Sono rientrata nel Partito Democratico dopo 6 anni per votare Elly Schlein a Segretario del partito e sono candidata nella sua lista come delegato all’Assemblea Nazionale del PD. La Schelly, come la chiamano a Livorno, la seguo sui social dal 2014, da quando fu eletta europarlamentare nel Gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici”. Fin d’allora mi colpi’ il suo coraggio e la sua indipendenza, doti che continua a mostrare oggi, essendosi proposta da outsider per rinnovare un partito stanco e incolore da molti anni.
La sua visione di futuro coniuga giustizia sociale e climatica dove al centro ci sono 3 sfide cruciali e intrecciate: disuguaglianze, clima e precarietà. Tutta la sua mozione e’ dedicata a declinare questi temi con politiche che siano coerenti e interrelate tra loro, in una visione che finora e’ mancata alla politica. Secondo lei, il clima dovrebbe indicarci la strada come unico modello di sviluppo. E riscopre poi una parola fondamentale: redistribuzione. Non solo delle ricchezze, ma del sapere e del potere.
Nonstante ci siano molti punti in comune nel programma tra Bonaccini e Schlein, la mozione di Schlein è quella ideologicamente più progressista e vicina alle istanze della sinistra. Infatti, malgrado tutti gli sforzi dei 2 candidati di non sembrare completamente antagonisti, queste elezioni primarie del Segretario sono una conta tra chi nel PD e’ piu’ centro-liberista e chi piu’ socialista democratico.
Questa volta più delle altre e forse per l’ultima volta. Perché nel PD le due culture politiche di centro e sinistra non sono mai arrivate ad una sintesi. Milioni di fuoriusciti dal PD e di astensionisti, che per il 55% una volta votavano a sinistra, attendono da un tempo lunghissimo il messaggio del ritorno ad una politica dei valori, ora inidviduato nella candidatura di Elly Schlein. L’ultima speranza, sperando che non sia fuori tempo massimo. La Schelly e’ la scossa necessaria che unisce sogno e concretezza.