Angelo Viro, nato a Catania nel 1956 e da oltre 45 anni residente a Santo Domingo, Repubblica Dominicana. Grazie all’eccellenza del made in Italy è riuscito a costruire negli anni qualcosa di importante, un gruppo di imprese che porta avanti insieme ai figli e alla moglie Rosario, da sempre al mio fianco.
Ha ricoperto vari ruoli all’interno del Comites di Santo Domingo e poi in quello di Panama. È vicepresidente della Casa de Italia, presidio della cultura italiana a Santo Domingo, e in passato ha ricoperto anche il ruolo di presidente della Camera di Commercio dominico-italiana.
Attualmente è Vicepresidente del MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero. Nel corso degli anni si è reso conto di come gli italiani all’estero siano stati sempre abbandonati dai diversi governi italiani che si sono succeduti, come nel caso della chiusura dell’Ambasciata italiana a Santo Domingo, avvenuta nel gennaio del 2015. Una scelta assurda, contro la quale si è battuto come Casa de Italia; il suo sforzo è anche stato a livello personale, quando ha scelto di mettere il suo nome sul documento con cui hanno fatto ricorso al Tar, poi vinto, contro il Ministero degli Esteri.
Qual è secondo lei il problema più urgente dell’Italia e cosa proporreste per risolverlo?
“C’é urgentemente bisogno di una burocrazia nettamente piú snella. Si tratta di un problema che, tra l’altro, si riflette ovviamente oltreconfine, laddove si trovano i nostri connazionali all’estero. C’é bisogno di un’apposita riforma che necessariamente dovrà nascere dalla volontá politica di cambiare completamente la maniera in cui lo Stato si rapporta con i propri cittadini”.
Il governo Draghi è stato un grande alleato degli Usa. Che posizione dovrà tener l’Italia nella prossima legislatura rispetto a Washington e nei confronti della guerra in Ucraina?
“L’Italia dovrá proseguire sulla stessa strada: mantenere una stretta alleanza con gli Stati Uniti d’America e sostenere l’Ucraina, di comune accordo con il resto dell’Unione Europea e cercando comunque in tutti i modi di evitare un’ulteriore escalation militare del conflitto con la Russia. Vi sono principi che non sono negoziabili e mantenere la politica del Governo Draghi nel contesto di questo conflitto é necessario e doveroso”.
Le regole e le modalità del voto per gli italiani all’estero vi soddisfano o il sistema dovrebbe essere cambiato ? E come?
“Non posso dichiararmi soddisfatto della modalitá di voto per gli italiani all’estero. Il rischio brogli é sempre troppo elevato, se continua a considerare come unica soluzione percorribile l’invio di plichi elettorali tramite posta. Il sistema deve necessariamente cambiare. Il MAIE é a favore dell’inversione dell’opzione, ovvero l’obbligatorietá di far si che siano i cittadini a chiedere di votare, evitando l’invio massivo di buste che ad ogni elezione diventa motivo di sospetti. Del resto, in Italia é il cittadino che decide di votare dirigendosi presso il seggio di riferimento; all’estero invece, é la scheda elettorale che arriva a casa, a prescindere dalla volontá o meno di esercitare il proprio diritto di voto. L’inversione dell’opzione, limiterebbe enormemente il rischio brogli e farebbe anche risparmiare denaro dell’erario pubblico, se pensiamo che di media vota circa un 30% dei connazionali residenti all’estero. L’alternativa voto elettronico puó essere una soluzione solo se verrá dimostrata la piena sicurezza di questo tipo di modalitá e se non vi saranno categorie di elettori che potrebbero trovare difficoltá nell’esercitare il proprio voto”.
Pensate che l’istituzione del Com.It.Es (Comitato degli italiani all’estero) abbia bisogno di essere riformato per servire i cittadini in maniera efficiente?
“L’istituzione dei Com.It.Es. va necessariamente riformata. Sono convinto che questi organismi debbano avere piú poteri e piú fondi per sviluppare progetti in favore delle comunitá. A chi pensa che siano organismo innecessari, in base alla mia personalissima esperienza, posso garantire che non é cosí. Si tratta di organismi che sono l’espressione della volontá di essere rappresentati nelle singole realtà territoriali e, se a volte non sono efficienti, questo si deve a chi ne fa parte ed é stato eletto; non necessariamente un Com.It.Es. infunzionale é sintomo di un problema generalizzato. É da apprezzare lo sforzo che viene fatto, a livello di volontariato, dalla maggior parte dei consiglieri eletti, i quali decidono di dedicare parte del loro tempo in favore della propria comunità italiana di appartenenza”.
Quali sono le vostre difficoltà in questa campagna elettorale? Oltre a La Voce di New York, ci sono state altre realtà istituzionali o private che hanno creato occasioni per farvi conoscere dai cittadini iscritti all’Aire che fra pochi giorni dovranno votare votare per voi?
“Le difficoltá riscontrate in campagna elettorale sono, come spesso accade, di carattere informativo a livello generale. Mi riferisco alla modalitá di voto che non sempre viene recepita a dovere ed il sistema di consegna e restituzione delle buste con all’interno le schede elettorali. Per quanto riguarda invece lo spazio dato ai candidati per farsi conoscere, devo dire che la stampa specializzata ha realizzato un ottimo lavoro e l’opportunità di un confronto aperto e video registrato come quello organizzato dalla Vostra testata giornalistica, é stato molto apprezzato sia dal sottoscritto che da molti degli elettori e simpatizzanti del movimento al quale appartengo”.