“Niente più fondi a chi incendia le città e poi chiede i soldi per ricostruirle.” In un post pubblicato sabato sul suo social Truth, Donald Trump ha chiesto l’approvazione immediata di un disegno di legge che colpisce duramente le organizzazioni no profit accusate di aver sostenuto le proteste contro le retate dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) a Los Angeles.
Il provvedimento, firmato dal deputato repubblicano Kevin Kiley, prevede la revoca dei finanziamenti federali e dello status di esenzione fiscale ai gruppi che, secondo il testo, abbiano avuto un ruolo nel “coordinare o agevolare disordini” durante le manifestazioni anti-ICE scoppiate a giugno nella metropoli californiana.
“La proposta di legge del deputato Kiley, ‘No Tax Dollars for Riots’, deve essere approvata subito,” ha scritto. “Dò ordine alla mia amministrazione di NON erogare ALCUN fondo a questi gruppi radicalizzati, a prescindere dall’iter legislativo. Vengono pagati per incitare rivolte, incendiare città, e poi tornano a battere cassa per ‘ricostruirle’. BASTA SOLDI!!!”
Nel mirino c’è soprattutto la Coalition for Humane Immigrant Rights (CHIRLA), un’organizzazione per i diritti degli immigrati con sede a Los Angeles, che però nega ogni addebito. “Stanno dicendo le menzogne più feroci su chi siamo e su cosa facciamo”, ha dichiarato la direttrice esecutiva Angélica Salas in un’intervista alla CBS.
Il testo completo del disegno di legge non è stato ancora diffuso ufficialmente. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Kiley, l’obiettivo è dotare lo Stato federale di strumenti per “dissuadere e punire comportamenti illegali e antidemocratici”.
“La violenza che abbiamo visto a Los Angeles rappresenta una minaccia alla sicurezza delle nostre comunità e degli agenti federali,” ha affermato il deputato in una nota. “Ostacola l’attuazione delle politiche volute da un presidente democraticamente eletto. Non possiamo permettere che ciò continui.”
Le proteste, scoppiate all’inizio del mese, erano dirette contro una nuova ondata di retate e arresti nei luoghi di lavoro e nei tribunali, un’operazione fortemente voluta dal vice capo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller. Le manifestazioni si sono svolte per lo più in modo pacifico, ma le forze dell’ordine hanno risposto con granate stordenti, proiettili di gomma e spray al peperoncino. L’amministrazione ha fatto ricorso anche al dispiegamento di migliaia di militari della Guardia Nazionale e centinaia di Marines.
La segretaria del Dipartimento per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, ha confermato che le autorità stanno indagando sui canali di finanziamento delle proteste. “L’IRS (il Fisco statunitense) ci sta aiutando a capire da dove arrivano i fondi: quali ONG, quali sindacati, quali privati stanno finanziando queste azioni violente?” ha dichiarato.
Secondo Kiley, CHIRLA avrebbe avuto un ruolo chiave nella mobilitazione delle piazze, arrivando persino a “trasmettere in tempo reale la posizione degli agenti federali”, che in alcuni casi sarebbero stati aggrediti con mattoni e molotov. Due persone sono state effettivamente incriminate per possesso di ordigni incendiari, ma al momento non esistono prove che colleghino direttamente i responsabili all’associazione.
In un intervento alla Camera, Kiley ha chiarito che il suo disegno di legge prevede sanzioni per ogni organizzazione i cui membri siano condannati per aggressione o resistenza ad agenti federali, o che abbiano promosso o favorito disordini pubblici. “Questi enti perderanno lo status di no profit e saranno escluse dai fondi pubblici per sempre,” ha dichiarato.
C’è movimento anche al Senato, dove all’inizio del mese il senatore repubblicano Josh Hawley, presidente della sottocommissione per il crimine e il controterrorismo, ha avviato un’altra indagine formale su CHIRLA, chiedendo chiarimenti sul presunto coinvolgimento nella logistica e nei finanziamenti delle proteste.
“Le proteste pacifiche sono un caposaldo della democrazia americana,” ha scritto Hawley in una lettera rivolta all’organizzazione, “ma queste manifestazioni si sono trasformate in azioni di piazza illegali.”
Il senatore ha citato documenti secondo cui CHIRLA avrebbe ricevuto 34 milioni di dollari in fondi pubblici statali e, in passato, un contratto da 450.000 dollari con il Department of Homeland Security per programmi di formazione alla cittadinanza. Il DHS ha poi interrotto il contratto, annunciando l’intenzione di trattenere 101.000 dollari non ancora versati.
“Stando a fonti attendibili,” ha scritto Hawley, “la vostra organizzazione avrebbe fornito supporto logistico e risorse finanziarie a soggetti coinvolti in questi disordini. Chi finanzia rivolte non esercita libertà di espressione: sta agevolando un crimine.”
CHIRLA, da parte sua, rivendica la propria storia e la propria missione. Salas era intervenuta il 6 giugno in una conferenza stampa a Los Angeles, nel giorno di apertura delle proteste. “La nostra comunità è sotto attacco, vive nel terrore,” aveva detto. “Si tratta di lavoratori, padri, madri. Questa repressione deve finire.”
In un comunicato successivo, Salas ha ribadito che l’organizzazione “respinge categoricamente qualsiasi accusa secondo cui il nostro lavoro, ora come nei nostri 39 anni di attività, violerebbe la legge. La nostra missione si fonda sull’advocacy non violenta, la sicurezza della comunità e i valori democratici. Non ci lasceremo intimidire per aver difeso i diritti degli immigrati, né per aver documentato l’attacco che la nostra gente subisce tramite retate illegittime, arresti incostituzionali e detenzioni arbitrarie. Tutto ciò rappresenta anche un’aggressione al Primo Emendamento.”