Il presidente Donald Trump ha riacceso il fronte della guerra commerciale, annunciando l’introduzione di una tariffa del 30% sulle merci provenienti dall’Unione Europea e dal Messico a partire dal 1° agosto.
L’annuncio è arrivato questa mattina attraverso una serie di lettere inviate ai partner commerciali e pubblicate sul social Truth Social. Nella missiva destinata alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, Trump denuncia “un deficit commerciale insostenibile e pericoloso per la nostra economia e la nostra sicurezza nazionale”.
“Abbiamo avuto anni per discutere delle nostre relazioni commerciali con l’Unione Europea e abbiamo concluso che dobbiamo abbandonare questi deficit commerciali a lungo termine, ampi e persistenti, generati dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie”, ha scritto Trump. “Se risponderete con nuovi dazi, l’aliquota scelta si aggiungerà al 30% che applicheremo”, ha avvertito, lasciando spazio a una possibile escalation.
Le tariffe colpiranno un ampio ventaglio di beni industriali e agricoli europei. Trump aveva già minacciato un dazio del 50% a inizio primavera, poi ritirato, e aveva concesso una tregua di 90 giorni che scade il 1° agosto. Ma i negoziati non sono mai stati avviati.
Trump ha dichiarato che non ci saranno dazi per i paesi dell’UE o per le aziende europee che “decideranno di costruire o produrre negli Stati Uniti”, promettendo permessi rapidi e procedure semplificate. Secondo il presidente, questo approccio “stimolerà investimenti diretti negli USA e metterà fine a decenni di squilibrio”.
La mossa colpisce il principale partner commerciale americano: nel 2022, gli Stati Uniti hanno importato dall’UE beni per oltre 553 miliardi di dollari.
Ma le lettere spedite da Trump non si sono fermate all’Europa: nei giorni scorsi, la Casa Bianca ha notificato l’imposizione di nuove tariffe anche a Canada, Giappone, Brasile e altri 20 Paesi, con aliquote che vanno dal 20% al 50%.
Nel caso del Messico, Trump ha motivato la decisione con l’“aiuto insufficiente” nella lotta al narcotraffico e nella gestione della frontiera. Il tono è stato ancora più aggressivo nei confronti del Canada, con l’imposizione di un dazio del 35%, giustificato dal presunto traffico di fentanyl, nonostante i dati ufficiali indichino il Messico come principale origine delle sostanze sequestrate.
Nella sua lettera a von der Leyen, Trump ha ribadito che le nuove tariffe potrebbero essere “modificate, al rialzo o al ribasso, a seconda del nostro rapporto con il vostro Paese”. Il messaggio è chiaro: per evitare i dazi, l’Europa deve aprire completamente i suoi mercati ai prodotti americani, senza barriere.
Il ritorno all’unilateralismo commerciale di Trump, già ribattezzato “Tariff Act 2.0” dai media, rischia di scatenare nuove turbolenze nei mercati globali. A differenza dell’annuncio di aprile, che aveva causato il crollo delle Borse, questa volta Wall Street sembra più assuefatta. Ma l’incertezza resta alta, soprattutto nei settori dell’industria dell’auto, dell’acciaio e dell’agroalimentare.
Il presidente ha inoltre lasciato intendere che la tariffa globale base, attualmente al 10%, potrebbe salire al 20% entro l’autunno. “Tutti gli altri Paesi pagheranno, che sia il 20% o il 15%. Lo risolveremo ora”, ha detto Trump in un’intervista a NBC News.
Ma l’improvvisa decisione arriva anche in un momento delicatissimo per la Casa Bianca, dilaniata dalle faide interne per la gestione del caso Epstein, che potrebbe coinvolgere direttamente lo stesso presidente. Le lettere commerciali inviate in serie appaiono così anche come un tentativo di distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sempre più esplosivo. Elon Musk, ormai in totale rotta di collisione con Trump dopo essere stato allontanato dalla Casa Bianca, ha lasciato intendere che le mosse aggressive sul piano economico servano proprio a sviare l’attenzione, parlando apertamente di un “blitz tariffario per nascondere il panico”.
Con questo colpo di teatro, il presidente cerca di rafforzare la sua immagine di leader duro e protettore dell’economia nazionale, in vista delle elezioni di midterm. Ma l’effetto collaterale potrebbe essere una nuova ondata di rappresaglie, in particolare da parte dell’Unione Europea, che ora valuta le contromisure.
Dazi, dossier e geopolitica si fondono in un’estate esplosiva, in cui ogni mossa sembra dettata più dalla necessità di sopravvivere politicamente che da una strategia. Trump alza i toni con l’estero mentre il fuoco più pericoloso arde in casa sua. E se il bluff non dovesse reggere, il boomerang potrebbe colpire proprio al centro del potere.