Di buon mattino, il Senato ha avviato la votazione a scrutinio segreto sul pacchetto di riconciliazione, con l’obiettivo, ambizioso ma politicamente cruciale, di chiudere l’iter entro il 4 luglio, una scadenza simbolica imposta dalla Casa Bianca.
Il testo, lungo 940 pagine, estende i tagli fiscali del 2017, elimina le tasse su mance e straordinari, e dirotta centinaia di miliardi verso difesa e immigrazione. Ma secondo l’Ufficio bilancio del Congresso, il provvedimento aumenterebbe il debito federale di oltre 3.300 miliardi di dollari in dieci anni, nonostante tagli drastici a Medicaid e ai buoni pasto (Snap).
Alle 9:30 è cominciata la maratona di emendamenti, il cosiddetto vote-a-rama, durante la quale i senatori voteranno centinaia di modifiche, soprattutto proposte dai Democratici per evidenziare le falle del piano trumpiano. “I nostri emendamenti metteranno a nudo l’ipocrisia e la devastazione di questo disegno di legge, milioni senza assistenza sanitaria, ospedali rurali chiusi per regalare tagli fiscali ai più ricchi”, ha dichiarato un portavoce del leader della minoranza Chuck Schumer.
Lo stesso Schumer ha presentato un emendamento per abolire i tagli fiscali ai miliardari nel caso in cui aumentassero i costi sanitari per le famiglie. “Il cosiddetto Big Beautiful Bill, che in realtà è un grande, orribile tradimento, priva milioni di persone dell’assistenza sanitaria per arricchire una minoranza già privilegiata”, ha detto Schumer. L’emendamento è stato respinto con 47 voti favorevoli e 53 contrari. Il presidente della Commissione Finanze, il repubblicano Mike Crapo, ha definito errata l’interpretazione democratica, sostenendo che il piano limita sprechi, frodi e abusi nei programmi federali.
Anche il tentativo del senatore Ed Markey di difendere gli ospedali rurali colpiti dai tagli a Medicaid è fallito, nonostante il sostegno delle repubblicane Lisa Murkowski e Susan Collins. Un’altra mozione, presentata da Amy Klobuchar per modificare le disposizioni sui buoni pasto, è stata respinta. “Il più grande mandato non finanziato è a carico di bambini, veterani, anziani e persone con disabilità”, ha denunciato la senatrice democratica. “Stiamo danneggiando supermercati, agricoltori e famiglie, e tutto questo per finanziare tagli ai ricchi”.
Il clima è teso. I repubblicani hanno passato il weekend a blindare i voti, dopo che il senatore Thom Tillis ha annunciato il ritiro dalla politica, criticando l’assenza di fondi per gli ospedali del suo Stato. E non va meglio alla Camera, dove il Freedom Caucus, l’ala ultraconservatrice del partito, ha bocciato la versione del Senato giudicandola troppo costosa e poco rigorosa. “Il testo in discussione non è quello a cui abbiamo acconsentito”, si legge in un comunicato. “La versione approvata alla Camera prevedeva zero aumenti di deficit. Il testo del Senato lo incrementa di almeno 651 miliardi”.
Anche diversi deputati repubblicani moderati e conservatori si stanno smarcando. Il californiano David Valadao ha annunciato un voto contrario, citando le modifiche al Medicaid come motivo di rottura. “Non sosterrò alcuna versione finale che elimini flussi di finanziamento vitali da cui dipendono i nostri ospedali”, ha dichiarato. Il texano Chip Roy, l’oklahomano Josh Brecheen e il missouriano Eric Burlison hanno espresso forte preoccupazione. Roy, su X, ha attaccato il processo: “Non negozierò sui social, ma approvare un testo del genere senza aver valutato implicazioni, punteggi e riscritture sostanziali è irresponsabile”.
Fonti interne rivelano che lo Speaker Mike Johnson ha convocato sabato una conference call riservata, invitando i deputati a non rendere pubbliche le loro critiche. Johnson può permettersi solo tre defezioni se tutti i membri sono presenti.
Intanto, anche fuori dal Congresso le critiche si moltiplicano. Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, ha rilanciato su X l’idea di un nuovo partito politico, definendo i repubblicani il partito di Porky Pig. “È il momento di avere un partito che abbia davvero a cuore i cittadini”, ha scritto.
Eppure, la leadership repubblicana al Senato è determinata ad andare avanti. Con una maggioranza risicata, può permettersi al massimo due defezioni. In caso di parità sarà il vicepresidente J.D. Vance a rompere l’equilibrio. Ma la pressione cresce in stati chiave come Alaska, Maine e West Virginia, dove le comunità rurali temono tagli devastanti. Secondo stime indipendenti, oltre 12 milioni di persone rischiano di perdere la copertura sanitaria entro il 2034.
Il voto finale non è previsto prima di questa sera. Forse nella notte. I deputati della Camera sono stati messi in preallerta, e se il Senato approva, il testo potrebbe arrivare già mercoledì. Trump pretende la firma prima del Giorno dell’Indipendenza, ma il disegno di legge che avrebbe dovuto unificare il partito sta invece mettendo a nudo tutte le sue contraddizioni. Mentre la Casa Bianca parla di “rilancio storico”, cresce il malcontento tra gli elettori conservatori, nelle campagne e tra i repubblicani stessi.
Non è più solo una sfida ai Democratici, ma una prova di forza dentro il partito. E se il “grande e bellissimo disegno di legge” finirà per spaccare la maggioranza, sarà difficile mascherarlo con i fuochi d’artificio del 4 luglio.