Le primarie democratiche del 15 luglio che si terranno in Arizona per il seggio lasciato vacante dal defunto deputato Raúl Grijalva sono diventate il nuovo terreno di scontro tra generazioni, identità etniche e visioni opposte del futuro del Partito Democratico. In palio non c’è solo un posto alla Camera, ma la direzione politica di un partito ancora scosso dalle sconfitte del 2024.
Al centro della contesa c’è Adelita Grijalva, figlia 54enne dell’ex parlamentare e favorita dell’establishment, sostenuta da pezzi grossi della sinistra nazionale come Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e i senatori dell’Arizona Ruben Gallego e Mark Kelly. La sua candidatura, benedetta da organizzazioni come il Giffords PAC, Emily’s List e il BOLD PAC del Congressional Hispanic Caucus, sembrava inizialmente destinata a un cammino senza ostacoli. Ma la corsa si è complicata. Deja Foxx, influencer 25enne di origini filippine e volto emergente della Gen Z, ha saputo catalizzare il malcontento giovanile e progressista. Appoggiata dal PAC Leaders We Deserve di David Hogg, l’ex sopravvissuto della strage di Parkland estromesso poche settimane fa dalla vicepresidenza del Comitato Nazionale Democratico, Foxx ha trasformato la sua candidatura in un manifesto generazionale contro “le dinastie politiche e l’immobilismo dell’establishment”.
Lo scontro ha assunto toni sempre più aspri, con accuse implicite e tensioni crescenti tra i sostenitori della rappresentanza ispanica, in un distretto dove i latinoamericani costituiscono oltre il 60% della popolazione, e -chi rivendica una “nuova forma di rappresentanza”, più giovane, intersezionale e militante. “Questo seggio non appartiene a una famiglia, ma al popolo -, ha dichiarato Foxx -. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia combattere Trump ora, non che erediti un cognome.”
In mezzo ai due contendenti principali si inserisce Daniel Hernandez, 35 anni, ex deputato statale, eroe per aver soccorso Gabrielle Giffords nel 2011 e volto dell’ala democratica operaista. Hernandez punta tutto sull’economia, parlando alle famiglie latine della working class del distretto. “Il costo della vita è il vero campo di battaglia. Dobbiamo tornare a parlare alla gente comune.”
Le divergenze si sono allargate anche sul piano simbolico. Foxx ha accusato la famiglia Grijalva di aver ritardato le dimissioni del deputato quando era gravemente malato, impedendo una successione più ordinata durante il delicato voto sul mega disegno di legge repubblicano. Hernandez, pur evitando attacchi diretti, ha evocato la necessità di un cambio generazionale: “Nessuno qui non si opporrà a Trump. Ma questa corsa è tra il vecchio e il nuovo”.
Linda Sánchez, deputata e presidente del BOLD PAC, ha lanciato un avvertimento a chi, come Hogg, sostiene candidati non ispanici nel settimo distretto dell’Arizona: “State aiutando chi vuole mettere a tacere la nostra comunità.” Una dichiarazione che non nomina Hogg direttamente, ma lo colpisce in pieno.
Dietro le quinte, però, si fa largo un timore più profondo all’interno dell’apparato democratico: che la candidatura di Foxx possa replicare quanto avvenuto con Zohran Mamdani, il giovane socialista newyorkese la cui vittoria alle primarie per la presidenza del partito nella metropoli ha scatenato un terremoto interno, polarizzando minoranze e mettendo in crisi gli equilibri tradizionali. I funzionari del partito temono che l’elezione di Foxx, in un distretto storicamente legato alla leadership ispanica, possa generare una frattura permanente con uno degli elettorati più fedeli del partito. “Non possiamo permetterci un nuovo caso Mamdani, specialmente in Arizona,” ha confidato un dirigente locale. “Il partito non reggerebbe un’altra rottura così profonda.”
Il “modello Mamdani”, sviluppato con una campagna radicata nel territorio, sostenuta da piccole donazioni e una comunicazione social aggressiva, è diventato un punto di riferimento per altri giovani sfidanti come Deja Foxx, che ne hanno replicato il linguaggio e le strategie.
Mamdani, con il suo stile diretto e l’apparente disinteresse per le mediazioni tradizionali, rappresenta oggi la punta più avanzata della sinistra giovanile nel Partito Democratico, quella che sfida apertamente non solo i repubblicani, ma anche la leadership centrista del proprio schieramento.
Hogg, da parte sua, non arretra. Il suo PAC ha già annunciato l’obiettivo di spendere 20 milioni entro il 2026 per sfidare l’apparato democratico in distretti considerati sicuri. Foxx, dice, “porta la forza della sopravvivenza e la chiarezza necessaria per sfidare davvero Trump”.
In corsa ci sono anche l’attivista progressista Jose Malvido Jr., che propone salario minimo a 20 dollari e sanità pubblica universale, e l’imprenditore in pensione Patrick Harris Sr., che vuole un tetto massimo alla ricchezza individuale. Ma la vera lotta è tra Grijalva, Foxx e Hernandez.
Chiunque vinca sarà il favorito alle elezioni generali del 23 settembre, in un distretto che nel 2024 ha visto il partito democratico vincere con 22 punti di vantaggio. Ma la frattura che si apre a Tucson potrebbe avere eco ben oltre il deserto dell’Arizona. Se Mamdani è stato il primo scossone, questa potrebbe essere la scossa tellurica che cambia il volto del partito. Come ha sintetizzato un operatore locale: “Non è solo una corsa per un seggio. È un referendum su chi parlerà per il futuro dell’America democratica.”