. In particolare i lavoratori a contratto locale hanno problemi di adeguamento dello stipendio con una situazione retributiva, in USA, ferma da oltre 15 anni.
Per tale ragione, ho presentato un emendamento in Commissione bilancio al cosiddetto “Decreto aiuti” per permettere agli impiegati a contratto della nostra rete diplomatico-consolare, tagliati fuori dall’accesso all’assegno unico che, in attuazione della legge delega 1° aprile 2021 n. 46, sostituisce le detrazioni per figli a carico e l’assegno per il nucleo familiare, di usufruire di adeguate detrazioni per carichi di famiglia. Questi lavoratori non possono accedere all’assegno unico poiché i requisiti soggettivi si riscontrano nella residenza sul territorio italiano e nella cittadinanza. Per questa ragione si è venuto a creare un vuoto normativo che esclude questa categoria di lavoratori.
Lavoratori, sia chiaro, che svolgono un ruolo prezioso nelle sedi consolari all’estero, rappresentando un valore aggiunto, ma che vedono lesi i propri diritti determinando, così, una sfiducia nell’Amministrazione degli Esteri. Temo che questa condizione psicologica, alla lunga, possa pesare sulla serenità del lavoro che svolgono per i connazionali.
Convinta, pertanto, della necessità di colmare questo vuoto normativo e garantire i diritti di questi lavoratori, auspico che la Commissione bilancio possa approvare tale emendamento, teso ad estendere il diritto alle detrazioni per carichi di famiglia, finora “sopravvissuto”, vale a dire per i figli a carico maggiori di anni 21 e fino al compimento di 24 anni, anche ai figli minori di 21 anni dei contribuenti che lavorano nella rete diplomatico-consolare italiana.
Festeggiare la Repubblica significa anche implementare i diritti e contribuire a costruire una Amministrazione amica, credo di poter parlare a nome di tutti quando ribadisco che il nostro desiderio è avere un Governo ed una Pubblica Ammnistrazione più vicini. Una macchina amministrativa efficiente, ma dal volto amichevole, con meno burocrazia che ci faciliti i rapporti con la Madrepatria e migliori i servizi per rendere effettivi i nostri principi costituzionali che devono valere anche per chi vive all’estero e garantire concretamente una parità di diritti tra chi risiede entro i confini nazionali e chi risiede all’estero.
Noi residenti all’estero ci sentiamo parte attiva di una Comunità nazionale e le istituzioni devono fare in modo di agevolare questo nostro ruolo di fatto, nel rispetto dei valori fondanti della nostra Repubblica che può contare su di noi e sul nostro contributo per promuovere il Sistema Italia nel mondo. Un fatto che durante questi giorni abbiamo riaffermato con forza e con il cuore pieno di amore per l’Italia.